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La Brexit vista da Matteo Renzi in Parlamento

Oggi si è tenuto il dibattito in Parlamento sulla Brexit. Oltre all’intervento del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di cui diamo conto di seguito, sono anche intervenuti Alessandro Di Battista per il Movimento 5 Stelle (qui l’articolo) e anche rappresentanti del centrodestra (qui l’articolo)

Il popolo britannico ha parlato, noi a questo punto possiamo fare tutto salvo far finta di niente“. A quattro giorni dall’esito del referendum in Gran Bretagna, Matteo Renzi si è presentato in Parlamento per dare la sua versione dei fatti e indicare la strategia che il governo italiano intende seguire. Il presidente del Consiglio ha parlato prima al Senato e poi alla Camera, quindi il viaggio alla volta di Berlino per partecipare al summit con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande. Domani e mercoledì il premier sarà invece a Bruxelles per la riunione del Consiglio d’Europa, il primo di questa nuova Europa ridisegnata dalla Brexit.

L’EUROPA DOPO LA BREXIT

Il voto inglese pesa come un macigno sulla storia europea“, ha esordito Renzi nel suo dicorso, nel quale ha cercato anche di trovare qualche elemento di ottimismo: “Ciò che è avvenuto nel Regno Unito può anche essere un’opportunità per l’Europa se smettiamo di giocare sulla difensiva e diamo al nostro continente l’occasione di una ripartenza“. “Ex malo bonum“, ha affermato Renzi con una citazione dal latino: trarre il bene dal male, cercare di sfruttare in senso positivo quanto accaduto nel Regno Unito. La direzione da seguire il premier l’ha riassunta in poche parole al termine del suo intervento: “L’Europa deve tornare a preoccuparsi più delle questioni sociali che delle questioni burocratiche, deve essere capace di suscitare speranze e non solo di generare paure“.

L’EUROPA OLTRE LA BREXIT

Fare presto è l’imperativo che Renzi ribadirà anche nei prossimi incontri a livello internazionale. “L’Europa deve smuoversi“, ha commentato il presidente del Consiglio: “Se sta un altro anno ad aspettare, perdiamo l’appuntamento con le sfide e le priorità del nostro tempo“. Per questa ragione il premier ha auspicato che il vecchio Continente non si incarti sulle trattative da portare avanti con il Regno Unito per decretarne l’effettiva uscita dall’Unione ai sensi dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona sull’Unione Europea: “Sono dinamiche che affronteremo in sede europea. Ma l’Italia dice che tutto può fare l’Europa tranne che aprire una discussione di un anno sulle procedure dopo aver discusso un anno sulle trattative. Così si perde di vista il messaggio del referendum”.

L’ANALISI DEL VOTO BRITANNICO

Nonostante il calendario forzato, Renzi ha abbozzato anche una rapida analisi del voto inglese: ha riconosciuto la divisione in due parti dell’elettorato britannico – con i giovani più favorevoli al Remain e la parte restante della popolazione in maggioranza a sostegno del Leave – ma anche sottolineato l’inferiore partecipazione al voto da parte degli under 30. “E in democrazia chi ottiene un voto in più vince“, ha affermato il premier che poi ha anche collegato l’esito delle urne alla crisi economica ancora avvertita da vasti strati della popolazione: “Nelle aree territoriali in cui c’è più disagio del manifatturiero tradizionale, c’è stato un maggiore consenso per il Leave“. Quindi la fotografia della situazione più generale che sta vivendo il Vecchio Continente: “L’Europa è divenuta il punto di riferimento di tutti gli scontenti, forse anche al di là dei suoi stessi demeriti“.

L’ITALIA IN EUROPA

Il presidente del Consiglio ha ricordato e rivendicato le battaglie italiane a Bruxelles: “Le ragioni per le quali abbiamo criticato dall’interno le istituzioni Ue cercando di portare il nostro contributo sono rese più forti che mai dalle dinamiche voto inglese“. Tra queste Renzi ha citato in particolare il Migration Compact e la necessità di porre fortemente l’accento su crescita e investimenti. “L’Europa è casa nostra e dobbiamo ricostruirla a partire da questi temi“, ha commentato.

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