Caro direttore,
Episodio n.1: Nella scorsa legislatura, alla Camera, in una “vasca” nel transatlantico ho avuto fortuna di camminare a fianco di un leader importante – e lo dico senza ironia, perché lo stimo, nonostante le posizioni di oggi… – della sinistra italiana ed europea, che aveva voglia di parlare e mi intratteneva sulle debolezze del nostro Paese, e sull’orgoglio nazionale (non nazionalista) delle altre grandi nazioni europee, di cui facciamo difetto. Lo trafissi, e senza cattiveria, dicendogli che ero tanto d’accordo con lui da ritenere un tantino infame che il PD, mio e suo partito, si compiacesse del teatrino Merkel-Sarkozy, nella famosa conferenza stampa dei sorrisi ironici, sulla inaffidabilità di Berlusconi, perché essi ridicolizzavano non il Cavaliere, ma Les Italiens.
Episodio n.2: vacanza di Pasqua, a Marrakech, qualche anno fa. Parliamo di politica con un abitante del posto – l’argomento era la crisi politico-militare in Libia – ed egli dice, più o meno letteralmente: “l’Italia e’ una grande potenza economica, ma non una potenza politica”. Suscitando la reazione di Leonardo: i ragazzi, si sa, hanno sensibilità da vendere.
Episodi n. 3: tanti! Quante volte ho sentito capitani d’industria italiani, e grandi Imprese italiane, anche in colloqui personali, lamentarsi del fatto che il nostro Paese non avesse una politica seria di internazionalizzazione e di sostegno all’estero, al contrario di altre nazioni europee. Altrettante volte, in missioni internazionali per la Camera, mi veniva da pensare che mentre le nostre Ambasciate organizzavano Concerti e rassegne cinematografiche, altre lavorassero al supporto degli interessi economici del proprio Paese.
Lunghe premesse, e due conseguenze. La prima: l’Europa cambia, ed anche per effetto della Brexit, supera il cliché degli incontri a due Germania-Francia, e forma un tavolo a tre, con l’Italia. Bene per l’orgoglio nazionalista di mio figlio adolescente, ma nel nostro Paese di un provincialismo assoluto – detto da un nato in provincia eh!… – nessuno che dia a Renzi quel che è di Renzi! Nessuno che gliene dia merito! Ha meno spazio questa notizia delle sterili e improduttive polemiche interne al PD: molto piú importante, evidentemente, parlare dello Statuto del partito. Così come non leggo mai un commento positivo allo straordinario sforzo di accompagnamento alla imprenditoria italiana che finalmente, e grazie a Renzi, viene dal nostro Governo.
La seconda: Matteo si arrabbierà, ma io devo dirgli, per convinzione politica, prima ancora che per affetto, ed ancor meno per convenienza personale, che, in questi marosi, non si lega il destino, proprio e dell’Italia, all’esito di un referendum (per quanto io sia convinto che lo vinceremo). La borsa crolla, l’economia é in difficoltà, l’Europa, ed il nostro futuro, sono a rischio. Il peso e l’autorevolezza di Renzi ai tavoli in cui si decide nel mondo, hanno valore ben diverso a seconda che egli sia ritenuto leader in bilico, o leader autorevolmente interlocutore fino al 2018.
Prof. Ing. Salvatore Margiotta
Senatore
Componente Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni
Commissione bicamerale di Vigilanza RAI
Twitter: @s_margiotta