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Ecco come il M5S è diventata una forza tranquilla di governo. Parla la pentastellata Marta Grande

Marta Grande

Il movimento sta cambiando, si sta radicando e si sta anche istituzionalizzando. Daremo risposte concrete a tutti coloro che ci hanno accusato di protestare e basta, dimostreremo che siamo in grado di costruire, di programmare e di governare in base alle nostre idee, ai nostri principi e ai nostri valori“. Il 19 giugno 2016 rimarrà un giorno speciale nella storia del M5S, il giorno della svolta e della consacrazione dopo la sorpresa delle elezioni politiche del 2013. Ne è convinta la deputata classe 1987 Marta Grande – uno dei punti di riferimento dei pentastellati nel Lazio – che non a caso commenta subito: “Sono ancora più soddisfatta perchè nella mia regione abbiamo vinto in tutti e cinque i comuni in cui eravamo al ballottaggio“. Oltre alla Capitale, anche Nettuno, Marino, Genzano e Anguillara Sabazia.

Onorevole, siete sempre meno una forza antisistema?

Premetto che si tratta di un’espressione che non amo particolarmente. Ritengo comunque che il movimento continui ad essere caratterizzato da alcuni elementi di discontinuità delle origini, tali da differenziarci nettamente rispetto agli altri partiti.

A suo modo di vedere è vero – come dicono in molti – che nel M5S sia in corso una svolta “moderata”?

Moderata non saprei. Penso che neppure in passato il M5S fosse così estremista come veniva descritto. Abbiamo idee che possono sembrare in un certo qual modo rivoluzionarie ma il nostro è il buon senso dei cittadini che entrano nelle istituzioni. L’amministrazione richiede che vi sia una certa pacatezza dei toni mentre noi che siamo all’opposizione in Parlamento possiamo sottolineare anche con forza ciò su cui non concordiamo. Quando si amministra, l’atteggiamento cambia perché si ha l’effettiva possibilità di incidere.

Quindi non c’è contraddizione tra la classe dirigente che il movimento esprime in Parlamento e quella che si è affermata soprattutto in questa tornata di amministrative?

Non credo ci sia una forte differenza. Bisogna poi tenere conto che i parlamentari cinquestelle ormai sono entrati alla Camera o al Senato da tre anni abbondanti. Il bagaglio di esperienza che stiamo accumulando sta facendo crescere tutto il movimento.

Teme che il movimento 5 stelle possa non essere all’altezza di queste difficili sfide a Roma e Torino?

Sono assolutamente convinta che si riuscirà a fare bene, anche e soprattutto a Roma che è stata lasciata in uno stato di totale abbandono. Il decoro urbano o i trasporti sono così indietro che riusciremo a migliorare le cose. Per riuscirci basta la volontà politica: noi ce l’abbiamo mentre ai partiti in tutto questo tempo è completamente mancata.

Che svolta rappresentano per il M5S le figure di Virginia Raggi e Chiara Appendino?

Virginia e Chiara sono due figure molto rassicuranti e nello specifico anche due donne, particolare non irrilevante per il quale sono molto contenta. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ci hanno sempre dato una mano. Purtroppo Gianroberto non ha potuto vedere i frutti del suo lavoro ma aveva un occhio di riguardo soprattutto per Roma perché sapeva quanto fosse importante questa sfida per il movimento.

Lei ha definito Raggi e Appendino rassicuranti. La scelta di questi due profili è stata pianificata a tavolino?

Le scelte non sono state fatte a tavolino ma hanno funzionato. Virginia e Chiara hanno convinto i cittadini che esisteva realmente la possibilità di un’alternativa. Sono due persone di buona volontà, serie, capaci. E di questo oggettivamente c’era bisogno tanto a Roma quanto a Torino.

Perché in altre importanti città – come Milano e Napoli – il movimento ha avuto più difficoltà?

Ogni città è storia a sé ovviamente. A Napoli c’era Luigi De Magistris a favore del quale c’è stato un vero plebiscito da parte dei cittadini. Evidentemente ha lavorato in una maniera che ha convinto i suoi elettori, altrimenti non si spiegherebbero numeri così ampi. A Milano – un contesto cittadino che conosco un po’ meno – possiamo dire comunque che il risultato non è stato dei peggiori.

Teme che dopo questa vittoria possa aumentare il tasso di litigiosità all’interno del movimento?

Ci sono alcuni fenomeni che sono inevitabili nei gruppi, soprattutto quelli più grandi. Noi però siamo diversi dai partiti tradizionali perché ci approcciamo alla politica in modo differente. Non abbiamo all’interno correnti storiche che sono in Parlamento da venti o trent’anni. Siamo partiti tutti insieme, abbiamo una grande libertà come deputati nella proposta e nel lavoro che svolgiamo.

Queste elezioni vi hanno visto vincere con un ruolo molto defilato da parte di Beppe Grillo. Che cosa vuol dire questo per il movimento?

Il movimento ormai va con le sue gambe, questa è la grande eredità di Casaleggio di cui dobbiamo essere grati anche a Grillo. Il M5S ha iniziato a convincere per quello che fa concretamente. Nelle città in cui ci sono rappresentanti dei cinquestelle si percepisce nitidamente la differenza rispetto ai vecchi partiti. In Parlamento, nelle regioni e nei comuni molti funzionari ci confermano che la nostra attività è fortemente innovativa: non abbiamo logiche di partito, non abbiamo persone da difendere o da attaccare per forza. Cerchiamo di prendere le decisioni per come vediamo concretamente le varie situazioni. Questa a mio modo di vedere è la nostra vera cifra distintiva per la quale gli elettori ci stanno premiando.

Un’ultima domanda: sarà Luigi Di Maio il candidato premier del movimento alle prossime politiche?

Credo che una scelta del genere andrà discussa in una futura assemblea. Non penso ci sia un leader già designato, sono convinta che il movimento sia aperto ancora a molti spazi. Inevitabilmente, dovremo ampliare e migliorare ancora la nostra organizzazione. Può darsi che sia Di Maio o che sia qualcun altro. Ancora non abbiamo individuato un candidato premier.



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