Leggo i commenti di persone di “sinistra” all’annuncio che Benigni vota sì. Sono veramente una prova esemplare: dell’imbarbarimento, della visione tribale, della povertà di spirito, della deformazione olistica, di setta che molti continuano ad avere di se stessi, della cultura, della politica. Benigni è passato da icona a venduto, accaparratore, opportunista, attaccato ai soldi, nel giro di poche ore. Per avere espresso un’opinione su un tema civile. Loro, nel terzo millennio, continuano a concepire la politica con le categorie dell’amico-nemico, dell’appartenenza ideologica, della comunità chiusa, autocontemplante, religiosa.
Comico se non fosse tragico. Ma Benigni mediti! Lui ha alimentato questo spirito di setta. Lo ha solleticato, vezzeggiato. Ci ha giocato con l’intolleranza di sinistra. Ha lisciato il pelo al moralismo supponente di sinistra. Ha inzulfato la faziosità, l’idea proprietaria della cultura tipica di una certa sinistra, il manicheismo, lo spirito di inquisizione, la tesi che i valori fossero solo a sinistra. Ha praticato l’ambiguo precetto dell’egemonia. Ha distribuito sentenze e liquidato avversari con insultante pretesa tribunalizia.
Lui, con molti suoi colleghi, non ha mai chiuso la sede del Minculpop. Ora, come avveniva in epoca staliniana (come avviene in ogni regime o setta) c’e’ il contrappasso: Benigni è lapidato. E tutte le demolizioni morali che per anni lui ha rivolto agli avversari, oggi sono rivolte a lui. Tipical, direbbe un inglese. Se lo doveva aspettare. Per quelli come lui vale l’immarcescibile monito di Pietro Nenni ai comunisti: “Attento a fare il puro. C’è sempre uno più puro che ti epura”. Che in Italia ci sia ancora qualche stalinista che deve apprendere la lezione e’ raccapricciante. Siamo nel terzo millennio.