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Cosa ha scoperto I-Com sull’economia dell’Emilia Romagna

Una regione in buona salute, nonostante le tante difficoltà nelle quali ancora si dibatte l’Italia. E’ un quadro positivo quello che emerge dal rapporto dell’Istituto per la Competitività (I-Com) sulla situazione economica dell’Emilia Romagna: nel 2015 la crescita è stata del 1,2% – superiore alla media italiana che si è attestata sullo 0,8% – mentre per quest’anno si prevede un ulteriore accelerazione pari all’1,5%.

L’APPUNTAMENTO

Lo studio – dal titolo “Il sistema economico emiliano-romagnolo e i rapporti tra le amministrazioni del territorio e le imprese” (qui il link alla versione integrale del rapporto) e curato dal presidente di I-Com Stefano da Empoli e dal direttore dell’Area Istituzioni del think tank Gianluca Sgueo è stato presentato lunedì scorso, 25 luglio, a Bologna nella sede della regione. All’appuntamento sono intervenuti, tra gli altri, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Bologna Virginio Merola, la senatrice di Forza Italia Anna Maria Bernini, il sindaco di Imola e presidente di Anci Emilia Romagna Daniele Manca e il sindaco di Forlì Davide Drei. Presenti anche imprenditori, manager, professori universitari e rappresentanti della società civile.

L’OSSERVATORIO ORTI

L’evento, realizzato in collaborazione con BASF e Terna, è la terza ed ultima tappa locale dell’Osservatorio ORTI, l’incubatore itinerante di relazioni virtuose fra imprese e territori, sviluppato da I-Com in partnership con Public Affairs Advisors, società di consulenza strategica specializzata nello sviluppo di progetti di accettabilità sociale e di corporate social responsibility. Prima di Bologna l’Osservatorio ORTI dell’Istituto per la Competitività aveva fatto toccato Puglia e Toscana mentre l’appuntamento conclusivo è in programma a Roma il prossimo 12 ottobre.

IL MANIFATTURIERO

In Emilia Romagna sono 374 mila le imprese attive, 85 ogni mille abitanti, che la rendono terza nella classifica delle regioni italiane per densità di impresa”, ha spiegato da Empoli. La parte del leone la fa il settore manifatturiero che in questa regione ha saputo resistere alla crisi in modo più significativo rispetto al resto d’Italia. Con una quota del 22,7% sul totale del valore aggiunto, l’Emilia Romagna è la seconda regione manifatturiera d’Italia dopo il Veneto (la media nazionale è il 15,3%), ben al di sopra di quel 20% fissato dall’Europa che rimane un miraggio quasi per tutti. “Un risultato” ha commentato da Empoli “che deve leggersi in buona misura come una testimonianza della capacità d’innovazione del sistema nella sua interezza”.

I DISTRETTI INDUSTRIALI

Buona, poi, la presenza distrettuale nella regione: 17 distretti tradizionali (12% del totale nazionale), ai quali si aggiunge quello agricolo dell’ortofrutta romagnola. I distretti regionali stanno poi facendo registrare risultati positivi sui mercati internazionali: il 2015 ha chiuso con un aumento dell’export dell’1,5%. Particolarmente trainanti sono il polo ICT di Bologna e Modena e quello biomedicale di Mirandola. Il mondo delle start-up, con un totale di imprese registrate pari a 680 (il 12% di quelle presenti in Italia), è cresciuto in modo significativo dopo il 2012, con tassi di ingresso decisamente superiori rispetto a quelli di mortalità.

LE TELECOMUNICAZIONI

Anche nel settore TLC l’Emilia Romagna è posizionata meglio rispetto ad altre regioni italiane. La copertura in banda ultra-larga è superiore di qualche punto percentuale rispetto al dato nazionale e i tempi medi per ottenere i permessi dagli enti preposti sono più contenuti della media italiana: da questo punto di vista occorrono 35 giorni in meno, 101 invece di 136.

IL RAPPORTO TRA IMPRESE E PA

Sul fronte dei rapporti tra le imprese e le pubbliche amministrazioni, il rapporto sottolinea come la regione sia stata la prima ad aver approvato una normativa sulla partecipazione e a essersi dotata di un portale di accesso agli Open Data. Tra i risultati meno brillanti che l’Emilia Romagna fa registrare, c’è, invece, il fenomeno dei ritardi di pagamento della PA. Secondo l’ultimo aggiornamento del ministero dell’Economia e delle Finanze, gli enti pubblici emiliano-romagnoli impiegano 62 giorni in più del previsto per saldare i propri debiti. Inoltre, allo stato attuale il 68% delle fatture a loro carico non è stato ancora pagato: una percentuale superiore alla media nazionale.



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