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Cosa succede al Porto di Napoli tra Delrio e De Luca?

Vincenzo De Luca

Tre anni e mezzo di commissariamento; 150 milioni di fondi europei restituiti perché non utilizzati; circa il 20% di occupati in meno dal 2008; operatori storici come Messina che hanno scelto altri scali; giganti come i cinesi di Cosco che si sono tirati fuori dalla società di gestione del terminal; un generalizzato declino che ben si misura negli appena 485mila teu movimentati nel 2014.

Il Porto di Napoli, la prima industria del capoluogo partenopeo, conosce uno dei momenti più bui della sua storia secolare. E, per guardare al futuro con fiducia, non può bastare il boom del crocerismo, con oltre 1,2 milioni di passeggeri movimentati nel 2015 (+7,7% rispetto all’anno precedente) che rendono lo scalo campano il terzo in Italia in questo segmento, dopo Civitavecchia e Venezia.

La forza di un porto, però, si misura sui “contenitori” e, guardando alle poche gru attive sulle banchine, sembrano davvero lontani i tempi in cui il golfo incorniciato dal Castel dell’Ovo era pieno di navi che attendevano in “rada” che si liberasse qualche approdo in un porto super affollato.

DELRIO, DE LUCA E DE MAGISTRIS

In questo contesto diventa determinante la tanto attesa nomina del nuovo presidente dell’Autorità Portuale che, con l’entrata in vigore della riforma dei porti del Ministro Graziano Delrio, sarà a capo non solo del terminal partenopeo, ma dell’intero sistema regionale e quindi anche del porto di Salerno, circostanza che ha creato non poche polemiche negli ultimi mesi.

Il Ministro Delrio, in una recente visita a Napoli, ha dichiarato che entro l’estate sarà scelto il nuovo presidente. Tramontata definitivamente l’ipotesi dell’onorevole Villari, e quindi l’idea di una guida strettamente politica, oggi la sfida per la presidenza sembra essere ristretta a due nomi, entrambi noti e autorevoli: Andrea Annunziata, che ha guidato per anni con successo – dicono molti addetti ai lavori – il Porto di Salerno, e Ennio Cascetta, professore universitario, già assessore regionale con Bassolino e protagonista del grande sviluppo della rete metropolitana nel capoluogo partenopeo e di recente chiamato da Delrio a dirigere la struttura di missione del Ministero delle Infrastrutture.
La sfida è aperta e per molti si tratta di un vero e proprio braccio di ferro fra il presidente regionale Vincenzo De Luca, al fianco del salernitano Annunziata, e il Ministro Delrio, che preferirebbe Cascetta, anche considerando che il nuovo presidente dovrà gestire, con successo, la partita dei fondi comunitari.

I rapporti fra ministro e presidente regionale non sempre sono sembrati idilliaci negli ultimi mesi e non sarà facile trovare una sintesi. La nuova legge sulla portualità fa pendere comunque decisamente verso il dicastero Porta Pia l’onere della scelta, mentre fino ad ora ha fatto sentire poco la propria voce il terzo protagonista politico della vicenda, Luigi De Magistris. Per ora il sindaco, impegnato a definire gli equilibri della nuova Giunta, sul porto non si è espresso con decisione. Eppure la sua posizione può essere determinante nella scelta del nuovo presidente. E chissà che alla fine fra Annunziata e Cascetta a spuntala non sia un terzo nome, magari un profilo più giovane e con storie politiche meno ingombranti.

UNA GRANDE AZIENDA SENZA AD

«Quanto durerebbe sul mercato un’azienda priva di AD?» La domanda provocatoria è di Nicola Coccia, past president e attuale consigliere per le finanze di Confitarma, oltre che a capo del Polo dello Shipping, una delle realtà che insieme a grandi gruppi internazionali quali Grimaldi e MSC rende l’armamento partenopeo il primo in Italia e fra i più importanti al mondo, con circa 5mila addetti attivi nel distretto che si affaccia sul Porto.

«Il Porto di Napoli – prosegue Coccia – è una grande azienda priva da anni di una guida e quindi incapace di programmare, di fare scelte, di sviluppare strategie di medio e lungo termine, di interloquire con autorevolezza con armatori e imprenditori. Per questo ci si ritrova in condizioni paradossali come quella dei fondi restituiti all’Europa, nonostante i progetti ci siano e le urgenze siano chiare a tutti. Il terminal ha bisogno di importanti interventi per essere competitivo, a partire dal dragaggio dei fondali che consentirebbe di accogliere le supernavi di ultima generazione, aspetto fondamentale per essere competitivi a livello internazionale».

FONDI UE E PROGETTI RIMASTI SULLA CARTA

Nonostante i disastri gestionali degli ultimi anni, allo scalo partenopeo è stata offerta una nuova chance di sviluppo con i fondi del Grande Progetto del Porto di Napoli, che sono stati confermati nella nuova programmazione 2014-2020 e vincolati dalla UE proprio all’esecuzione degli interventi nel terminal partenopeo.
Il dragaggio dei fondali è un aspetto fondamentale, ma non il solo. E’ necessario sviluppare l’area retroportuale, migliorare e rendere più efficienti i collegamenti intermodali con la rete ferroviaria e gli interporti. Da anni, inoltre, si discute di una nuova strutturazione del terminal petrolifero e l’area di San Giovanni, con la riconversione dell’area delle raffinerie che sembra un bis di quanto accade – o meglio non accade – a Bagnoli. Alcune banchine andrebbero rifatte e allungate e bisognerebbe intervenire anche nell’area della Marinella, quella dedicata alla cantieristica.

«Il Porto di Napoli ha tutte le carte in regola per tornare a essere uno dei terminal principali del Mediterraneo». Si mostra fiducioso Andrea Garolla, presidente nazionale dei Giovani Armatori e attivo nel terminal partenopeo con la società di famiglia Sarda Bunkers, giunta alla quinta generazione di attività. «Abbiamo strutture, competenze e imprenditori pronti a investire, ma negli ultimi anni troppo spesso è mancata unità di intenti nelle scelte strategiche. Le responsabilità non riguardano solo la politica, ma tutti gli attori in campo e mai come in questo caso è importante che tutti tornino a fare la propria parte. E’ fondamentale ripensare il porto come una grande impresa e agire di conseguenza».

IL PORTO AL CENTRO DELLA CITTÀ

Gli interventi al Porto, oltre che per migliorare l’operatività del terminal, sono decisivi anche in chiave urbanistica, a partire dai lavori nella centralissima Piazza Municipio che, con l’integrazione dell’area portuale della Stazione Marittima, diventerà la più lunga d’Italia e certamente fra le più belle.
Il progetto prevede una pedonalizzazione anche dell’area del distretto armatoriale, che sarà così integrata come Maritime District. Sarebbe utile, inoltre, avviare l’elettrificazione delle banchine di quest’area del porto, proprio quella dove attraccano le navi da crociera che, stazionando anche per giorni con migliaia di persone a bordo, inevitabilmente contribuiscono in maniera incisiva all’inquinamento del centro della città.
In attesa del nuovo presidente e dell’avvio del grande progetto del Porto, ritornano le parole del comandante Lauro, che a Napoli fu grande armatore, oltre che Sindaco. “Il mare – disse – qualche volta ci ha dato benessere e qualche volta si è ripreso tutto. Vedrai, sarà di nuovo nostro amico…”.



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