Dai trentotto consiglieri eletti nel 2008 quando Gianni Alemanno trionfò a sorpresa contro Francesco Rutelli ai dieci delle ultime amministrative. E’ un autentico terremoto quello che nel giro di otto anni si è abbattuto sul centrodestra a Roma e non solo. Certo ai tempi della vittoria dell’ex ministro dell’Agricoltura i seggi in Assemblea Capitolina erano 60 e non 48 come ora, e poi di acqua sotto i ponti in tutto questo tempo ne è passata parecchia: la deludente esperienza di governo del Campidoglio, la sconfitta contro Ignazio Marino, il tramonto politico di Silvio Berlusconi, l’inchiesta Mafia Capitale e, in ultimo, la disgregazione delle scorse elezioni con l’infinito balletto sulle candidature e le alleanze.
I “SOPRAVVISSUTI” DEL CENTRODESTRA ROMANO
Così sparuta questa pattuglia – soprattutto se paragonata ai fasti del passato – da spingere molti giornalisti romani a parlare dei dieci eletti come di sopravvissuti. Il partito uscito meglio dal voto di giugno è Fratelli d’Italia che ha eletto sei consiglieri, grazie soprattutto alla performance della candidata sindaco Giorgia Meloni arrivata terza ma a pochi punti dall’esponente Pd Roberto Giachetti. Oltre a Meloni, sono entrati in Campidoglio l’ex assessore di Alemanno Fabrizio Ghera, Andrea De Priamo, Francesco Figliomeni, Maurizio Politi e, con la lista civica, la nipote del Duce Rachele Mussolini. Altri tre sono stati eletti con la lista di Alfio Marchini: l’imprenditore romano, il consigliere Alessandro Onorato e Ignazio Cozzoli dei Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto. Solo un eletto, invece, per Forza Italia a dimostrazione delle difficoltà del centrodestra di oggi: si tratta di Davide Bordoni.
L’OPPOSIZIONE A RAGGI
Numeri che evidenziano come l’attuale centrodestra romano sia ormai sempre più a trazione Meloni. Non a caso, d’altronde, al ruolo di vicepresidente dell’Assemblea Capitolina spettante all’opposizione è stato chiamato un esponente di Fratelli d’Italia come De Priamo. L’altro incarico da vicepresidente, di prassi appannaggio della maggioranza, è stato, invece, assegnato al grillino Enrico Stefàno, mentre presidente dell’aula è stato eletto il pentastellato Marcello De Vito, il consigliere più votato alle ultime elezioni romane.
LE PRIME BEGHE IN CONSIGLIO
Solo dieci consiglieri di centrodestra e neppure così uniti pare di capire, almeno a giudicare dalle prime beghe. Il fittiano Cozzoli – eletto con Marchini – non ha fatto in tempo ad entrare in consiglio comunale che ha già deciso di abbandonare la lista con il cuore per entrare nel gruppo misto. Una scelta, la sua, figlia delle incomprensioni che a Roma hanno caratterizzato la corsa a sindaco di Marchini.
IL MEA CULPA DI CIOCCHETTI
“Ho sbagliato a portare la mia comunità politica a sostenere la candidatura a sindaco di Alfio Marchini“, ha ammesso con Roma Today l’ex deputato Udc ed ex assessore regionale all’Urbanistica Luciano Ciocchetti, che di Cozzoli è il referente politico. “Ho sbagliato la valutazione della persona, a fidarmi di quello che diceva su come avrebbe portato avanti la campagna elettorale“, si è sfogato ancora, prima di incoronare di fatto Meloni: “Dovevamo sostenere lei, l’unica politica popolare che poteva contrastare l’ascesa pericolosa del movimento 5 stelle. Purtroppo l’ho capito tardi e questi errori si pagano“. “Se avessimo fatto le primarie” – ha aggiunto poi a Formiche.net – “avrebbe vinto Meloni che, numeri alla mano, sarebbe certamente arrivata al ballottaggio con Virginia Raggi al posto di Giachetti“. E proprio le primarie – da svolgersi sia a livello locale, sia a livello nazionale – saranno la proposta principale che Ciocchetti porterà alla prossima assemblea dei Conservatori e Riformisti in programma il 19 luglio, per parlare dei risultati di Roma ma anche del futuro del centrodestra italiano.
LA REPLICA DI ONORATO
Parole dure, le sue, alle quali ha replicato in modo lapidario a Formiche.net Alessandro Onorato. Il capolista di Marchini alle ultime elezioni – alle quali, con 5.200 preferenze ottenute, è risultato il terzo consigliere più votato ma in una lista che non è arrivata neppure al 5% – ha commentato seccamente: “Il vero errore di Marchini? Far unire al suo progetto per Roma esponenti politici come Ciocchetti che hanno tolto alla sua candidatura quel carattere di freschezza che invece aveva“.
IL RISULTATO DI MARCHINI
Marchini è arrivato quarto alle ultime elezioni: nel complesso ha ottenuto il 10,9%, frutto in particolare del 4,7% ottenuto dalla sua lista e del 4,2% preso invece da Forza Italia. La compagine Roma Popolare di Beatrice Lorenzin – che sosteneva anch’essa l’imprenditore – si è invece fermata a poco più dell’1%. Alle elezioni amministrative del 2013 – in cui vinse Marino – Marchini si posizionò allo stesso modo quarto: dal punto di vista numerico il suo risultato fu leggermente peggiore – ottenne infatti il 9,4% dei consensi – ma senza avere alleati politici e con un risultato di lista migliore pari al 7,4%.
E LA LEGA?
E la Lega? Praticamente non pervenuta nella capitale. Nonostante gli sforzi di Matteo Salvini – che nelle settimane precedenti il voto ha fatto campagna elettorale attiva nella città eterna – il Carroccio si è fermato a un risicato 2,7%. Risultato: nessun consigliere eletto, neppure l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, la carta principale che Salvini si era giocato per cercare di racimolare un po’ di voti. Lo sfondamento a Roma, dunque, non è riuscito al segretario leghista, con probabili ripercussioni anche sulle sue aspirazioni di leadership a livello nazionale. Un passo falso al quale da Milano guarda più che interessato Stefano Parisi.