Mentre tre aerei F35 dell’Aeronautica italiana sono già negli Stati Uniti per l’addestramento dei piloti e mentre il programma di acquisizione del caccia di ultima generazione prosegue pur con qualche polemica sotto la cenere, si comincia a discutere dell’uso che se ne può e se ne dovrebbe fare in prospettiva, con scenari solo all’apparenza futuristici. Purché, però, nei prossimi anni l’intero sistema della Difesa italiana continui ad aggiornarsi raggiungendo la migliore integrazione interforze. La Fondazione Icsa e il Cesma, Centro studi militari aeronautici, hanno realizzato un volumetto sull’F35 negli scenari asimmetrici, scritto dal professore Gregory Alegi e dal generale Leonardo Tricarico. Le guerre tradizionali sono ormai materia da libri di storia mentre i conflitti attuali seguono criteri appunto asimmetrici.
COSA SOSTIENE IL RAPPORTO ICSA-CESMA
“Oggi le forse aerotattiche sono inadatte a confrontarsi in questi scenari: dopo i primi giorni in cui vengono colpiti gli obiettivi prefissati, il potere aereo va in stallo e non è in grado di supportare le operazioni sul terreno”, ha detto Tricarico. La sintesi più comprensibile per descrivere l’F35, che è pur sempre il più moderno aereo da guerra, è quella di computer volante o di “un insieme di sensori al quale hanno messo le ali”, come ha detto Alegi. Nel volume viene spiegato che, “oltre a ridurre i costi operativi e garantire una maggiore precisione, l’F35 raccoglie e condivide informazioni e dati in una misura prima impossibile”, una capacità tecnica che offrirà più opzioni al decisore politico. Vengono descritti quattro scenari diversi: la Libia 2011, con ciò che sarebbe stato possibile se fosse stato disponibile il Joint Strike Fighter, e tre ipotesi del futuro fino al 2026, con tutti gli sviluppi tecnici e digitali ipotizzabili.
LA LIBIA, I CONFRONTI E I RISPARMI
Le operazioni aeree compiute in Libia cinque anni fa sono costate 150 milioni di euro considerando i Tornado dell’Aeronautica, gli Av8B della Marina, i Predator, lo spostamento di uomini e mezzi da varie basi a quella di Trapani eccetera. Un eventuale uso dell’F35 avrebbe portato a un risparmio dei due terzi (100 milioni in meno) perché il Jsf, per esempio, sarebbe potuto partire dalla base di Amendola o da altre basi evitando trasferimenti, eliminando l’uso dell’incrociatore Garibaldi e riducendo l’uso di sistemi di intelligence e radar. L’acquisizione e lo scambio di informazioni con le truppe a terra o con gli alleati farebbe svolgere all’F35 un ruolo di “guerra” decisivo senza sparare un colpo. Certo, immaginare simili scenari senza vittime è impossibile, ma non c’è dubbio che una maggiore integrazione e collaborazione farebbe ottenere più risultati anche con l’individuazione migliore degli obiettivi militari riducendo di molto i “danni collaterali”.
LE INCOGNITE E LE POTENZIALITA’
Il problema principale sta nella necessità che le altre Forze armate abbiano i mezzi per adeguarsi e dunque costituire un insieme efficace. Lo scenario di una guerra del 2026 ipotizzato prevede che i programmi Forza Nec e Soldato futuro dell’Esercito siano operativi e che l’introduzione degli F35-B nella Marina abbiano comportato una connessione completa della flotta in rete. Il “computer F35”, infatti, va considerato come uno dei nodi di un sistema di trasmissioni digitali. Banalmente, l’acquisizione di informazioni da Jsf su una situazione di conflitto sul terreno potrebbe essere comunicata in tempo reale a forze speciali in quel momento ancora su un aereo da trasporto truppe e che, al momento dello sbarco, avrebbero le informazioni più aggiornate e non ferme all’ultimo briefing di alcune ore prima.
IL LIBRO BIANCO E LO SCENARIO
Resta sullo sfondo la valutazione definitiva che spetta alla politica. In futuro l’Italia, che vuole concentrarsi sull’area euromediterranea come viene spiegato nel Libro bianco sulla Difesa, potrebbe avere un ruolo determinante essendo l’unico membro Ue e una delle due nazioni Nato nel Mediterraneo ad avere l’F35. Comprendere le potenzialità politiche significa comprendere quelle tecniche del Jsf e potenziare gli investimenti anche negli altri settori militari. Come dice Tricarico, “stiamo comprando qualcosa, sfruttiamolo al meglio”.