Nella sfida economica globale possono la Puglia ed il Mezzogiorno risultare competitivi? A ben guardare, e senza omettere tutte le difficoltà strutturali con le quali dobbiamo fare i conti, una speranza c’è ed è rappresentata dal circolo virtuoso fra grandi imprese e pmi e fra la ricerca ed il trasferimento tecnologico.
In questo particolarissimo gioco ad incastro, l’università ha l’opportunità di giocare un ruolo fondamentale non solo di driver dell’innovazione ma anche di soggetto che può favorire l’incontro fra istituzioni e soggetti privati. L’ateneo barese, grazie all’iniziativa del Rettore Uricchio (nella foto) e di una nuova generazione di docenti, non vuole perdere l’occasione ed anzi si propone anche a livello nazionale quale aggregatore ed acceleratore di iniziative che nascendo nell’ambito accademico sono capaci di traguardare sul mercato con impatti positivi sull’occupazione ed il Pil.
Se ne è discusso ieri nel capoluogo pugliese, nella prestigiosa aula magna dell’università, cogliendo una convergenza non formale fra il governo nazionale e regionale, rappresentati dal sottosegretario al Miur Angela D’Onghia e dall’assessore allo sviluppo economico Loredana Capone, e fra accademia e mondo dell’impresa e della finanza, grazie alle testimonianze di Renato Del Grosso del colosso farmaceutico AbbVie e di Antonio Falcone, amministratore delegato di Principia sgr (uno dei più importanti fondi di venture capital operante in Italia).
E’ emerso un ecosistema straordinariamente favorevole alla contaminazione e alla fertilizzazione di una cultura capace di guardare alla ricerca come matrice della crescita. In questo contesto, il comparto dell’health care, delle biotecnologie e del food tech appare come la frontiera più evoluta sulla quale concentrare gli sforzi pubblici e privati. Lo spin off universitario BioForDrug, raccontato ieri dal professor Colabufo, è esemplare di questa capacità di attraversare accademia e impresa fino ad un possibile sbocco commerciale di largo consumo. I semi del futuro, insomma, ci sono: vanno solo coltivati.
Pur con una bilancia commerciale in deficit e con un indice complessivo di ricerca e sviluppo segnato da scarsi investimenti (solo lo 0,9% del Pil), la Puglia presenta molti punti di forza, che la rendono una delle aree più dinamiche del Mezzogiorno e dell’intero Paese per l’elevata presenza di poli industriali distrettuali, all’avanguardia nelle infrastrutture energetiche, nei progetti smart city a livello nazionale e nel settore aeronautico/aerospaziale riconosciuto tra i poli tecnologici italiani con performance migliore.
Lo scenario economico che si è determinato dopo Brexit e con la riacutizzazione della crisi bancaria (soprattutto in Italia) richiede ora scelte coraggiose, concrete ed urgenti che aiutino il Paese e il Mezzogiorno a crescere e non arretrare. La sfida potrà essere vinta solo attraverso una collaborazione creativa tra istituzioni, mondo della ricerca e imprese. Da Bari è venuto uno stimolo importante che, anche grazie alla determinazione dell’Università e di grandi imprese come AbbVie, può indicare il paradigma del futuro.