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Caro Renzi, attento alle riformette populiste

Matteo Renzi

Temo il peggio. Da parte di Renzi, intendo. E lo dico. Uno può modificare il percorso della Tav, per carità. Occorre essere razionali: qualunque opera è sempre perfezionabile. E, se sei intelligente, la spieghi così. E dimostri che lo fai perché è una soluzione tecnicamente migliore e meno costosa. E allora anche un Sì Tav (per ragioni tecniche ed economiche) come me, ti applaude. Siamo umani. E razionali.

Ma se mi dici (Delrio) che lo fai per rendere il percorso della Tav più compatibile ambientalmente. E lo dici a una settimana dalla perdita di Torino, ti becchi gli sberleffi di Di Maio. Che ha ragione. Che vuoi dire, ministro Delrio? Che il tracciato di prima non era ambientalmente compatibile? Che i No Tav avevano ragione? Perché ce lo dite ora? Dopo anni e anni di rissa su quel percorso?

Ora mi è più chiara la demente affermazione che il Corsera attibuiva, qualche giorno fa, al “quartier generale renziano”: “Prenderemo provvedimenti ad hoc per parlare agli elettori grillini”. Cioè (tradotto) “cambieremo l’agenda di governo e faremo cose che servono a parlare agli elettori grillini”. Insomma: useremo il governo per la campagna elettorale. Mi indigno. Ora comincio a credere che Renzi possa davvero pianificare a tavolino mosse populiste (o riforme “populiste” come scrive, con un ossimoro obbrobrioso, un giornalista inconsulto su La Stampa di oggi) per riprendersi i voti dei Cinque Stelle.

Non li prenderà così. Perderà quelli dei moderati (che servono a vincere) e dei riformisti, tra cui il mio. E precipiterà. Ha un’altra strada: tenere duro. Non cambiare una virgola del suo progetto. Non inseguire i populisti. Non mettersi la maschera di Corbyn o di Tsipras pensando che così cattura i voti populisti. Gli elettori sono stanchi del teatrino politico. E anche di chi usa il governo, la spesa pubblica, le tasse per farsi campagna elettorale. Rinsavisci Renzi e non deluderci.


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