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Perché il progetto liberalpopolare di Stefano Parisi merita attenzione

Bianca Berlinguer e Stefano Parisi

Le recenti interviste di Stefano Parisi, come quella a Formiche.net, meritano grande attenzione. Sfatiamo subito il mito della guerra di successione. Il tema non è all’ordine del giorno. E non solo per la presenza di Silvio Berlusconi. Le guerre dinastiche sono giustificate quando il regno gode di ottima salute. Ma nel caso del Centro destra, l’obiettivo principale é quello di ricostituire un esercito in grado di poter partecipare, da protagonista, alla vita politica italiana.

Le ultime elezioni, esclusi alcuni casi, hanno dimostrato che questa forza non é più in lizza. Può resistere, grazie all’abnegazione dei suoi militanti e del suo gruppo dirigente: ma difficilmente può avere speranza di successo contro il PD e i Pentastellati. Ed ecco allora la ricetta proposta da Parisi. Ripartire dai fondamentali, sulla base dei quali costruire una proposta politica che abbia un solido retroterra culturale e che quindi sappia offrire un ancoraggio forte ad un esercito, al momento, disperso e non più motivato.

La parola d’ordine è quella di un liberismo popolare, dove la novità sta appunto in quell’aggettivo. Dovrà essere il “popolo” e non il mercato, la finanza o l’impresa il dominus vero di quella politica. Mentre quelle istituzioni andranno, comunque, difese in quanto sono gli strumenti più efficaci per raggiungere un obiettivo che le sovrasta. Sempre che qualcuno non abbia la forza di dimostrare il contrario. Siamo, quindi, di fronte ad un piccolo capovolgimento, che problematizza notevolmente le vecchie posizioni liberiste. Tutte centrate sulla presunzione, per altro più volte smentite dalla storia, del “laissez faire lassez passer”.

Se non è così meccanico il rapporto tra l’interesse individuale e quello collettivo, la politica può ritrovare un suo spazio effettivo. Grazie all’uso di strumenti diversi, compreso un rinnovato interventismo statale. Ovviamente rimodellato su basi diverse. La cultura liberale si libera quindi dei propri dogmi, per aprirsi alla ricerca degli strumenti più opportuni per realizzare la sua missione nel nome e nell’interesse del popolo. Il suo approdo più immediato è una rinnovata esigenza di conoscenza, che faccia leva sul pragmatismo e l’empirismo. Indispensabile per il dominio e l’uso intelligente di tutti i meccanismi sociali ed istituzionali che consentono il perseguimento di un simile obiettivo.

Ed ecco allora la ricaduta immediata in termini di organizzazione politica. Tutto ciò richiede una forza capace di cavalcare, nel grande spartito della società, temi diversi. La cui complessità appare evidente. Si comincerà a Milano. Un buon inizio.

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