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Perché servono misure eccezionali contro i trafficanti di uomini

Marina Militare

Di fronte alle ecatombi, soprattutto donne e bambine, di migranti è possibile invocare se non la pena di morte, almeno l’ergastolo, per quegli ignobili trafficanti di carne umana? Non solo per gli organizzatori ma per gli stessi scafisti, senza i quali questi drammatici viaggi della speranza diventano impossibili. Una misura necessaria seppure non sufficiente.

Le pene previste dal nostro ordinamento sono anche severe, ma il più delle volte inefficaci. Gli scafisti sono individuati ed anche arrestati, ma quando si arriva al processo è un’altra cosa. In quella sede, le testimonianze necessarie, in genere, sono già venute meno. In parte a causa del fatto che i migranti trasportati, nel frattempo, si sono dileguati. In parte perché coloro che possono essere rintracciati temono ritorsioni per loro e le proprie famiglie, da parte della rete criminale. Preferiscono pertanto la reticenza, alla conferma delle denuncia rilasciate, a caldo, nei porti di arrivo.

Dati recenti non ci sono. Quelli relativi agli anni passati sono tuttavia sconfortanti. Secondo il Consiglio d’Europa, nel 2010, contro 1072 individui sospettati solo 271 sono stati indagati. Negli anni successivi le cose sono state meno drammatiche a causa del minor flusso di immigrati. Nel 2012 su 774 sospettati ne sono indagati 228. L’anno successivo su 484, 215. La morale è tuttavia disarmante: nel 2010 solo 14 condanne definitive.

Nel disperato tentativo di combattere il fenomeno, il Parlamento ha emanato nuove norme. Il decreto legge n. 7 del 2015 promette il rilascio del permesso di soggiorno a favore di coloro che contribuiranno alla punizione dei rei. Furba blandizia, ma scarsamente efficace. Come dimostra il caso di quel tunisino, riconosciuto colpevole. Condannato a due anni di reclusione. Subito liberato ed espulso, per ritornare a fare il suo sporco mestiere.

Situazione grottesca, che diventa drammatica nel momento in cui, a seguito della chiusura delle frontiere, l’Italia rischia di divenire l’unica calamita per il flusso di un’immigrazione permanente ed incontrollabile. Ad una situazione eccezionale devono corrispondere misure eccezionali rivolte, in tutti i modi possibili, per arginare un fenomeno, altrimenti, devastante. Ed allora non resta che sospendere per un crimine così odioso quelle garanzie costituzioni, che sono poste a difesa della democrazia e non del crimine organizzato. Come farlo è compito dei giuristi e della Corte costituzionale, evocando quello “stato d’emergenza”, che la nostra Carta fondamentale, per motivi di carattere storico, ha sempre trattato con una cautela eccessiva.

L’importante è l’effettività della pena. Anche contro le normali garanzie del processo penale, che in questi casi dovrebbero essere sospese. Misura rischiosa? Indubbiamente. Ma quel rischio può essere comunque contenuto con opportuni accorgimenti. E poi qual è l’alternativa? La rabbia montante di strati crescenti di cittadini? Non è forse questo il pericolo maggiore?

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