Il sito specializzato in questioni militari War is Boring pubblica alcune immagini satellitari che testimonierebbero la presenza di hangar mobili francesi in uno spazio isolato dell’aeroporto di Assab, in Eritrea, e altri dispiegamenti. Se confermato significherebbe che Parigi ha aumentato il proprio impegno nella guerra in Yemen al fianco della coalizione arabo-sunnita guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli Houthi, sciiti e con collegamenti con l’Iran: il risultato, dopo svariati mesi di guerra è che Riad e alleati non sono riusciti a scalfire di troppo i ribelli, che anzi il mese scorso hanno annunciato la costituzione di un Consiglio supremo per governare il territorio controllato (decisione che aveva portato l’inviato speciale dell’Onu, Ismail Ould Cheikh Ahmed, alla decisione di sospendere i colloqui di pace); lo stallo è tale che già a novembre scorso il Washington Post ha definito il conflitto “un Vietnam saudita”.
LE CONTROVERSIE ETICHE (UMANITARIE)
Non bastasse che questo eventuale coinvolgimento francese non è stato mai dichiarato pubblicamente, ad alzare le polemiche contro le mosse clandestine del governo c’è il fatto che i soldati Saudi-led in Yemen stanno compiendo operazioni molto controverse, che o per incuria o per deliberata crudeltà spesso colpiscono civili inermi. L’altra settimana sia il New York Times che il Guardian hanno accusato con editoriali del board redazionale i propri governi di essere complici della crisi umanitaria procurata dal conflitto yemenita, perché forniscono armi a sauditi e alleati. Ora la Francia, secondo WiB potrebbe addirittura avere dei soldati sul posto, alzando ancora di più l’asticella del coinvolgimento (nota: anche sauditi e inglesi lavorano in un’operation room che si trova nel Golfo, forse a Riad, da dove forniscono informazioni di intelligence sugli obiettivi che i caccia soprattutto sauditi vanno a colpire, spesso sbagliando bersaglio); Medici Senza Frontiere ha annunciato che ritirerà il suo staff dal paese, dopo che un proprio ospedale è stato nuovamente colpito pochi giorni fa, azione formalmente condannata da tutte le diplomazie internazionali, compresa quella francese, visto che le coordinate degli ospedali Msf sono note a tutte le parti in guerra.
ASSAB, LO SCALO DI SMISTAMENTO DEL CONFLITTO
Le immagini pubblicate dal sito fondato dal giornalista David Axe provengono da una fonte open source: sono riprese di Google Earth, dunque quasi incontestabili. Gli hangar mobili inquadrati sono quelli tipici di altri dispiegamenti francesi, e si trovano su una zona di nuovo ampliamento dell’aeroporto eritreo; c’è un altro precedente recente, per esempio, a Benina, vicino Bengasi, in Libia, dove le forze speciali e le unità dell’intelligence militare inviate da Parigi a sostegno del generale cirenaico Khalifa Haftar, si erano acquartierate in modo simile in un compound recintato all’interno di una base aerea. Prima della morte di tre membri dei team francesi, non era mai ufficializzato il dispiegamento, così come è noto che i mezzi francesi avevano iniziato a spostarsi per il Sahel molto prima del lancio ufficiale dell’operazione Serval: dunque non ci sarebbe da stupirsi se ci fosse già una non dichiarata presenza francese diretta anche nel conflitto yemenita. Già ad aprile un’altra rivista specializzata, Jane’s, aveva segnalato le immagini satellitare dell’arrivo di carichi di armi al porto di Assab (lo scalo marittimo sarebbe in ampliamento per mano degli Emirati Arabi, coinvolti in prima linea al fianco dei sauditi, e alleati della Francia). Dal porto le armi verrebbero poi imbarcate su cargo sauditi ed emirati che decollano dalla pista aerea che si trova a pochi chilometri di distanza con destinazione Yemen: almeno due aerei da trasporto C130 e C17 verniciati di grigio e un elicottero Chinook non marchiato si trovavano sulla pista eritrea e poi sono stati rintracciati in quella yemenita di Marib. Gruppi di carri armati francesi della Leclerc, veicoli BMP-3 da fanteria costruiti in Russia e semoventi G6 sudafricani parcheggiati in formazione ad Assab fanno parte del pacchetto di foto riprese dal sito specializzato: tutti mezzi che gli osservatori del conflitto hanno ripreso in battaglia in Yemen.
GLI HANGAR FRANCESI E LE MOSSE DI HOLLANDE
Il fatto che la città eritrea sia uno scalo di smistamento per le forze arabe che combattono gli Houthi è ormai appurato, meno chiaro è il ruolo degli hangar francesi. Parigi ha annunciato già nell’aprile del 2015 il sostegno alla coalizione sunnita, durante l’incontro dell’allora ministro degli Esteri Laurent Fabius con il suo omologo saudita e ha stretto la collaborazione con il Consiglio dei Paesi del Golfo (acronimo inglese: Gcc) dal mese successivo con un vertice bilaterale tra rappresentanti, a cui partecipò anche François Hollande (“La Francia è determinata a rimanere forte, credibile e affidabile come alleato e come partner. Siamo fedeli ai nostri amici e ai nostri impegni. La Francia non esita a fare la cosa giusta, anche se si tratta di un’azione militare”, disse). L’interesse francese è strategico ed economico allo stesso tempo: dando sostegno nel conflitto yemenita Parigi può aumentare la propria penetrazione in Medio Oriente e magari trovare l’occasione per vendere qualche altro giocattolo bellico da pagare con i petrodollari del Golfo. Altro segno del rafforzamento dei rapporti: nel marzo del 2016 la Francia consegnò la Legion d’Onore al principe ereditario Mohammed bin Sayef, conferitagli pochi giorni dopo che il ministro degli Interni saudita aveva reso esecutive 70 condanne a morte. Il sito del Partito socialista francese, al governo, vanta di aver incrementato il commercio di armi dai 4,8 miliardi del 2012 ai 16,9 del 2015, “Le Record!” il commento (per non dimenticare di essere socialisti spiegano che l’operazione di successo dà una mano a “5000 aziende, e quindi 400.000 posti di lavoro, tra cui 165.000 posti di lavoro diretti”; invece per andare oltre alla firma dell’Arms Trade Treaty che impedisce la vendita in situazioni in cui si potrebbero creare violazioni della pace e azioni fuori dal diritto umanitario, una relazione del parlamento che dice che la Francia sta seguendo il commercio nel modo corretto). “Come abbiamo fatto?” chiede l’infografica pubblicata dal Ps tra le varie “Fiche de la reussite“, le carte del successo di Hollande: la risposta è semplice, allargando il sostegno a, e le relazioni con, buoni clienti come Arabia Saudita, Egitto, Qatar (e anche India e Australia). In una delle tre visite scambiate con l’Arabia Saudita fatte solo nel 2015, il 12 e 13 ottobre, i funzionari del governo francese guidati dal primo ministro Manuel Valls sono tornati a casa con 10 miliardi di contratti per forniture militari. Altro termine di interesse per Parigi: si dice da tempo che la battaglia tra ribelli e sauditi filo-governativi sta lasciando spazi ai gruppi islamisti, primo fra tutti al Qaeda (ma anche lo Stato islamico). La filiale qaedista yemenita, Aqap, è una delle più temute perché ha l’incarico di compiere attentati all’estero: i fratelli Cherif e Said Kouachi, che hanno attaccato la redazione di Charlie Hebdo a Parigi, avevano trascorso un periodo di addestramento militare e indottrinamento in un campo in Yemen.