La verità è la prima vittima delle guerre, lo diceva Eschilo. Ma ogni civiltà ha la sua verità, o meglio il suo “mito della verità”, per dirla con Nietzsche.
Quindi, come si applica il nostro concetto non empirista di vero e di falso alla guerra attuale in Siria, che è sostanzialmente lo scontro per la prossima egemonia in Medio Oriente?
Dobbiamo studiare quindi, soprattutto, i social media, che hanno caratteristiche utilissime per la verità e il suo contemporaneo “nascondimento”.
La comunicazione di massa, prima, era condizionata da un asse alto-basso, da chi gestiva e elaborava i media, nei confronti di chi fruiva passivamente di giornali, tv, radio, cinema.
Oggi, per aumentare e rendere invisibile il “nascondimento” che va di pari passo con il “disvelamento”, la verità, il condizionamento è un peer-to-peer, in cui le fonti e i media si sovrappongono e si confrontano su un piano orizzontale.
E qui vale la notazione filologica che la parola greca che significa “verità” è aletheia, (ἀλήθεια) che significa “dischiudimento”, “disvelamento”, ovvero il passaggio dall’essere nascosto all’essere evidente e visibile.
Quali sono comunque i canali attraverso i quali si opera, in attività di IO, Information Operations, in ambito di social media? E, in particolare, come ciò si applica alla guerra attuale in Siria?
Che è, lo ricordiamo, la guerra per l’egemonia prossima ventura in tutto il Medio Oriente, e quindi nel Mediterraneo.
In linea di massima, la prima tattica è quella della diminuzione, del rilievo dei fatti e delle persone che li hanno messi in atto, azione che attiva una rete di diffamazioni e negazioni nel web.
Una ulteriore modalità di diminutio è quella della riduzione della grandezza, ovvero della rilevanza degli eventi.
Il tutto attiva, anche nelle altre procedure di manipolazione dei media, l’effetto tipico della rete, quello di dimostrare la “verità” di contro alle analisi dei vecchi media, che sono tutti, in qualche modo, nell’ambito dell’attuale senso comune, “servi del potere” visibile.
Inoltre, la Rete ha un “effetto massa” potentissimo: se un sito o una informazione si riverbera sul web, genera un richiamo a raggiera che intimorisce i pochi contrari e, comunque, è infinitamente superiore all’effetto di qualsiasi old media.
Ma, dagli Assiri ad oggi, il vero potere è sempre invisibile, esattamente come gli operatori e manipolatori della Rete.
E’ quindi essa, nella guerra contemporanea, il vero agente delle IO, Information Operations, alla quale ormai si rifanno, con fatica, gli operatori della comunicazione ufficiale.
Poi, nella nostra categorizzazione, ci sono i messaggi finalizzati ad influenzare i comportamenti e le opinioni.
Come notava Wittgenstein, “le parole sono azioni”.
Ci sono, in questo settore, i siti dalle fonti identificative nascoste, quelli con una falsa origine ideologica, le “storie”, magari vere, ma che divengono epitomi (ovvero compendi, riassunti) di scelte politiche e strategiche che hanno poco a che fare con la storia privata oggetto della narrazione.
Si pensi qui a quanto ha contato, nell’opinione pubblica Usa, la foto del volto di una bellissima ragazza afghana, per rendere psicologicamente possibile l’intervento di Washington in quel Paese.
In ogni caso oggi si adoperano, per i siti di social media, le stesse vecchie tecniche pubblicitarie del marketing manipolativo.
Ovvero, nell’ordine, l’esagerazione delle qualità, gli argomenti fallaci, infine gli appelli emozionali.
Chiunque, se va in supermarket, può scoprire esempi per ogni suddetta categoria.
Recentemente, un quotidiano britannico ha reso noto un sistema che permette ad un operatore di manipolare simultaneamente almeno una decina di social network di buona credibilità, mentre altri servizi usano sistemi di filtraggio per far arrivare ai principali media della rete messaggi adatti a formare la pubblica opinione da essi desiderata.
Il peer-to-peer dei social media si rivela allora per quello che è, un “velamento” della verità.
Non bisogna poi dimenticare l’informazione vera e propria, che è somministrata soprattutto dai siti ufficiali, che però operano spesso con tecniche di deception, inganno, tipiche della vecchia tecnica di intelligence delle grey operations, quelle in cui si mescola credibilmente il vero con il falso.
La prevenzione delle notizie indesiderate, nei sistemi operanti nel web, si mette in atto tramite il DDOS, (distributed denial of service) o tramite l’hackeraggio, oppure si possono rallentare i dati sulla rete web, per non parlare poi del blocco alla distribuzione di certi contenuti sui social media, una tecnica che gli esperti Usa definiscono Viral Peace.
(Prima parte)