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Un paio di ideuzze sulle anomalie di alcuni magistrati

Caro Direttore,

Gossip e fotografie di Dagospia, e di diverse testate nazionali, sulla questione della Procura di Trani che indaga sul disastro ferroviario, mi inducono a brevi riflessioni. Pillole, direi.

Due premesse: 1) a giudicare da quel che leggo, la pm è donna intelligente, che ha il diritto di essere bella e di divertirsi; 2) non scriverò di mie vicende personali, o familiari. È ancora presto. Accadrà.

Tanto premesso, a me, che vivo soprattutto a Roma da dieci anni, ma ho i piedi saldamente affondati nella città in cui sono nato, Potenza, capoluogo di regione del sud, piccola provincia, colpisce moltissimo questa vicenda, perché ne potrei raccontare, o testimoniare, mille altre. Imparzialità, obiettività, serenità di giudizio: il minimo che si possa e si debba chiedere alla magistratura. A quella giudicante ancor più di quella inquirente.

È possibile quindi che un giudice, di primo grado, o, peggio, di appello, eserciti le proprie funzioni nella piccola città in cui è nato, o nei dintorni (Bari e Trani, ad esempio. O Potenza e Matera…)? E giudichi gli adolescenti con cui si è picchiato, quelli con cui ha litigato sul campetto di calcio, i suoi competitori al liceo o all’Università, i suoi rivali in amore, o semplicemente coloro dei quali invidia il successo?

O magari il condomino moroso, o quello insopportabile che non lo fa dormire la notte perché rumoroso? Solo per fare riferimento a questioni virtuose, e non a legami di tipo affaristico, o di lobby in senso negativo del termine, di cui non voglio parlare, che pure inevitabilmente, in una città di provincia, si creano, tra avvocati e magistrati, e tra loro e gli imputati. È presto per parlarne. Accadrà.

Non ho soluzioni: so però che i carabinieri non lavorano mai dove sono nati. So anche, di prima mano, che poliziotti, e non solo loro, ma tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, subiscono colloqui psico-attitudinali prima dell’assunzione (peraltro andrebbero fatti periodicamente, cosa che non accade). I magistrati, no: a loro basta – e non è poco – avere superato i quiz ed aver fatto bene i compiti scritti. Basta questo, per avere tra le mani la vita di una persona. Magari, del ragazzetto che al liceo era più bravo di lui, o di quello che si è sposato con l’oggetto dei suoi desideri.

Pillole, dicevo. Che purtroppo nessuno assumerà…

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