L’idea è in campo da anni, i vantaggi sono evidenti per tutti e il terremoto di Amatrice ha riaperto il dibattito sulla possibilità di introdurre un’assicurazione obbligatoria contro le catastrofi naturali. Formiche.net ha già analizzato il tema, ma resta da capire come mai lo strumento resta fermo al palo. “I benefici di un’equilibrata gestione assicurativa dei rischi non sono ancora un dato acquisito nella cultura di massa italiana e, anzi, c’è un’arretratezza che non si riesce a superare per responsabilità del settore sia pubblico che privato”, dice a Formiche.net Carlo Coletta, Country manager in Italia di Swiss Re, la seconda compagnia riassicuratrice più grande al mondo.
PAGARE TUTTI, PAGARE MENO
“L’assicurazione obbligatoria è la strada più veloce per raggiungere il maggior numero di assicurati – spiega Coletta – e più alto è il numero degli assicurati, migliore è la distribuzione del rischio, più basso è il premio da pagare”. Insomma, pagare tutti per pagare meno, con le forme di incentivo che potrebbero aiutare a diffondere lo strumento, spiega il manager di Swiss Re: “Per esempio eliminando o riducendo drasticamente l’imposta del 22,25 per cento che grava sulle polizze contro le catastrofi naturali. Tra l’altro, vista la scarsa diffusione di queste coperture, l’impatto sul gettito sarebbe pressoché nullo. Prima di tutto, però, serve un’efficace campagna informativa, perché se l’assicurazione continua ad essere percepita come un costo, gli incentivi incidono sino ad un certo punto”.
SEMPRE MEGLIO DI UNA TASSA
Coletta, poi, sottolinea perché un’assicurazione, a conti fatti, è meglio di una tassa, anche per i conti pubblici. “Il sistema attuale – dice – prevede un intervento dello Stato ex post, che vuol dire imprevedibilità della spesa, lentezza e incompletezza dell’intervento pubblico. Solo il terremoto dell’Emilia è costato alla collettività circa 13 miliardi di Euro. Come potrebbe affrontare il nostro Paese un evento catastrofale da 50 miliardi, che per i nostri modelli Swiss Re non è un’ipotesi remota?”. Per Coletta, uno scenario con potenziale effetto domino perché “ci sarebbe un impatto devastante sul nostro problematico debito pubblico, un prelevamento di fondi da altri capitoli di spesa e un probabile aumento delle imposte, conseguenze negative sulle imprese e sulla produzione ed anche un effetto sul rating del paese.
L’assicurazione – rileva il manager – consente invece una gestione ex ante del rischio, con una parte cospicua del costo che può essere trasferita all’industria assicurativa, con una spesa relativamente modesta. La certezza e la velocità di indennizzo da parte delle imprese assicuratrici è poi incomparabilmente più elevata, come dimostra l’esperienza dell’Emilia. L’intera società diventa più resiliente e lo Stato può concentrare i suoi sforzi su finanziamento, imposizione e stimolo della prevenzione”.
LE STRADE DA PERCORRERE
Su Formiche.net abbiamo riportato alcuni esempi esteri. Ma per Coletta “non esiste un sistema ideale, perché ogni territorio ha esigenze particolari e l’Italia è il Paese più esposto in Europa alle catastrofi naturali. Tuttavia, una riflessione sulle esperienze virtuose di Canada e Gran Bretagna nelle alluvioni o Turchia e Nuova Zelanda per i terremoti sarebbe fonte di ispirazione”. A chi sostiene che l’assicurazione obbligatoria sarebbe un freno per gli interventi di riqualificazione, il manager di SwissRe spiega che “mentre, da una parte, l’assicurazione garantisce mezzi finanziari che altrimenti non sarebbero a disposizione, dall’altra serve la prevenzione. Non si può eliminare il rischio, ma ridurlo significativamente per salvare prima di tutto le vite umane. E poi per pagare meno la copertura assicurativa. Le due cose devono essere combinate in un serio programma di risk management nazionale”.
COSA FARE SUBITO
“Comunque – sottolinea Coletta – un programma di prevenzione richiederà anni per essere attuato e, nel frattempo, senza assicurazione le famiglie italiane continueranno ad essere esposte ai rischi”. In ogni caso, i premi potrebbero non essere uguali per tutti e per Coletta “si possono creare zone geografiche diverse in funzione dell’incidenza del rischio, anche se la priorità è il principio mutualistico. In genere, con una penetrazione massima delle coperture assicurative, si parla per le abitazioni private di premi annuali in media intorno al centinaio di euro”. E c’è anche l’ipotesi di inserire nella prossima legge di Stabilità l’obbligatorietà della polizza anticatastrofale. “Una scelta politica – conclude Coletta – ma insieme al tema della prevenzione sollevato a seguito del tragico terremoto dell’Italia centrale, sarebbe tempo di affrontare finalmente il tema del modello più generale di gestione dei rischi catastrofali che il Paese vuole adottare”.