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Cosa cambia con il nuovo Codice dell’amministrazione digitale

Il nuovo Codice dell’amministrazione digitale è finalmente realtà e, dopo l’approvazione di fine agosto del decreto legislativo da parte del Governo, questa settimana il nuovo testo è entrato in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale segnando, si spera, la definitiva trasformazione della Pa in versione “punto zero”.
L’attesa per il testo che riscrive il codice del 2005 è stata lunga, segnata anche da un iter complesso che ha previsto le approvazioni di Consiglio di Stato e Garante della Privacy, ma oggi il ministro Marianna Madia e il premier Matteo Renzi possono rivendicare il risultato raggiunto e bloccare le polemiche sempre vive sullo sviluppo con il “freno a mano tirato” del programma dell’Agenda digitale governativa.
Al di là degli aspetti politici, il nuovo Codice è una buona notizia – secondo gli addetti ai lavori – soprattutto per imprese e cittadini, costretti a confrontarsi ogni giorno con una Pubblica Amministrazione che in questi anni ha mostrato un “vestito online” troppo spesso sgualcito e rammendato: il nuovo Codice imprime una forte accelerazione alla piena digitalizzazione della Pa, intervenendo su identità digitale, documenti informatici, pagamenti online e processo telematico.

COSA CAMBIERA’

Sono queste le principali novità contenute nel Cad 2.0 che nei prossimi anni dovrebbero consentire di trasferire per intero in ambiente digitale il nostro rapporto con la Pubblica Amministrazione, utilizzando un’unica identità digitale rispetto ai molteplici profili di adesso. Tutti gli iscritti all’anagrafe nazionale della popolazione residente potranno accedere, infatti, ai servizi pubblici con un’utenza e una password uniche e potranno avere un proprio domicilio digitale – ad esempio la pec – per scambiare comunicazioni e documenti per via informatica con la Pa.
Da oggi poi, tutte le realtà della Pubblica amministrazione sono obbligate ad accettare i pagamenti elettronici, in casi di importi non elevati anche attraverso il credito telefonico, mentre il nuovo Cad segna il definitivo passaggio al digitale per ciò che riguarda la realizzazione, lo scambio e la conservazione di documenti pubblici.
Per la prima volta, infatti, nella nostra normativa viene introdotta la definizione di documento informatico e da oggi l’atto sottoscritto con firma elettronica avanzata, qualificata o digitale può essere utilizzato ai fini probatori come previsto dall’articolo 2702 del codice civile. Per legge, inoltre, le amministrazioni sono tenute a conservare i documenti informatici, obbligo che invece decade per imprese e cittadini, che ora potranno accedere agli atti degli archivi informatici con una semplice richiesta.

I CARATTERI DELLA RIFORMA

Se il nuovo Codice rappresenterà realmente lo strumento capace di accelerare in via definitiva la digitalizzazione della nostra Pa lo si potrà vedere nei prossimi mesi, se non anni e anche i “ritorni” politici di questa riforma non saranno immediati. Un successo, però, il Ministro Madia può rivendicarlo da subito: il nuovo Codice ha rappresentato certamente una novità per il coinvolgimento – questa volta davvero concreto e incisivo – di diversi stakeholder esterni alla politica nel processo di costruzione e definizione della legge. In particolare i rappresentanti delle professioni giuridiche, a partire da avvocati e notai, sono infatti stati ascoltati nel “parto” del rivoluzionato CAD.
“Il nuovo Cad – spiega il notaio Michele Nastri, consigliere del Cnn e presidente di Notartel, la società informatica del Notariato che alcuni mesi fa ha presentato il software iStrumentum che consente di realizzare e sottoscrivere un atto notarile completamente digitale – rappresenta un tassello fondamentale per la digitalizzazione della Pa, fornendo principi e indicazioni di metodi e modalità per trasformare i processi e disciplinare i rapporti tra cittadino e Pa”.
“Sono molto soddisfatto – prosegue Nastri – del metodo del ministero improntato all’ascolto delle istanze degli operatori. Molto importanti sono le novità intervenute in tema di domicilio digitale, sulle modalità di colloquio e di presentazione di istanze tramite Spid e sul valore probatorio del documento informatico. Il giudizio nel complesso è positivo. Non posso però – conclude – non evidenziare che alcune espressioni in particolare sulla “firma autografa acquisita digitalmente e allegata agli atti” richiedono ulteriori sforzi interpretativi per non dar luogo ad incertezze che potrebbero ingenerare prassi applicative non corrette. In questo senso il notariato porterà il suo contributo, per continuare a garantire anche sul piano digitale i necessari strumenti di tutela e garanzia che sono fondamentali nell’equilibrio del nostro ordinamento”.

LA GIUSTIZIA ON LINE

Il nuovo Codice rappresenta un punto di svolta anche nell’amministrazione della giustizia, in quanto tutte le norme previste dal Cad si applicano al processo civile, penale, amministrativo, contabile e tributario. Gli avvocati, come i notai, sono stati tra l’altro molto attivi nell’elaborare proposte recepite dal nuovo codice.
“Il nuovo codice rappresenta certamente un’auspicata spinta alla rivoluzione digitale di cui l’intero sistema Paese ha necessità, soprattutto per dare impulso allo sviluppo economico”. Ha un giudizio positivo sul Cad Gianmaria Bonanno, avvocato che da anni si occupa di giustizia digitale e tiene corsi sul processo telematico. «Per quanto riguarda più specificamente gli aspetti che interessano l’universo giustizia, il nuovo Codice rappresenta un fondamentale passo in avanti soprattutto per l’armonizzazione delle norme e delle definizioni normative nei vari ambiti processuali, aspetti di cui “vive” la nostra professione. Il Cad è un nuovo importante tassello nel processo di costruzione del complesso sistema della giustizia digitale”.



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