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Perché la mossa di M5S sulla legge elettorale è un bluff a 5 stelle

Beppe Grillo

Il modello è quello del “democratellum”. Ovvero il sistema elettorale approvato dal popolo del web nel giugno 2014. Ecco dunque che il Movimento 5 Stelle lo ritira fuori e lo trasforma in una mozione parlamentare presentata a Montecitorio in vista del voto di mercoledì sulla mozione contro l’Italicum presentata da Sinistra Italiana.

Di che si tratta? Nel testo grillino si parla di un sistema proporzionale con collegi medio-piccoli, senza premio di maggioranza ma con le preferenze. “L’Italicum va cancellato tout court perché è una legge che non sta in piedi. Il principio che deve guidare il nuovo sistema di voto è quello della rappresentanza: tutte le istanze sociali e politiche presenti nel Paese devono essere rappresentate in Parlamento”, spiega il deputato Andrea Cecconi, che lunedì ha presentato la mozione pentastellata in Aula durante la discussione generale.

Questa mossa spiazza un po’, perché se c’è un partito o movimento che sarebbe favorito dall’Italicum è proprio l’M5S che, se si votasse oggi, avrebbe reali possibilità di vincere le elezioni grazie al premio alla lista e al divieto di formare coalizioni, come sottolinea da tempo ad esempio l’esperto di sistemi e flussi elettorali Roberto D’Alimonte. E infatti finora i grillini sul tema legge elettorale erano rimasti defilati. “Questa mossa non significa nulla, il loro è un bluff. Gli serve per marcare il territorio e mostrare ai propri elettori di essere contro l’Italicum. Ma la loro è un’opposizione finta, tanto sanno benissimo che un ritorno al proporzionale è impossibile”, sottolinea Giuseppe Lauricella, deputato del Pd, l’autore del famoso emendamento che nel marzo 2014 stava affossando proprio l’attuale legge elettorale (chiedeva che l’Italicum entrasse in vigore dopo l’approvazione della riforma costituzionale, cosa che la Consulta con il rinvio di ieri ha in qualche modo rilanciato).

L’opinione di Lauricella in Transatlantico è condivisa da molti. I grillini ufficialmente non confermano, ma anche dai loro ambienti trapela che in fin dei conti la battaglia sull’Italicum potrebbe essere di facciata: “Noi portiamo avanti la nostra posizione, perché non possiamo permetterci di stare fuori dalla partita sulla legge elettorale. Dopodiché quello è uno scontro tutto interno alla maggioranza e al Pd in particolare. Lasciamo che si scannino tra di loro, specialmente dopo il rinvio della decisione della Consulta, un regalo enorme al governo”, dice un senatore pentastellato sotto la garanzia dell’anonimato.

Insomma, quello dei grillini sembra più un gioco di posizione, con l’obbiettivo di marcare il territorio e non lasciare scoperto un tema fondamentale nel dibattito politico di queste settimane e di quelle che verranno. Perché, continua il senatore grillino, “è chiaro che ora l’Italicum entra gioco forza nella consultazione referendaria: il voto sulle riforme sarà anche un voto sul sistema elettorale e se vince il Sì c’è da scommettere che il governo chiuderà la porta a qualsiasi modifica”.

Un Italicum invariato, d’altronde, avvantaggerebbe parecchio l’M5S. E infatti l’unico punto che fin qui Matteo Renzi si è detto disponibile a modificare è proprio quello di un premio alla lista e un ritorno alle coalizioni. Mossa che taglierebbe fuori l’M5S da qualsiasi aspirazione di vittoria.

Nel frattempo mercoledì la maggioranza sembra dirigersi verso la presentazione di una mozione comune, che manifesterà la disponibilità a cambiare la legge elettorale, ma senza scendere nel dettaglio, in modo da lasciarsi aperte tutte le soluzioni. A fronte di questo, Alleanza popolare ritirerà la sua mozione, mentre quelle di Sel e Movimento 5 Stelle verranno bocciate. Ma di fronte al prevedibile esito negativo sulla mozione anti-Italicum, la battaglia grillina contro la legge elettorale continuerà, per tutti i motivi spiegati prima, ma anche perché opporsi all’Italicum porta voti. E, a fronte del caso Raggi, il Movimento in questo momento ha bisogno di aggrapparsi a qualsiasi cosa che non gli faccia perdere ulteriori consensi.


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