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Vi racconto il caos a 5 stelle di Roma con la giunta di Virginia Raggi

Virginia Raggi

Dopo l’ennesimo no del neo-sindaco di Roma Virginia Raggi a un progetto che riguarda la Capitale – la candidatura alle Olimpiadi 2024 – le ambiguità dell’amministrazione M5S che paralizzano la città sono davvero alle stelle. Vediamo punto per punto che cosa finora è stato o non è stato fatto dalla giunta penstellata.

GIUNTA PARALIZZATA

Delle 34 delibere approvate finora dalla nuova Giunta romana, 21 sono relative a nomine. L’ultima assemblea Capitolina si è riunita il 20 settembre, a venti giorni esatti di distanza dalla precedente seduta. Nel frattempo si sono dimessi l’assessore al Bilancio, il Capo di Gabinetto ed i vertici di ATAC e AMA. La poltrona del Bilancio resta vacante, l’ATAC attende il trasferimento di 18 milioni di euro per la manutenzione, annunciati il 12 agosto ma ratificati in Assemblea Capitolina solo il 20 settembre. Intanto, come molti a Roma sanno, le corse degli autobus sono state diminuite per mancanza di mezzi.

C’è di più, ci spiega Svetlana Celli, capogruppo capitolino della Lista Civica #RomaTornaRoma: “500 funzionari sono senza incarico, perché i bandi interni sono scaduti il 31 luglio e il comune non vi ha messo mano. Di recente 70 dirigenti hanno scritto al sindaco Raggi per denunciare lo stallo delle attività dovuto alla mancanza di direttive”.

Nei Municipi la paralisi è perfino più evidente: “I servizi sociali sono al palo: tra l’inerzia delle giunte municipali pentastellate, le carenze nella pianta organica degli assistenti sociali ed il mancato utilizzo delle risorse già stanziate, i servizi rischiano seri depotenziamenti o addirittura la sospensione”, denuncia la Celli. E non si è cominciato ancora a lavorare sulle gare d’appalto per la realizzazione di interventi finanziati in deroga al patto di stabilità interno, che devono essere indette entro il 20 novembre, pena la decadenza.

CHE COSA E’ SUCCESSO SULLE OLIMPIADI   

Le Olimpiadi non sono presenti nel programma di Virginia Raggi, né nelle sue linee programmatiche. Tuttavia, in campagna elettorale la Raggi ha affermato che avrebbe svolto un referendum tra i romani, se i romani lo avessero chiesto. Poi ha dichiarato che il 70% dei romani è contrario alle Olimpiadi a Roma, ma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi non condivide questi numeri, di cui non è chiara la fonte: un sondaggio dell’associazione dei consumatori rivela anzi che “I cittadini della capitale sono in maggioranza favorevoli ai giochi olimpici a Roma (l’85%), purché si svolgano nella legalità e per far crescere la città. Sulle Olimpiadi di Roma 2024 si rischia il solito pasticcio all’italiana che arrecherà un danno di immagine senza precedenti al nostro paese”, ha detto Rienzi.

“Il no alla candidatura sembra più che altro un modo per uscire dall’angolo in cui i 5Stelle erano finiti a causa della vicenda Muraro”, secondo la Celli. “Eppure Luigi Di Maio ha affermato che, in caso di vittoria della Raggi, i Giochi si potevano fare perché il M5S aveva la forza di prevenire la corruzione”.

I CONTI IN TASCA A ROMA

La Raggi ha però sostenuto che la Capitale paga ancora il debito per le Olimpiadi del 1960, ben 2 miliardi di euro. “Non sappiamo come il sindaco sia giunto a questo calcolo”, dice la Celli. “Silvia Scozzese, commissario per il debito di Roma, in una email indirizzata al Presidente del CONI Giovanni Malagò, ha precisato che i debiti relativi ai Giochi del 1960 ammontano a poche centinaia di migliaia di euro, relativi ad espropri per alcune case del villaggio olimpico”.

I Giochi del ’60, invece, hanno lasciato altre eredità, molto più positive. Hanno permesso per esempio la realizzazione di Via del Muro Torto e Corso Italia, che ancora utilizziamo. E se si tenessero le Olimpiadi a Roma nel 2024 arriverebbero 5,5 miliardi di investimenti, di cui 2,1 sarebbero messi dal Governo e i restanti sarebbero coperti dal CIO e da fondi privati. Questi soldi non solo permetterebbero il recupero o il completamento di alcune strutture, in primis la Città dello Sport di Calatrava, ma alla città resterebbero le infrastrutture necessarie a collegare il villaggio olimpico di Tor Vergata al resto della città, arricchendo di collegamenti un quadrante, quello est, che ne è povero. Infine, ci sarebbero ricadute su Pil, indotto, posti di lavoro, immagine.

Per la Celli, che è vicepresidente della Commissione Capitolina Sport, si tratta di un’occasione persa anche per lo sport a Roma. “Le Olimpiadi suscitano emozioni, gli atleti azzurri sono una grande fonte di ispirazione per i ragazzi. Li spingono a continuare e aiutano a prevenire il drop-out. Un bambino o un adolescente che oggi si allena, tra 8 anni potrebbe avere l’opportunità di gareggiare nel proprio Paese. Perché privarlo dell’opportunità? Le Olimpiadi contribuiscono ad aumentare la diffusione della pratica sportiva consapevole. Le nazioni che vincono più medaglie (USA, UK, Cina) sono quelle in cui lo sport è istituzionalizzato”.

Qualcuno ha scritto che il ritiro della candidatura romana favorisce quella di Milano ai Giochi del 2028, ma la Celli non è d’accordo: “Anzi, il ritiro della candidata italiana potrebbe addirittura danneggiare Milano, precludendo la corsa ai Giochi del 2028. Se ne riparlerebbe, forse, nel 2032! Viene da chiedersi se per i prossimi 5 anni il Comune non indirà più bandi pubblici per evitare la corruzione”.

DECIDE RAGGI O IL DIRETTORIO?

“Il sindaco è un organo monocratico eletto direttamente dai cittadini romani. E’ ad essi che deve rispondere, ora e sempre”, ci risponde la Celli. “Virginia Raggi, invece, ha candidamente firmato un contratto che la lega a doppio filo con un’azienda milanese, che avrebbe addirittura il potere di veto sulla scelta degli incarichi fiduciari. Una macroscopica anomalia, riscontrabile solo a Roma”. La Celli si riferisce ovviamente alla Beppe Grillo e alla Casaleggio e associati s.r.l.

Un ruolo analogo al “direttorio” aveva anche il cosiddetto mini-direttorio, formato da parlamentari e consiglieri regionali pentastellati. Di recente questa struttura è stata sciolta, ma non è chiaro quale ruolo abbia giocato nei primi 70 giorni dell’amministrazione Raggi.

Sicuramente Roma è una città complicata, con molti problemi sedimentati nel tempo che solo la bacchetta magica potrebbe risolvere rapidamente. “Ma ci sono diversi fronti prioritari che devono essere presi di petto, in fretta”, sottolinea la Celli. “A Roma serve un sindaco che sappia decidere, fare le scelte che ritiene giuste e difenderle davanti all’opinione pubblica. Il bene della città, e non l’approvazione dei vertici del Movimento, deve essere il faro dell’azione di un sindaco”.

DOV’E’ FINITA LA DIRETTA STREAMING?

Il No alla candidatura di Roma alle Olimpiadi colpisce anche per i modi. L’appuntamento al presidente del CONI e la sindaca che non si presenta. Malagò aveva persino proposto, per discutere il dossier olimpico, la diretta streaming cara ai 5Stelle, e invece niente.

“La Raggi aveva annunciato la volontà di trasmettere in diretta streaming ogni riunione di Giunta ma si è rimangiata la promessa”, dice la Celli. “Il caso Muraro ha palesato a tutti il grado di opacità di questa Giunta, con un sindaco ed un assessore che arrivano a tacere gli avvisi di garanzia ed a mentire di fronte alla città. Salvo poi tornare sui propri passi di fronte alla Commissione Bicamerale Rifiuti”.

Sulle nomine considerate illegittime dall’Autorità Nazionale Anti Corruzione, alcune, come quelle di Carla Raineri, sono state ritirate dopo il parere negativo dell’Anca, ma altre, quelle di  affaele Marra e Salvatore Romeo – ugualmente giudicate illegittime – restano valide per il M5S. L’Assessore al Bilancio Minenna, la capo di Gabinetto Raineri e l’Amministratore Unico di AMA, Solidoro, si sono dimessi tutti il 5 settembre parlando di ‘scarsa trasparenza’ nelle nomine. “Il sindaco Raggi non ha mai risposto su questo; anzi, il 20 settembre in Assemblea Capitolina ha liquidato l’intera vicenda in 73 secondi”, afferma la Celli.

FACEBOOK PIU’ CHE GIULIO CESARE

Fa storia a sé la vicenda dell’assessore Raffaele De Dominicis, revocato dal sindaco il giorno dopo la sua nomina. La revoca è stata solo annunciata su Facebook, invece che tramite regolare ordinanza. “De Dominicis è tecnicamente ancora assessore capitolino”, svela la Celli.

Quello dell’uso dei social è un altro punto dolente per l’opposizione che vorrebbe che il sindaco fornisse le risposte in Assemblea Capitolina, non su Facebook e blog. Invece usa questi ultimi molto più spesso che presentarsi in Aula Giulio Cesare. “Le delibere, le mozioni e gli ordini del giorno si approvano in Assemblea. Il confronto, duro ma schietto, avviene in Assemblea. I social aiutano a costruire il consenso ma sono un mezzo residuale”, afferma la Celli. “Fin dall’insediamento noi abbiamo deciso di portare avanti un’opposizione responsabile, abbiamo cercato di contribuire attivamente a quei pochi provvedimenti che sono approdati in Aula, come la variazione di bilancio, le linee programmatiche o la delibera sull’ex Fiera di Roma. Abbiamo presentato emendamenti, mozioni ed ordini del giorno, quasi sempre respinti. Ma è una crisi interna al M5S. Non ci perdiamo d’animo e auspichiamo che la maggioranza, superata questa crisi interna, si dimostri più collaborativa”.

Nel frattempo, dal no alle Olimpiadi al disinteresse per la candidatura di Roma come nuova sede dell’Agenzia europea del Farmaco (finora a Londra), sostenuta invece dal presidente della Regione Nicola Zingaretti, Roma resta ferma e suscita l’incredulità degli osservatori esteri; l’LA Times titola soddisfatto: “Una rivale in meno per Los Angeles” per le Olimpiadi 2024.



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