“I gommoni vengono dalla Cina: noi sappiamo benissimo da dove vengono, chi li fabbrica, che strada fanno, vanno in Turchia, poi a Malta, poi in Libia”. E’ quanto ha detto l’ammiraglio di divisione, Enrico Credendino (nella foto), comandante della missione EunavFor Med, durante un’audizione informale sull’andamento della missione Eunavfor Med Sophia nelle commissioni riunite Esteri e Difesa alla Camera.
L’ACCUSA DI CREDENDINO
“Purtroppo – ha aggiunto Credendino – essendo un commercio (legale), non c’è modo di bloccare l’arrivo dei gommoni in Libia. Bisognerebbe convincere la Cina a non dare più questi gommoni fatiscenti alla Libia, non è semplice, non c’è modo di bloccarli. L’unica cosa che possiamo fare è, quando arrivano in Libia e sono nelle mani dei trafficanti (fase 3), distruggerli”.
GLI AUSPICI DELL’AMMIRAGLIO
“L’ideale sarebbe riuscire a evitare che arrivino – ha auspicato l’ammiraglio – Tutti sanno da dove arrivano e a cosa servano, sono fatti per fare un solo viaggio e si vede, la gomma è di scarsa qualità, non hanno il fondo, quindi è evidente che lo scopo è solo quello, ma non c’è nessun mezzo, purtroppo, per evitare che arrivino in Libia”.
NUMERI E ITER DEI GOMMONI
Altri dettagli erano stato forniti di recente, come raccontato da Stefano Vespa su Formiche.net lo scorso 5 febbraio: “Credendino e l’ammiraglio Andrea Gueglio, collegato da bordo della portaerei Cavour, hanno fornito dettagli interessanti: per esempio a est di Tripoli vengono usati gommoni di fabbricazione cinese tanto sottili che affondano dopo il primo viaggio. La «fornitura» parte dalla Turchia e passa per Malta, costano 8.000 euro l’uno e imbarcano 100 persone e alla fine il guadagno è di 700-800 euro netti per migrante. Se vengono utilizzate barche in legno, invece, il guadagno netto arriva a 400.000 euro”.