Il nuovo terremoto che ha colpito l’Italia centrale deve servire a sgombrare definitivamente il campo da timori e ipocrisie, lobby e calcoli politici. Non erano bastate L’Aquila, l’Emilia Romagna e le decine di scosse in tutta Italia negli ultimi anni, queste ultime dimenticate perché fortunatamente senza danni. C’era voluta la botta del 24 agosto ad Amatrice e dintorni, il terremoto tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo di due mesi fa per rianimare finalmente il dibattito sull’urgenza della prevenzione antisismica che poi il Governo ha denominato “Casa Italia” comprendendo un riassetto idrogeologico che realisticamente comporterà decine di anni.
Fino ai primi giorni di settembre tutto sembrava filare liscio, anche con la promessa dell’introduzione del fascicolo di fabbricato, tema su cui si discute da anni e sul quale i proprietari di case sono contrari, come ha già scritto Formiche.net, tanto che poco dopo il Governo l’ha accantonato dopo esserne stato sponsor. Se certe cose non si vivono direttamente è difficile capirle. Il 25 settembre scorso, all’indomani del crollo di una palazzina nella zona di Ponte Milvio a Roma, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente (Pd), ha insistito nuovamente sulla necessità del fascicolo di fabbricato: “Il Comune dell’Aquila ha già affrontato concretamente questa problematica e all’inizio di settembre la Giunta ha approvato l’atto di indirizzo per l’istituzione di tale Fascicolo, tanto per gli edifici pubblici quanto per quelli privati, cui sta già lavorando il servizio Patrimonio”. Concetto espresso anche in tv dopo il sisma del 24 agosto.
La legge di Bilancio varata il 15 ottobre, che dovrebbe giungere in Parlamento nei primi giorni di novembre, prevede 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone danneggiate dal terremoto del 24 agosto, che dovranno essere inevitabilmente adeguati dopo quanto è successo il 26 ottobre. Nella lettera che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha scritto a Bruxelles il 27 ottobre si parla già di 4,8 miliardi di cui 2,8 miliardi per assistenza agli sfollati, ricostruzione e messa in sicurezza di 42.000 scuole. Inoltre, nel documento programmatico di Bilancio 2017 inviato a Bruxelles si legge: “Proroga al 31 dicembre 2021 e aumento della detrazione per interventi antisismici su edifici ricadenti nelle zone sismiche 1 e 2, dal 36 per cento al 50 per cento (da suddividere in 10 quote annuali), e estensione del beneficio alla zona sismica 3”.
Sul dissesto idrogeologico si potranno avere idee più chiare solo nelle prossime settimane perché nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, dopo il Consiglio dei ministri del 15 ottobre, si legge di “3 miliardi in tre anni per bonus dedicati alle ristrutturazioni edilizie (anche per condomini e alberghi), per il contrasto al dissesto idrogeologico e per l’edilizia scolastica” mentre nel documento inviato a Bruxelles si legge di eventi eccezionali come “il sisma del 24 agosto 2016 e la necessità di garantire – al di là degli interventi per affrontare i danni immediati che sono già scontati tra le misure una tantum – la salvaguardia del territorio nazionale, in primis prevedendo misure di contrasto al dissesto idrogeologico e mettendo in sicurezza le scuole (circa 0,3 per cento del Pil)”. Anche su questo la lettera di risposta di Padoan cita una cifra diversa: 2 miliardi di incentivi per l’adeguamento sismico.
Comunque sia, si tratta solo di un inizio visto che i tecnici della Protezione civile quantificano in 50 miliardi di euro la somma necessaria per mettere a norma gli edifici pubblici (pensiamo solo a ospedali e scuole) e in centinaia di miliardi quella per gli edifici privati. In attesa di conoscere il testo che arriverà alle Camere e considerando che l’iter parlamentare potrebbe cambiare molte cose, è fuor di dubbio che la responsabilità di Governo e Parlamento starà nell’approvare una normativa che consenta (se non addirittura obblighi) l’adeguamento antisismico di abitazioni e condomini a fronte di un concreto vantaggio fiscale. Tre cose sono evidenti: gran parte degli edifici pubblici e privati in Italia sono a forte rischio; lo Stato non avrà mai le centinaia di miliardi necessarie per mettere tutto a norma; le tragedie che si ripetono dimostrano la straordinaria urgenza di intervenire e di favorire la decisione di chi abita in un condominio per rendere più sicura la propria casa, decisione che deve diventare anche un obbligo morale.
Ascoltare ai telegiornali qualche cittadino romano dire di non aver mai sentito una scossa forte come quella del 24 ottobre fa sorridere: era una carezza rispetto alle scosse vere. Ma se questa è la percezione nella Capitale d’Italia (che ha migliaia di palazzi sulla cui stabilità è meglio stendere un velo pietoso), allora quelle norme sono davvero improrogabili.