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Atac stile Virginia Raggi, come procede la retromarcia con Fantasia

Dall’Atac nessuna conferma – anzi, una parziale smentita – ma, secondo quanto afferma il Corriere della Sera, per l’azienda capitolina dei trasporti la (breve) epoca dell’austerity è già finita. Lo ha scritto senza mezzi termini il giornalista Andrea Arzilli che ha raccontato di un accordo siglato la sera del 20 dicembre scorso dai vertici della società rappresentati da Manuel Fantasia (nella foto) – scelto da Virginia Raggi come amministratore unico della partecipata – e i sindacati Rsu. Per il quotidiano diretto da Luciano Fontana l’intesa è il segno di “un ritorno al passato“, con la reintroduzione degli “antichi paletti” che a fatica erano stati fatti saltare, almeno in parte, durante l’amministrazione di Ignazio Marino. Critiche anche le opposizioni. Dal Pd è duro il commento via Facebook di Iside Castagnola, avvocato ed ex consigliere al primo municipio di Roma: “Il nuovo accordo sottoscritto dalla Raggi con Atac cancella tutti i passi avanti fatti negli ultimi due anni con il nuovo piano industriale e cancella per sempre la cura Rettighieri. Si torna ai vecchi andazzi. Che producono consenso e preferenze ma affossano definitivamente la qualità del servizio“.

IL VECCHIO ACCORDO

La vicenda prende il via da un altro accordo, quello raggiunto il 17 luglio del 2015 dall’allora assessore alla Mobilità Guido Improta e dall’ex direttore generale dell’azienda Francesco Micheli (entrambi poi sostituiti, il primo dal senatore Pd Stefano Esposito e il secondo dal manager Marco Rettighieri). Quel giorno – dopo un mese di trattative febbrili, accompagnate dalla solita scarica di scioperi a oltranza – il Campidoglio e i vertici della municipalizzata riuscirono a firmare con i sindacati interni un’intesa che sanciva l’avvio, anche in Atac, di una stagione all’insegna della spending review. Simboli di quella che avrebbe dovuto essere una nuova epoca erano l’addio ai vari benefit – previsti in particolar modo appannaggio degli autisti – e l’aumento del monte orario annuo di lavoro per i dipendenti, passato da 736 a 950 ore.

LE MOBILITAZIONI

Un accordo di fatto mai apprezzato da molti lavoratori della società, che in questo anno e mezzo sono tornati ripetutamente a fermarsi – anche più spesso che in passato – pure per protestare contro le nuove regole volute a suo tempo da Marino. Adesso però – stando a quanto trapelato negli ultimi giorni – l’amministrazione ha ingranato la retromarcia.

IL NUOVO ACCORDO

Con la nuova intesa dello scorso venti dicembre si ritornerebbe all’antico. “Una restaurazione“, ha commentato il giornale online Next Quotidiano, che segue le vicende romane. La prima e fondamentale novità riguarda gli orari. Tornano “ai livelli di diciotto mesi fa”, ha scritto il Corriere della Sera: “Circa 800 ore l’anno per ogni lavoratore, con la differenza (150 ore) che sarà tutta pagata come straordinario“. Un esborso non irrilevante per le già disastrate casse di Atac cui se ne aggiungerà un altro secondo quanto riportato dal dorso romano del Corriere guidato da Sergio Rizzo: il ripristino della “domenica festiva“.

CHI TRASPORTA IL PERSONALE

Tra le varie novità riferite dal Corriere ce n’è una in particolare che fa discutere. “L’elemento più paradossale che l’accordo reintroduce «entro e non oltre il 15 febbraio 2017» – ha commentato Arzilli nel suo articolo – “è la cosiddetta riservata treno metroferro. Ovvero i convogli dedicati al trasporto del personale a inizio e fine turno“. Che erano stati cancellati per motivi sia di ordine economico che logistico.

LA PRECISAZIONE (CHE NON SMENTISCE)

Dopo qualche giorno di silenzio, sull’argomento ieri è intervenuta l’azienda con una rettifica che contesta le ricostruzioni apparse sui giornali in questi giorni. “Con riferimento a notizie riportate dalla stampa, Atac sottolinea che l’interpretazione data all’accordo del 20 dicembre scorso è parziale e totalmente distorsiva degli obiettivi veri del tavolo di lavoro. Lo spirito dell’accordo, che rimanda a incontri successivi per lo sviluppo delle tematiche affrontate in prima istanza, è necessariamente incentrato sull’efficientamento della produttività e sulla crescita della qualità del servizio, temi su cui Atac non può e non farà nessun passo indietro“.

IL RITORNO DI MIDDEI

Le polemiche – in Atac e in Campidoglio – comunque non finiscono mai, come conferma anche la giornata di ieri, che ha segnato ufficialmente il ritorno in azienda di Franco Middei. L’ex direttore generale Rettighieri lo aveva licenziato lo scorso inverno. Dopo essere passato anche per il tribunale del lavoro, Middei è stato adesso chiamato da Fantasia a guidare il settore acquisti della municipalizzata. Una decisione fortemente stigmatizzata dalle opposizioni, come dimostrano le parole del capogruppo di Fratelli d’Italia in Assemblea Capitolina Fabrizio Ghera: “E meno male che i grillini si definivano l’anticasta. Questa vicenda puzza di bruciato e per questo abbiamo già presentato una richiesta di accesso agli atti“.

IL CHIARIMENTO DI ATAC

A fare chiarezza sulla vicenda – nella serata di ieri – è arrivata una nota firmata dallo stesso Fantasia per il quale “la reintegrazione del dott. Middei è stato un atto necessario in quanto la procedura di licenziamento a suo tempo adottata era deficitaria sotto diversi aspetti e in giudizio l’azienda avrebbe potuto soccombere con la conseguenza di dover sopportare importanti oneri economici“. L’attuale amministratore unico di Atac ha poi proseguito: “In questi primi mesi di lavoro ho dovuto esaminare molti dossier aperti dai miei predecessori per cercare la via di supporto al nuovo posizionamento di Atac. Tutti hanno la possibilità di commettere errori e la procedura di licenziamento adottata dai precedenti vertici, in tal caso, presentava diversi elementi di criticità. A chi segue spetta il compito di recuperare, anche prendendo decisioni che da qualcuno poco informato possono essere non comprese  tutto trasparente e legittimo e soprattutto a supporto dell’azienda che con la reintegrazione vede risolto sia il problema di dover affrontare il rischio di soccombere in giudizio che quello di trovare la risorsa che si occuperà degli acquisti, processo sui cui Atac è carente e per cui era necessario recuperare comunque uno specialista da dedicare. Middei, così come tutte le risorse dell’azienda – dirigenti in primis – sarà valutato sulla base dei risultati che conseguirà“.


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