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Vi racconto i sogni a 5 stelle di Beppe Grillo sull’energia elettrica

Farage BEPPE GRILLO, Virginia Raggi

I militanti del partito che si appresta a governare il Paese stanno votando sul terzo quesito relativo al loro programma energetico.

Ecco la domanda proposta: “Sei d’accordo con lo stop di importazione dell’energia nucleare durante l’arco della legislatura di governo del M5S?”.

Forse sarebbe stato possibile formulare una domanda più seria inserendo anche una controproposta: “Sei d’accordo con lo stop all’importazione dell’energia nucleare per soddisfare il fabbisogno energetico del Paese in quest’altro modo qui?”. Ed è curioso che si sia preferito, invece, sottolineare un limite temporale: tutto si deve fare nell’arco di una legislatura.

Prima di tutto, cinque anni (nel caso di una legislatura particolarmente fortunata) non sono sufficienti per mettere seriamente in campo tecnologie che oggi non sono già consolidate. Il processo di ideazione scientifica, acquisizione di una prova sperimentale, realizzazione di prototipi in laboratorio, scale up verso impianti pilota, impianti industriali sempre più grandi e diffusione capillare della nuova tecnologia fino a sostituire significativamente la precedente richiede ben più di cinque anni. Per cui, se si dice stop alle importazioni di energia nucleare dall’estero, ce la dobbiamo giocare con le tecnologie che abbiamo ora.

Mettiamo quindi subito da parte i commenti integrati nel quesito stesso che blaterano di “Power to gas: elettrolisi dell’acqua. Produrre idrogeno con eolico o solare in eccesso e con la CO2 produrre metano, metterlo in rete oppure immagazzinarlo nel sottosuolo, per quando serve”. Non solo non ne disponiamo, ma la ricerca su alcune tecnologie citate qui alla rinfusa (ad esempio le auto a idrogeno e la conversione di anidride carbonica in metano) già anni fa è stata considerata come poco promettente da diversi centri ricerche internazionali che si sono riorientati in altre direzioni.

Secondo gli ultimi dati disponibili di Terna, lo Stivale nel 2015 ha consumato 316,9 miliardi di kWh elettrici. Il 2,1% in più rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, cala il contributo delle rinnovabili sul fabbisogno pari al 34,4% (era il 38,9% nel 2014).

La produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili diminuisce del 9,8% attestandosi sui 108,9 miliardi di kWh. Continua l’incremento della produzione fotovoltaica lorda (+2,9%) e delle bioenergie (+3,5%). In aumento anche il geotermico (+4,5%), mentre si registra un deciso calo della produzione idroelettrica rinnovabile (-22,2%) e un lieve calo della fonte eolica (-2,2%).

Veniamo ai dati assoluti. Nel 2015, l’85,4% della richiesta di energia elettrica è stato soddisfatto con risorse nazionali. Nella penisola abbiamo prodotto 270,5 miliardi di kWh (+1,4% rispetto al 2014), ma il resto è stato acquistato all’estero per 46,4 miliardi di kWh (ben il +6,1% rispetto al 2014).

Come abbiamo detto, contrariamente a quanto molti immaginano, il contributo delle rinnovabili alla produzione di energia elettrica è calato, e di ben il 9,8%. L’idroelettrico è infatti sceso a 45,5 miliardi di kWh (-22,2%), l’eolico è sceso a 14,8 miliardi di KWh (-2,2%). Per fortuna, sono invece aumentati il fotovoltaico (22,9 miliardi di KWh, +2,9%), le bioenergie (19,4 miliardi di kWh, +3,5%), il geotermico (6,2 miliardi di kWh, +4,5%).

Il resto dell’energia elettrica necessaria viene prodotto nelle centrali termoelettriche alimentate nel 59,1% dei casi da gas naturale e nel 21,5% col carbone.

Col gas abbiamo prodotto 108,1 miliardi di kWh, con una crescita record del +18,7% rispetto all’anno precedente. Col carbone abbiamo prodotto 39,3 miliardi di kWh, lo 0,3% in meno. Con olio combustibile e altri derivati petroliferi abbiamo prodotto 5,1 miliardi di kWh, ben il 19,2% in più.

La produzione “virtuosa” di energia termoelettrica da biomasse di scarto, rifiuti solidi urbani, syngas ha raggiunto complessivamente 20,0 miliardi di kWh con un calo del 5,2%.

I numeri – noiosi come tutti i numeri ma, purtroppo, molto più solidi delle chiacchiere in libertà – sono questi. Se il M5S vuole chiudere di botto l’importazione di energia elettrica dall’estero deve dire dove trovare il 14,6% dell’elettricità che ci serve se i consumi 2017 risulteranno uguali a quelli del 2015.

Visto che la quota di energia elettrica importata era aumentata del 6,1% dal 2014 al 2015, dovrà tenere conto che il trend rimarrà in aumento anche nel 2017. Parliamo, quindi, di più di 50 miliardi di kWh, forse parecchi di più!

Chi ha più di 50 anni si ricorderà la prima crisi petrolifera del 1974 e le sue conseguenze sul nostro Paese. Fu varata l’“austerity” (forse la prima di una lunga serie di volte in cui i nostri governi hanno scelto un neologismo inglese per dare autorevolezza ad un provvedimento). Consisteva in domeniche senza auto, circolazione vietata a targhe alterne, bandite le insegne luminose animate e l’illuminazione notturna dei negozi. Il TG1 fu anticipato dalle 20:30 alle 20:00; fu persino posto il coprifuoco: la RAI cessava di trasmettere alle 22:45, i cinema dovevano chiudere alle 22, i teatri e le balere alle 23, bar e ristoranti entro mezzanotte. Sempre allo scopo di risparmiare carburante, furono imposti i limiti di velocità: 50 km/h in città, 100 sulle strade extraurbane e 120 sulle autostrade. Ogni famiglia cercò di cavarsela come poteva, a volte in modo creativo: acquistando una seconda auto con targa di parità diversa dalla prima per poter circolare tutti i giorni.

Anche se le differenze sono numerose ed evidenti – prima di tutto, allora si parlava di ridurre i consumi di combustibili fossili in tutto il mondo, ora di ridurre i consumi elettrici italiani – la crisi del 1974 fu provocata dalla decisione dell’OPEC di tagliare la vendita di petrolio appena del 5%, ma il prezzo del barile quadruplicò da 3 a 12 $, un litro di benzina alla pompa passò da 170 lire a 410, il gasolio da 83 a 156! Ricordiamo che ora si parla di tagliare i consumi elettrici di almeno tre volte di più.

Oggi l’unico modo concreto per soddisfare i consumi è mandare a pieno regime le centrali a gas, a carbone e a olio combustibile che già utilizziamo quando la domanda di energia supera l’offerta. Non è la strada più ecologica che mi venga in mente ma è l’unica praticabile oggi.

Facile obiettare che la quota di energia elettrica importata potremo compensarla diminuendo i consumi. Bisogna però dire chiaramente quali lampadine spegniamo, quali motori elettrici fermiamo e – orrore – quali profili social non aggiorniamo per risparmiare la batteria del nostro smartphone.

Di seguito, gli altri articoli di Formiche.net sul tema:

http://formiche.net/2016/12/12/beppe-grillo-energia-programma/

http://formiche.net/2016/12/11/alphabet-tesla-e-musk-tutte-le-cantonate-di-beppe-grillo-sullenergia/

http://formiche.net/2016/12/10/beppe-grillo-spreco-energia/

http://formiche.net/2016/12/09/programma-energia-beppe-grillo/


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