Nessun intervento dell’esecutivo a tutela di Mediaset, ricapitolazione pubblica per Mps e cambio di strategia per Eni. Sono queste, in estrema sintesi, le posizioni del Movimento 5 stelle sui dossier di attualità che riguardano alcune grandi aziende italiane in questi giorni sulle prime pagine di tutti i giornali.
MEDIASET-VIVENDI
“È totalmente inappropriato un intervento dell’esecutivo a tutela di Mediaset quando lo stesso nulla fece contro l’aggressiva scalata di Vivendi a Telecom Italia, che invece era veramente strategica per il nostro Paese considerando l’infrastruttura di rete in suo possesso”. Lo hanno affermato i deputati del M5S della commissione Trasporti e Telecomunicazioni, commentando la scalata a Mediaset portata avanti da Vivendi, l’azienda francese che negli scorsi giorni ha raggiunto il 20% del capitale del biscione. Le parole dei 5 stelle seguono la nota del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che ha dichiarato: “Non è questo il modo appropriato per rafforzarsi in Italia. Quando si tratta di settori strategici le modalità non sono irrilevanti”. Ma perché, si chiedono i 5 stelle (e non solo), intervenire sulla scalata di Mediaset e non su quella di Telecom Italia portata avanti dalla stessa azienda francese?
SALVARE MPS
Sulla vicenda Mps, invece, il Movimento 5 stelle propone di intervenire in modo pervasivo: “Puntiamo per Mps a una ricapitalizzazione che consenta allo Stato di mettere radicalmente mano alla governance della banca – si legge sul post “#SalviamoMps, ma il PD deve pagare i danni” pubblicato oggi -, cacciando via gli amministratori che hanno generato i disastri e rivedendo la politica della remunerazione e dei bonus ai manager”. Tale intervento farebbe parte di un progetto di riforma del sistema bancario italiano nella sua totalità in cui “il quadro generale sarebbe quello di un sistema bancario regolato da una sorta di Glass-Steagall Act, con la separazione tra banche d’affari e banche commerciali. La rete di protezione e di rilancio qui tratteggiata riguarderebbe solo le seconde che, comunque, sarebbero caratterizzate da una rischiosità minore. E sarebbero sorvegliate da una Banca d’Italia finalmente pubblica, imparziale e autorevole. Tutto si tiene”. Lo scopo della riforma sarebbe, da una parte, il salvataggio dei risparmiatori, e dall’altra porre fine alle “banche di partito”.
CAMBIO DI STRATEGIA PER ENI E ENEL
Il programma energetico del Movimento 5 stelle non ha ancora citato direttamente le aziende strategiche italiane che si occupano di energia, ma la volontà di puntare tutto, in futuro, sulle rinnovabili fa presumere che il movimento guidato da Beppe Grillo intenda toccare (anche se non si ancora bene come) gli interessi di chi in Italia produce e fornisce energia, ossia Eni e Enel (qui tutti i dettagli). Beppe Grillo aveva già attaccato Eni lo scorso 13 maggio 2015 proprio durante l’assemblea dell’azienda durante la quale ne aveva duramente criticato l’operato e i metodi. Aveva sostenuto che Eni avesse dato vita ad un “sistema corruttivo di portata internazionale” che “si regge su tre gambe”: “l’attività corruttiva vera e propria”, la connivenza con il Governo (che ne possiede il 30%) e infine lo sfruttamento dei paesi africani. Un sistema che Eni avrebbe voluto applicare anche in Italia, sostiene Grillo, portando avanti progetti di trivelle e petrolio. Inoltre, nella stessa relazione, Grillo si diceva contrario alla privatizzazione dell’azienda “pubblica strategica” (qui l’intervento completo di Beppe Grillo).