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Ecco come volano gli stracci fra Inps di Boeri e Lavoro di Poletti

Volano gli stracci nella polemica tra il ministero del Lavoro e il superpresidente dell’Inps, Tito Boeri.
Il Lavoro con una Nota del 16 dicembre 2016 a firma del direttore generale della Previdenza Concetta Ferrari stigmatizza la linea di condotta dell’Inps. Le parole sono pietre. Leggiamo insieme l’incipit che fornisce un’idea esaustiva del tono del documento: “Con nota prot. n. 7729 del 1 dicembre 2016, l’Inps manifesta la volontà di non adeguarsi alle osservazioni ministeriali espresse in modo condiviso con il Ministero dell’Economia e delle finanze e con il dipartimento della Funzione pubblica, sulle determinazioni presidenziali n. 132/2016 e n.133/2016, formalizzate in diversa corrispondenza e, da ultimo, con nota n. 14852 del 22 novembre u.s.
Operando tale scelta discrezionale l’Istituto si assume la responsabilità e le conseguenze del mancato adeguamento alle osservazioni ministeriali, scelte sulle quali questa Amministrazione vigilerà nell’esercizio dei poteri attribuiti dall’ordinamento all’ambito statale. In particolare si evidenzia come la mancata modifica del testo adottato possa determinare incertezze sulla tenuta, in termini di valenza ed efficacia, dei provvedimenti conseguenti necessari per l’attuazione del nuovo assetto voluto in Inps, rispetto a possibili contenziosi, in presenza di atti presupposti non condivisi in toto dalla vigilanza statale e, pertanto, di difficile curatela da parte dell’Istituto. Si richiamano, nella sostanza, le argomentazioni svolte dal Magistrato della Corte dei Conti, laddove rimarca il ruolo della vigilanza statale, sulle iniziative dell’Ente strumentale“.

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La conclusione della Nota ministeriale è ancora più esplicita: “Tenuto conto che l’Istituto opera nel perimetro della P.A., dove è imprescindibile conformare l’attività e i comportamenti al rispetto dei principi di buon andamento, trasparenza, correttezza e leale collaborazione, e atteso il fondamentale ruolo che l’Inps svolge nel sistema-paese, è necessario che codesto Istituto provveda ad attivare virtuose dinamiche interne, peraltro condizione fondamentale di efficacia ed efficienza di qualsivoglia modello di governance, ed altresì adotti procedure che garantiscano continuità amministrativa e correttezza degli adempimenti cui è tenuto l’assetto di vertice dell’Ente“.

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Risponde Tito Boeri, piccato, con una lettera di 18 pagine, resa pubblica in nome della trasparenza. “Le critiche sono estremamente generiche, per lo più prive di riferimenti a specifiche norme di legge o ad atti di indirizzo o di gestione di questo Istituto. Alcune delle osservazioni, inoltre, intervengono con lunghi mesi, se non anni, di ritardi rispetto agli eventi cui si fa riferimento e paiono ventilare un esercizio del potere di vigilanza del Ministero quasi in funzione intimidatoria”.

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Nella vicenda di Anis Amri ci sono aspetti che me ne ricordano un’altra: quella di Lee H. Oswald, colui che, secondo il Rapporto della Commissione Warren, fu ritenuto l’esecutore solitario – sparando pallottole “magiche” (visto il “giro” che fecero) da una finestra di un edificio di Dallas – dell’assassinio del presidente John F. Kennedy, il 22 novembre 1963. Il terrorista tunisino sembra aver agito sulla base di un copione scritto in precedenza. Aveva un profilo già predisposto; ha lasciato una grande quantità di tracce dietro di sé; si è fatto riprendere dalle telecamere di sorveglianza in diverse città europee; ha conservato la documentazione dei suoi spostamenti. Un uomo da bruciare?

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Nel Governo del Conte Gentiloni Silveri sono stati aboliti i vice ministri e i sottosegretari? Oppure hanno dimenticato lì quelli di prima?



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