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Raffaele Marra, Rodolfo Murra e le scivolate giuridiche dell’avvocato Virginia Raggi

La vicenda ha dell’incredibile. Ma come: sono mesi che la giunta capitolina è sotto attacco, per l’insipienza – e siamo teneri – della sua azione amministrativa. Nomine che si susseguono a ritmo incalzante e durano lo spazio di un mattino. Uomini e donne che entrano ed escono dal palazzo senatorio: nemmeno si trattasse della porta girevole di un grande albergo. E che fa, la sindaca? Invece di prendere per un orecchio Raffaele Marra e dirgli a brutto muso: i tuoi problemi familiari li risolvi altrove. Fuori dal Campidoglio. Se ne assume la piena responsabilità, mostrando il petto. “Al cuore Ramon”: come diceva il giovane Eastwood in un vecchio film di Sergio Leone. Questo, almeno, l’antefatto.

Le vicende sono note. Raffaele Marra, potente uomo dell’Amministrazione comunale responsabile dell’organizzazione e risorse umane, fa compiere un balzo in carriera a suo fratello Renato, anch’egli dipendente del comune. Da dirigente del corpo della polizia locale, diventa responsabile del Turismo. Con annessi onorari e stipendi. Gran putiferio nel piccolo mondo della politica romana. Nel tentativo di gettare acqua sul fuoco, la Raggi decide di metterci la faccia. Copre il suo dirigente e si assume, in prima persona, la responsabilità della scelta. Una foglia di fico, che non riesce a coprire il marasma sottostante. Anzi: lo amplifica.

Alle inevitabili polemiche, segue l’azione di Raffaele Cantone, dell’Anticorruzione, tra i cui compiti è anche quello di vigilare sulla correttezza dei comportamenti pubblici. La successiva delibera è un atto d’accusa contro la sindaca. La nomina non solo è bocciata, ma gli atti sono trasmessi alla Procura della repubblica ed alla Corte dei conti per danno erariale. La cosa più paradossale è ch’era stata la stessa Raggi a sollecitare il parere dell’Anticorruzione. Sull’errata valutazione che il suo comportamento fosse stato irreprensibile. Doppia debacle.

Cosa dice Cantone? “Dalla dichiarazione della Raggi” – l’assunzione di responsabilità – “si ricava che la situazione di palese conflitto d’interesse era conosciuta”. E che la stessa non poteva essere rimossa, evocando a sé la decisione. Al contrario, la sindaca “consapevole del conflitto avrebbe dovuto esonerare il dottor Marra da ogni partecipazione, anche se solo ‘meramente pedissequa’ all’atto di nomina del fratello Renato”. Fine provvisoria della storia. Saranno altre Autorità a dover intervenire.

Siamo ormai in piena commedia dell’assurdo. Quindi due semplici considerazione. Avevano descritto la Raggi come un’avvocatessa puntuta. Che aveva sempre vinto le poche o tante cause che aveva portato a termine. Gli episodi descritti dimostrano, al contrario, una scarsa dimestichezza con i principi dell’ordinamento giuridico italiano. Che si tratti soprattutto di diritto amministrativo è solo una variante secondaria. Quindi un’altra leggenda metropolitana.

Ma perché non rivolgersi preventivamente all’avvocatura del comune? Qui un altro piccolo mistero, che tale non è. La verità è che quei rapporti sono ormai quasi inesistenti, come mostrano le recenti dimissioni del dottor Rodolfo Murra, da capo dell’ufficio. E quando si rompono tutti i ponti, gli errori e le brutte figure diventano inevitabili. Ed è allora che l’isolamento supponente – contro tutto e contro tutti – diventa una colpa politica grave che può condurre all’inferno.

Recentemente Beppe Grillo ha cercato di porre rimedio a questa complicata situazione nominando due “tutori”: una riduzione in sedicesimo del vecchio direttorio. Si tratta di due parlamentari che sono anche avvocati. Dovrebbero supplire alle carenze amministrative finora dimostrate. Mossa necessaria, visti i precedenti, ma forse fuori tempo massimo. Nel frattempo, infatti, la macchina della giustizia italiana si è messa in moto. Lo stesso Marra è stato arrestato e le indagini, estese fuori dai confini nazionali. Resta solo da vedere se la Raggi sarà in grado di resistere ancora su uno scranno, come quello del Campidoglio, divenuto incandescente.


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