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A chi piace (e a chi no) il nuovo Codice a 5 stelle firmato Beppe Grillo

BEPPE GRILLO E VIRGINIA RAGGI

Il Movimento 5 Stelle cambia pelle, forse, così pare, almeno a leggere alcuni dei commenti nei principali quotidiani italiani, che plaudono alla “svolta garantista” del movimento guidato da Beppe Grillo. Sono in corso, infatti, le votazioni online sul nuovo Codice di comportamento degli eletti a 5 stelle e, tra le novità principali del nuovo codice, spicca che chi riceverà un avviso di garanzia non sarà automaticamente sospeso dal Movimento, ma si tratterà di una decisione discrezionale. Ecco commenti e analisi di firme del giornalismo e del Movimento.

IL DIBATTITO TRA FIRME

Per il blogger di Formiche.net Giuliano Cazzola il Movimento, così facendo, corregge un suo “peccato originale”, quello di genuflettersi davanti alla magistratura, introducendo una “nuova grammatica” insomma, così come scrive il direttore di Repubblica Mario Calabresi, in cui l’avviso di garanzia non equivale alla morte politica. Ma non era così già da tempo, nota Goffredo Buccini sul Corriere della Sera, così come hanno dimostrato i casi Pizzarotti e Nogarin. “È arrivata la quarta Repubblica, targata Grillo o 5 stelle – scrive il notista di Formiche.net Francesco Damato -. Essa si fa le sue leggi con i cosiddetti codici etici, o di comportamento, o i contratti con gli eletti, sottoposti anche a multe di oltre centomila euro, alla faccia dell’articolo 67 della Costituzione che nega vincoli di mandato per chi è eletto dal popolo a rappresentarlo”.

TROPPI YES MAN, POCHI POLITICI

Se il regolamento oggi in votazione fosse stato scritto prima, molti degli espulsi o sospesi tra le fila del Movimento 5 stelle oggi sarebbero ancora dentro. Uno su tutti, ma non certo l’unico, è Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, espulso dal Movimento per non aver comunicato l’avviso di garanzia ricevuto per delle nomine al teatro Regio di Parma, procedimento poi archiviato dalla procura. “Continuo a vedere – spiega Pizzarotti – molti yesman ma pochi politici con una loro coerenza e una loro autonomia. Chi fa notare incongruenze e gravi errori non è un traditore o un infiltrato ma una persona che con onestà intellettuale dice le cose esattamente come stanno”. Anche Paola Muraro, assessore all’Ambiente della giunta Raggi fino al 13 dicembre, ha commentato che “se il post fosse uscito prima forse non mi sarei dovuta dimettere”.

SALVIAMO IL SOLDATO RAGGI

“Se dovesse ricevere un avviso, Raggi dovrebbe proseguire l’attività di sindaco”, commenta ancora Muraro, ma sono in tanti che vedono dietro la mossa di Grillo un tentativo di salvare la sindaca della Capitale qualora dovesse ricevere un avviso di garanzia. “Siamo alla Salva-Raggi, come quando Berlusconi approvò la legge Salva-Previti”, sostiene il deputato del Pd Michele Anzaldi, anche se di fatto si tratta di situazioni ben diverse. Mario Calabresi, in prima pagina sul quotidiano che dirige, sottolinea che un avviso di garanzia a Virginia Raggi, “proprio in base ai canoni sempre santificati dai Cinquestelle, avrebbe imposto le dimissioni della sindaca, come preteso un anno fa nel caso del primo cittadino di Parma, anche se in quel caso a sollevare la contestazione fu la mancata trasparenza sulla vicenda”, ma ora non è più così.

OPPORTUNISMO A 5 STELLE

La mossa di Grillo sarebbe puro opportunismo, scrive Enrico Zanetti leader di Scelta Civica sulla sua pagina Facebook, messo in campo da chi ha brandito per anni “la mazza delle dimissioni per chiunque abbia un avviso di garanzia” e che una volta arrivato – anche grazie al pugno duro sugli indagati – al 30% dei consensi si sporca le mani e cambia idea dicendo che “un avviso di garanzia non può dare luogo ad automatismi e ogni situazione va valutata caso per caso (ma va?)”. Per il Nuovo centrodestra il Movimento è passato da essere “forcaiolo a garantista per convenienza”, mentre per Daniela Santanché i grillini sono solo “dilettanti allo sbaraglio che rinnegano anche le loro pazzie”.

CODICE ETICO NECESSARIO

“Penso che l’introduzione del codice etico fosse necessaria. Se fosse arrivata prima sarebbe stato anche meglio, ma almeno ora ci sono dei criteri chiari e oggettivi in cui muoverci”, commenta il senatore Cinque Stelle Maurizio Buccarella, intervistato dal Corriere, a cui non infastidisce quel potere discrezionale rimasto nelle mani di Grillo e dei vari organi del Movimento (probiviri e comitato d’appello), che sarebbe, invece, necessario per “giudicare se una condotta è lesiva dell’immagine o meno”.

IL POTERE DI GRILLO

A rafforzarsi, in questo marasma di commenti, positivi o negativi che siano, è sicuramente il potere di Beppe Grillo, capo politico e gestore del blog. “È difficile non vedere come — in assenza di parametri certi — si dilati a dismisura il potere del capo assoluto – spiega Buccini a conclusione del suo commento sul Corriere -, che terrà in pugno persino più di prima i suoi eletti, essendo l’imperscrutabile scelta di sommersi e salvati addirittura norma del ‘codice penale’ grillino”.



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