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Ecco come il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio difende Virginia Raggi

Di Pietro Di Michele e Andrea Picardi
Virginia Raggi e Marco Travaglio

Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio diventerà “l’avvocato difensore” di Virginia Raggi? E’ la domanda che si è posto due giorni fa il notista politico Francesco Damato su Formiche.net: nel suo commento l’editorialista aveva sottolineato parole e toni del quotidiano che inducevano a porre quell’interrogativo. La sensazione di Damato pare suffragata dalla lettura di oggi del giornale diretto da Travaglio, che comunque nei giorni scorsi ha animato un dibattito a più voci sulle possibili dimissioni del sindaco pentastellato di Roma in cui il direttore del Fatto Quotidiano on linePeter Gomez, esprimeva opinioni non del tutto coincidenti con quelle di Travaglio (qui l’approfondimento di Formiche.net sulle posizioni interne al Fatto in merito al caso Raggi e qui i malumori anche di personalità vicine al Movimento 5 Stelle come il leader dell’Adusbef, Elio Lannutti, sulla linea di Travaglio su Raggi e Raffaele Marra).

Oggi della vicenda è tornato a parlare Travaglio nel suo consueto editoriale, nel quale ha prima ironizzato sull’articolo di ieri scritto da Fabrizio Roncone del Corriere della Sera (tra l’altro duramente contestato da Beppe Grillo sul suo blog) e poi snocciolato alcuni passaggi di quella che potrebbe essere la prossima strategia difensiva di Raggi. Il nodo del contendere, o meglio l’oggetto dell’indagine cui è sottoposto il sindaco di Roma, com’è noto riguarda la promozione alla guida del dipartimento Turismo del Campidoglio di Renato Marra (fratello dell’ex braccio destro di Raggi Raffaele finito in carcere prima di Natale) che fino a quel momento aveva ricoperto la carica di vicecapo della Polizia Municipale. Il direttore del Fatto ricostruisce così l’inchiesta: “La Raggi ha detto all’Anticorruzione di aver deciso lei di promuovere a direttore del Turismo Renato Marra, fratello del più noto Raffaele, e invece avrebbe mentito (di qui l’accusa di falso) per coprire il conflitto d’interessi fra i due congiunti e la mancata “valutazione comparativa dei curricula degli aspiranti dirigenti”(di qui l’accusa di abuso)“.

Una fotografia non priva di limiti secondo Travaglio per il quale a mancare – in questo contesto – è la prova regina: l’esistenza di una conversazione diretta tra Raggi e Marra in cui si parli esplicitamente del nuovo incarico da affidare a Renato: “Ora, se le parole hanno un senso, per sbugiardare la Raggi ci vorrebbe la prova di una raccomandazione di Raffaele alla Raggi, non una frase detta al fratello o all’assessore“. I giornali però – prosegue l’editoriale – “danno già per scontato che la sindaca è colpevole. Infatti annunciano che i pm chiederanno il “giudizio immediato” prim’ancora di interrogarla: nel qual caso non si vede perché mai le abbiano spedito un invito a comparire anziché direttamente il rinvio a giudizio“.

E’ a questo punto che il commento di Travaglio si arricchisce di un particolare inedito (passato inosservato sulla maggioranza dei quotidiani) di cui con ogni probabilità la stessa Raggi si avvarrà nel corso del suo interrogatorio: si tratta del “regolamento degli uffici e dei servizi di Roma Capitale” il quale all’articolo 38, comma 2, stabilisce che gli incarichi delle direzioni sono conferiti e revocati dal sindaco d’intesa con gli assessori competenti senza alcuna valutazione comparativa dei curricula di altri aspiranti “la cui mancanza è contestata come abuso d’ufficio“. Regola che il direttore del Fatto commenta con queste parole: “Insomma, i direttori delle direzioni comunali se li sceglie il sindaco, infatti scadono quando scade lui. Una norma che sembra indebolire l’accusa di abuso“.

Questo stesso riferimento normativo è poi alla base dell’articolo di cronaca a firma di Valeria Pacelli che il Fatto Quotidiano dedica alle scelte del sindaco di Roma. Titolo e sommario sono difficilmente equivocabili e sembrano ancora una volta confermare la teoria di Damato: “Nomine e regolamento, così sì difenderà la Raggi“, e poi subito sotto “L’arma nel cassetto del Campidoglio: le norme comunali sulle promozioni“. Nell’approfondimento si legge testualmente che “per smontare l’impianto accusatorio, la Raggi intende esibire il comma 2 dell’articolo 38 per dimostrare che non c’era nulla da comparare: tocca solo a lei decidere a chi conferire l’incarico. La norma prevede infatti che gli incarichi di “diezione delle direzioni” – Renato Marra fu nominato (e poi revocato) direttore della direzione Turismo – “sono conferiti e revocati dal sindaco”.

La strategie difensiva è servita.



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