I metalmeccanici hanno approvato, con un percentuale dell’80% di voti favorevoli, il testo del rinnovo del contratto nazionale di lavoro sottoscritto nel novembre scorso, dalle loro federazioni di categoria (nuovamente unite dopo otto anni di contrasti) e dalla Federmeccanica. E’ una buona notizia. Ma rimangono delle domande.
Come è possibile che la base della Fiom si sia adeguata, senza problemi, ad un così vistoso cambiamento di linea? Di spiegazioni ce ne sono tante. Una, soprattutto: con la sua intransigenza, l’organizzazione dei metalmeccanici della Cgil aveva perduto decine di migliaia di iscritti. Ma una svolta così repentina si giustifica solo in un modo: quella della Fiom è una dirigenza carismatica che ha ‘’militarizzato’’ il quadro attivo. E che è in grado di guidarlo lungo tutti i percorsi indicati ed intrapresi: sia che si debba fare la guerra per questioni di principio, sia che occorra stipulare trattati di pace, rinnegando quelle stesse questioni.
La “stirpe del drago’’ è fatta così. Non dimentichiamo mai che il gruppo dirigente della Fiom ha un capostipite: Claudio Sabattini. Chi lo ha conosciuto sa a che cosa mi riferisco quando parlo di leadership carismatica. E di obbedienza cieca ed assoluta.