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Renzi, Gentiloni e il voto a giugno

“All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione”. È questo il passaggio politicamente più sensibile della nota con cui la Corte costituzionale ha comunicato la decisione sull’Italicum. Ed è la leva su cui l’ex premier Matteo Renzi, segretario del Pd, potrà chiedere – si racconta a Largo del Nazareno, sede del Partito democratico – la fine del governo Gentiloni. Non è una ipotesi di scuola, o solamente giornalistica, come si legge in questi giorni nelle ricostruzioni su umori e baldanze di Renzi. D’altronde un prof. renziano doc come Stefano Ceccanti a Formiche.net ha indicato la data dell’11 giugno come quella utiile e naturale per il voto anticipato dopo la sentenza della Consulta.

In ambienti istituzionali si fa strada lo scenario che per porre fine all’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni non vi sarà bisogno di una mozione di sfiducia che parta dal gruppo parlamentare democrat. Infatti i rapporti non solo politici ma anche personali fra l’attuale presidente del Consiglio e il suo predecessore sono tali – si narra tra partito e Palazzo Chigi – per cui se il segretario del partito chiedesse al premier di dimettersi Gentiloni non ostacolerebbe la richiesta, anzi. Anche perché tra una permanente campagna elettorale de facto fino al 2018 e una campagna elettorale più breve nella maggioranza di governo (soprattutto in casa Pd) la seconda opzione è quella preferibile, mentre ragioni istituzionali e di sistema – come quelle evocate da Silvio Berlusconi – suggerirebbero la prima strada. Ma altre voci da Palazzo Chigi dicono che sarebbe preferibile percorrere la via di una mozione di sfiducia.

È uno scenario (quello di cui si ragiona al Pd e alla presidenza del Consiglio) di cui è a conoscenza anche il Quirinale, secondo la ricostruzione di Formiche.net. Certo, sono noti gli auspici del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per rendere quanto più possibile omogenee le leggi elettorali di Camera e Senato ma quel passaggio della comunicazione della Consulta non lascerebbe troppo spazio ad alibi, visto anche che quasi tutte le opposizioni – in primis Lega e Movimento 5 Stelle – tambureggiano chiedendo elezioni anticipate. E l’accordo fra segretario del partito di maggioranza e presidente del Consiglio – se sarà confermato – ha come priorità il voto a giugno, secondo una parte dei renziani. Sarà così? Si vedrà.

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