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Perché M5s e Pd hanno interesse a non far cadere Virginia Raggi. Parla Croppi

Virginia Raggi prima o poi cadrà, perché politicamente non può reggere. Ma la cosa paradossale è che, se si tornasse al voto per il Campidoglio, rivincerebbe il Movimento Cinque Stelle”. Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura della giunta Alemanno e ideatore dei Campi Hobbit negli anni della sua militanza missina, è uno che conosce molto bene la macchina amministrativa del Comune di Roma ed è un acuto osservatore di tutto quello che si muove nel mondo politico capitolino. E assessore alla Cultura sarebbe tornato a essere in caso di vittoria di Roberto Giachetti, che lo voleva nella sua squadra. Ma poi ha vinto Virginia Raggi.

Secondo Croppi, la sindaca non cadrà per colpa della magistratura, anche se dovesse arrivare un rinvio a giudizio, ma perché non ha più la forza politica per andare avanti. “L’avviso di garanzia nei suoi confronti diventa eclatante perché dietro di lei non c’è la politica, manca la forza e l’autorevolezza della gestione amministrativa degli eventi. Ecco allora che, in questo deserto di idee, un avviso di garanzia assume un significato devastante”, osserva l’ex assessore. Che guarda sconsolato alla città. “Si parla solo dell’inchiesta che la riguarda e delle tensioni all’interno del movimento, ma non si parla dello stato in cui versa la Capitale: la città è allo stremo e questo allontana gli investitori che giudicano la giunta non all’altezza della situazione. Non c’è fiducia in questa amministrazione e le imprese scappano”, dice Croppi. E viene in mente, per esempio, la decisione di questi giorni di Sky di trasferire il suo tg a Milano.

Il paragone con Marino salta agli occhi. Ignazio Marino, però, qualche segnale nei primi mesi di amministrazione l’aveva dato, come chiudere al traffico viale dei Fori Imperiali. “Il segnale forte della Raggi è stato il no alle Olimpiadi, ma una volta fatta quella scelta va messo in campo un piano alternativo per la città. Dici no ai giochi, e va bene, ma cosa mi proponi in cambio?”, si chiede l’ex assessore. Eppure, secondo Croppi, oggi Grillo a Roma rivincerebbe. “Il problema è che non ci sono alternative: il centrodestra romano è diviso e il Pd è paralizzato. Ma credo che fino alle prossime Politiche Pd e M5S abbiano il comune interesse a tenere la Raggi in vita: se cadesse e si dovesse andare al voto a Roma, le conseguenze sul piano delle elezioni nazionali per entrambi i partiti potrebbero essere devastanti. Il fatto che la sindaca resti al suo posto fa comodo a tutti”, è il ragionamento di Croppi.

Il suo giudizio su questa giunta è impietoso. “Inesperienza unita a una manifesta incapacità cui si somma anche una certa spocchia e autoreferenzialità: tutto si fa nell’ottica dei contrasti interni del M5S e per paura delle reprimende di Grillo. Una totale mancanza di conoscenza e capacità di gestione l’hanno dimostrata sul bilancio. Non dovevano mettere mano alle partecipate? Non si è visto nulla. Inoltre questa giunta ha il record negativo di delibere: è un’amministrazione che non produce atti, che non governa”.

Croppi ha conosciuto Raffaele Marra durante la giunta Alemanno: “Venne da me per sfogarsi dopo aver rotto col sindaco, diceva che non gli piacevano certe cose fatte Alemanno. Il quale me ne parlò definendolo ‘un giacobino’. Poi lui è tornato in Campidoglio con Marino. La sua scalata in termini di potere è stata possibile solo davanti al vuoto politico, all’inesperienza e alla fragilità dei nuovi arrivati. Marra, che conosce bene la macchina amministrativa del Comune, ha riempito lo spazio che la Raggi e i suoi gli hanno concesso. Sul resto, poi, si può fare solo filosofia: Marra sembrava avere un forte ascendente sulla sindaca al limite della dipendenza psicologica”. Crede che qualcosa cambierà? “Chi nasce tondo non può morire quadrato”, conclude l’ex assessore, “se la Raggi ha capacità, ora è il momento di dimostrarlo. Non pensi alle inchieste e al movimento, riprenda in mano la situazione e si circondi di persone capaci”.


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