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Ecco come Stefano Parisi vuole riaccendere le lampadine del centrodestra

Vicino al Ppe e lontano, se non lontanissimo, dalla Lega. Stefano Parisi continua a girare l’Italia per presentare il suo movimento politico – Energie per l’Italia – nato il settembre scorso a Milano e a ribadire la sua ricetta per il rilanciare un centrodestra “liberale e popolare“. Mercoledì scorso l’ex candidato sindaco di Milano è stato a Lecco dove ha sottolineato ancora una volta la necessità di “costruire un rapporto stabile con le comunità e il territorio“. Obiettivo dimostrato anche dalla presenza al suo fianco di esponenti politici locali come il consigliere regionale lombardo Mauro Piazza e l’ex presidente della provincia di Lecco Daniele Nava.

PER UNA BUONA POLITICA

Il suo appello Parisi lo ha rivolto a tutto il centrodestra italiano. “Abbiamo bisogno di persone nuove. Al nostro movimento occorre una grande squadra. Vogliamo prendere la parte migliore del nostro Paese e portarla a lavorare con noi”. “La politica” – ha osservato ancora l’ex amministratore delegato di Fastweb – “deve tornare ad attirare la parte migliore del Paese”. Per riuscirci, però, è ovvio che debba cambiare marcia: “Bisogna ascoltare e capire: non possiamo rassegnarci a tenere l’Italia com’è”.

LO STATO E LE IMPRESE

In materia economica i ragionamenti di Parisi si sono concentrati soprattutto sulla necessità di creare un nuovo e più virtuoso rapporto tra lo Stato e le imprese: “Lo sviluppo e l’occupazione non si creano attraverso la spesa pubblica, ma grazie agli investimenti privati”. In questo senso, l’ex candidato sindaco di Milano ha sottolineato la necessità di prevedere nuovi paletti all’azione della pubblica amministrazione: “Non deve essere la soluzione di tutti i mali, ma deve facilitare le imprese“. D’altra parte – ha rilevato – occorre tagliare tutti i costi il debito pubblico attraverso una necessaria opera di riduzione della spesa.

LA BUONA SCUOLA NEL MIRINO

Critiche Parisi le ha rivolte anche alla Buona Scuola, una delle riforme più contesta del governo di Matteo Renzi. “Senza una scuola di qualità non abbiamo futuro”, ha affermato, prima di spezzare una lancia in favore della battaglia che su Formiche.net conduce da anni Suor Anna Monia Alfieri: “La qualità della formazione si raggiunge mettendo in competizione scuole pubbliche e scuole private”.

LA RICETTA PER PARTIRE

La ripartenza economica – ha sostenuto ancora Parisi – sarà un obiettivo realizzabile solo quando le aziende saranno rimesse al centro dell’agenda politica. E quando la pressione fiscale sarà realmente ridotta: “Abbattere le tasse sulla casa e sull’impresa. Gli 80 euro non servono a niente”. Secondo Parisi i consumi ripartono se c’è ripresa. E per generare la ripresa, dobbiamo “cambiare la struttura della nostra economia”. Le politiche del rigore possono essere attuate senza “mettere in croce i cittadini. Perché chi ha successo deve essere penalizzato? Perché le nostre imprese devono essere soffocate quando negli altri Paesi alle aziende si fanno ponti d’oro?”. In quest’ottica – ha ulteriormente osservato – occorre anche riaccendere i motori dell’edilizia.

IL NODO SICUREZZA

Idee chiare anche per quanto riguarda il problema sicurezza: “C’è una percezione sbagliata. Si sottovaluta la gravità di questo problema nell’opinione pubblica. Il mio avversario in campagna elettorale diceva che io volevo mettere paura. Ma sulla sicurezza non capisco per quale motivo l’Occidente sia così allo sbando”. Sull’ISIS ha affermato che “quando l’Occidente aveva paura del comunismo è nata la Nato. Poi, è caduto il muro”. Secondo Parisi, oggi “il pericolo molto più grave. Non capisco per quale motivo la politica faccia finta che non esista”. Una questione cui si lega anche il tema della micro-criminalità. Un problema che – a suo avviso – cresce con il crescere dell’immigrazione: “Ma è sbagliato fare di tutta un’erba un fascio, molti immigrati vengono qui per lavorare, aiutare e vivere”.

L’EUROPA NECESSARIA

Infine l’Europa, necessaria ma da cambiare radicalmente: “Dobbiamo ritrovare una politica estera europea. Se l’Italia esce dall’Europa diventa più debole. Senza non può affrontare il problema dell’immigrazione, ad esempio“. Da’altro canto – ha concluso – “l’Europa si deve svegliare e ritrovare la capacità di difendere sé stessa”.


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