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Vi racconto la passione di Donald Trump per il made in Italy. Parla il sarto Angelo Inglese

Trump, Dollaro, Usa, Obamacare, G20

Da Ginosa a Washington, solo andata: Formiche.net ha intervistato Angelo Inglese, che guida l’omonima sartoria pugliese di famiglia e che ha fornito a Donald Trump la camicia indossata nel giorno dell’insediamento.

Qual è stato il collegamento con il presidente?

Tutto è accaduto grazie all’associazione italoamericana “Mad for Italy” – guidata da persone molto vicine al presidente – che ha lo scopo di far conoscere oltreoceano tutto il bello dell’Italia, dalla cultura alla moda. (Si tratta dell’associazione fondata da George Lombardi, immobiliarista italiano, trasferitosi quarant’anni fa negli States; oggi abita a New York, nella Trump Tower, tre piani sotto il presidente e si è occupato della sua campagna elettorale, creando gruppi e account non ufficiali pro-Trump, sui social media, ndr). Siamo una goccia nell’oceano, perché non facciamo moda a Parigi, Milano o New York, ma a Ginosa, un paesino in provincia di Taranto. Con la nostra azienda cerchiamo anche di dare una mano a questo territorio e alla sua cultura del fare, nonostante le tante difficoltà.

Ha conosciuto Donald Trump?

Ancora no, ma abbiamo avuto un feedback positivo e nei prossimi giorni dovrebbe arrivare il suo ringraziamento scritto. Questa per noi è una grande soddisfazione.

La collaborazione con il presidente avrà un seguito?

Ci auguriamo di sì. Dipenderà dal progetto che si instaurerà. La nostra sartoria è un work in progress, io dico che siamo una start up di ennesima generazione. L’idea c’è, magari nascerà l’opportunità di creare un progetto ad hoc.

Come una capsule collection legata a Trump?

Stiamo facendo già una linea per “Mad for Italy”, ma potremmo anche pensare a una capsule dedicata a lui. Non è un quesito che mi sono posto ancora.

Che tipo di camicia era quella indossata dal presidente durante l’insediamento?

Bianca, molto classica, con caratteristiche che appartengono a tutte le nostre camicie: cucita a mano, con un cotone di alta qualità, confezionata in base alla scheda che abbiamo ricevuto, con le sue misure.

Le piace lo stile di Trump? Che suggerimenti gli darebbe?

Ognuno di noi ha un suo stile e lui, con il suo, ha creato il proprio personaggio. Potrei dargli un consiglio legato alla cravatta: piuttosto che la perpetua riproposizione del rosso fuoco, vedrei bene una dieci pieghe delle nostre, con delle microfantasie. Non troppo sobria, perché si discosterebbe troppo dallo stile adottato finora.

Come sono andate le cose con il principe William d’Inghilterra, che ha indossato una sua camicia in occasione del matrimonio con Kate Middleton, nel 2011?

Anche quello accadde per caso: anzi, da un vero e proprio “fashion disaster”, che coinvolse l’allora primo ministro giapponese Yukio Hatoyama (nel 2009 il politico, cliente abituale di Inglese, in occasione di un barbecue aperto ai cittadini nella sua residenza ufficiale, indossò una camicia a quadretti molto colorata, che venne erroneamente attribuita al marchio di Ginosa, ndr). Quell’episodio ci diede un’enorme notorietà, ricevemmo visite da tutto il mondo, anche da amici molto stretti del principe e della sua consorte, che in seguito ci misero in contatto con la casa reale, con cui abbiamo instaurato un rapporto che continua ancora oggi.

Condivide le idee politiche di Trump?

Ha tanti detrattori, ma potremo giudicare se la sua elezione sarà un bene o un male per l’America solo quando lo vedremo all’opera. Trump ama l’Italia e ha dimostrato di voler valorizzare il Made in Italy e le piccole realtà. Non è cosa da poco.


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