“Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla Procura di Roma nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo”. Sono le 18,31 del 24 gennaio e Virginia Raggi pubblica sulla sua pagina Facebook un breve post in cui comunica di essere stata raggiunta da un avviso di comparizione in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex fedelissimo di Raggi arrestato per corruzione, a capo della direzione turismo del Comune di Roma. Secondo il nuovo regolamento del Movimento, Raggi non è tenuta a dimettersi, ma se le cose dovessero andare male la sindaca potrebbe dover lasciare la guida del Campidoglio.
VIRGINIA RAGGI, I REATI CONTESTATI
Sono abuso d’ufficio e falso in atto pubblico i reati contestati alla sindaca di Roma Virginia Raggi dalla procura di Roma. Il coinvolgimento nell’indagine della Procura era nell’aria da tempo e, secondo alcuni commentatori, le modifiche al regolamento del Movimento 5 stelle dal sapore garantista avevano proprio la funzione di “salvare” Raggi dalle dimissioni, proprio in uno scenario di coinvolgimento diretto in un’indagine.
IL NUOVO REGOLAMENTO: DOVERE DI INFORMAZIONE
Secondo il Codice di comportamento pubblicato lo scorso due gennaio, il “portavoce”, in questo caso Raggi, coinvolto da un procedimento giudiziario ha “l’obbligo di informare immediatamente e senza indugio il gestore del sito”, comunicazione avvenuta immediatamente, secondo quanto scritto da Raggi sul suo post: “Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle. Ho avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini”, ha scritto su Facebook. Nessun obbligo di dimissioni, allora, diversamente da quanto richiesto a gran voce dagli esponenti romani del Movimento (e dalla stessa Raggi) quando Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma, fu coinvolto in un’indagine giudiziaria poi chiusa senza alcuna responsabilità penale (qui tutti i dettagli).
LA PAROLA A BEPPE GRILLO
Dopo l’avvenuta comunicazione, a valutare il comportamento tenuto dal portavoce saranno “il Garante del MoVimento 5 Stelle (Beppe Grillo, ndr), il Collegio dei Probiviri od il Comitato d’appello” che “compiono le loro valutazioni in totale autonomia, in virtù e nell’ambito delle funzioni attribuite dal Regolamento del MoVimento 5 Stelle, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura”. Come scritto nel regolamento, i vertici del Movimento hanno 10 giorni di tempo per valutare il comportamento di Raggi. Se fosse considerato “grave” (se dovesse, quindi essere lesivo dei “valori, dei principi, o dell’immagine del Movimento 5 stelle”), potrebbero arrivare sanzioni, quali “il richiamo; la sospensione; l’espulsione”. “La condotta sanzionabile – si legge ancora nel Codice di comportamento – può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell’indagine”, quindi Raggi non può che aspettare.
COSA (NON) PUÒ FARE RAGGI
Nel frattempo, però, la sindaca pentastellata non potrà rilasciare interviste (se non passando attraverso i responsabili della comunicazione del Movimento), come ribadito in un post firmato da Beppe Grillo pubblicato proprio ieri, pena ulteriori “richiami e sospensioni”.
IN CASO DI SANZIONI…
Nel caso in cui il Garante del Movimento (o il collegio dei probiviri) dovesse valutare la condotta di Raggi come “grave” e dovesse, per questo, infliggere all’interessata una delle sanzioni previste, la sindaca potrà fare ricorso al Comitato d’Appello (“composto di tre membri, due nominati dall’assemblea mediante votazione in rete tra una rosa di cinque nominativi proposti dal consiglio direttivo dell’associazione MoVimento 5 Stelle ed uno dal consiglio direttivo dell’associazione medesima”), inviando una mail entro 10 giorni dalla sanzione. “Il comitato d’appello – si legge nel regolamento -, acquisiti eventuali chiarimenti nel rispetto del contraddittorio, può confermare la sanzione, irrogarne una più lieve od annullarla”. Tuttavia, la decisione potrebbe essere revocata dal capo politico del Movimento, ossia Beppe Grillo, che “può rimettere la decisione ad una votazione in rete di tutti gli iscritti al MoVimento 5 Stelle. La decisione dell’assemblea degli iscritti è definitiva ed inappellabile, anche se intervenuta su decisione del collegio dei probiviri”.