Declinando i sondaggi degli ultimi giorni con la sentenza uscita dalla Corte costituzionale viene fuori una parola sola: ingovernabilità. Un’Italia fondamentalmente divisa in tre, con tre forze che si equivalgono: Pd, M5S e centrodestra (Forza Italia, Lega e Fdi). E che, con le attuali due leggi in vigore alla Camera e al Senato uscite dal giudizio della Consulta, non permettono a nessuno di avere la maggioranza. Nemmeno se Pd e Forza Italia si mettessero insieme per un governo di larghe intese.
Partiamo dall’ultimo sondaggio, pubblicato su Repubblica da Ilvo Diamanti. La ricerca denota un calo di quasi due punti del M5S, probabilmente dovuto al caso Raggi: da 28,4% al 26,6 di un mese fa. Per il resto il Pd si attesta prima partito, con il 29,5, Lega e Forza Italia appaiate, con il 13,4 e il 13,2, non male Sinistra Italiana al 5,4, bene anche Fratelli d’Italia al 5,2, e infine Udc al 3,5.
Guardando poi la media tra i maggiori istituti di ricerca su sondaggi datati 3 febbraio, primo partito risulta sempre il Pd con il 30,1%, seguito dal Movimento 5 Stelle con il 27,4, Lega al 13,2, Fi al 12,6, Fdi al 4,3 e Si al 3,5. Andando a vedere i dati dei singoli istituti, per Ixè, per esempio, il Pd è al 31,1, M5S al 29,9, Lega al 13,1 e Forza Italia al 12, 4, con Fdi al 3,4. Nicola Piepoli, invece, vede i 5 Stelle più deboli, con il 27%, mentre va molto bene il Pdal 32, e in leggero calo Forza Italia col 10,5, e Lega con 11,5. Anche per Swg i grillini sono in calo, con il 27,3%. C’è poi Fabrizio Masia (in foto), il sondaggista preferito da Enrico Mentana, secondo cui il Pd viaggia sul 31,2, i Cinque Stelle sul 28, la Lega al 14, Forza Italia all’11,6, Fratelli d’Italia al 4,5, Ncd al 3,3, e Sinistra italiana al 3.
“La situazione con questa legge elettorale è di completa paralisi: non solo nessun partito o lista formata da più partiti di area (maggioranza di governo e centrodestra, ndr) raggiunge il 40%, ma nemmeno riescono a ottenere un numero di seggi tale da governare con un minimo di tranquillità”, osserva Masia.
Basandoci sulla media degli ultimi sondaggi, vediamo come funzionerebbe una simulazione. Alla Camera, con l’attuale sistema – un proporzionale con lo sbarramento al 3% – Pd e Sinistra italiana otterrebbero 221 seggi, si potrebbe arrivare a 240 con il partito di Alfano, lontani comunque dalla maggioranza assoluta di 316 deputati. Il Movimento 5 Stelle da solo otterrebbe circa 186 seggi, condannato all’opposizione. Una coalizione di centrodestra composta da Fi, Lega e Fdi si fermerebbe invece intorno ai 200 seggi. Le cose migliorano un poco con schieramenti trasversali, ma non tali da ottenere la maggioranza. Un fronte di larghe intese con Pd, Fi e Ncd raggiungerebbe circa 309 seggi, mentre un fronte populista con Fi, Lega e M5S si fermerebbe a 301. Insomma, nessun governo possibile.
Le cose non migliorano a Palazzo Madama dove, a fronte di una maggioranza di 158 senatori, il centrosinistra arriva a 112, il centrodestra (compreso Alfano) a 101 e un fronte populista a 143. L’unica a raggiungere la maggioranza con 159 seggi potrebbe essere una coalizione di larghe intese con Pd, Fi e Ncd. Maggioranza di un soffio, con un solo senatore, sempre che poi le cose vadano come dicono i sondaggi.
In questi giorni, infine, i sondaggisti si sono esercitati su una possibile lista di sinistra guidata da Massimo D’Alema, ma qui le posizioni divergono. Se qualcuno la accredita all’11%, come ha detto lo stesso D’Alema, altri sono più scettici, raffigurandola intorno all’8%. E qualcuno, come Weber, la dà addirittura al 3. “Ma ci sono ancora troppe variabili”, osserva il presidente di Ixè, “ovvero: con che legge elettorale si andrà a votare, quante forze di sinistra si presenteranno e chi saranno i compagni di ventura di D’Alema”.