Quando l’energia diventa un lusso e, alla fine, un problema. Succede anche questo nel 2017, ai tempi della quasi-liberalizzazione dei servizi e della concorrenza per calmierare i prezzi. Eppure tra i 3 e i 4 milioni di italiani hanno serie difficoltà nell’approvvigionamento di energia: dal riscaldamento, alla luce fino al gas. Il fenomeno della cosiddetta fuel poverty è stato discusso in un convegno alla Sapienza di Roma, alla presenza delle associazioni dei consumatori, dell’Autorità per l’Energia e del viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova (nella foto).
PRECARI DI ENERGIA
Il concetto è semplice. In Italia c’è chi fatica a garantirsi l’energia necessaria per vivere un’esistenza dignitosa. Qualcuno li chiama i precari di energia e forse ha ragione. Per migliaia di famiglie gas e luce costano troppo, non si riesce a pagare le bollette con il rischio di arrivare al distacco delle utenze, tornando a una sorta di medioevo dell’energia. Attenzione, essere poveri non vuol dire necessariamente essere precari di energia, non sempre almeno. Lo studio presentato alla Sapienza da Livio de Santoli, delegato per l’Energia de La Sapienza e Presidente di Aicarr ha infatti chiarito come il numero dei consumatori vulnerabili è molto ampio, perché comprende – oltre a chi non ha un reddito sufficiente – anche anziani, disabili, famiglie con bambini piccoli, malati che usano apparecchi elettromedicali e anche tutte le persone che, pur non ricadendo nelle categorie succitate, hanno abitazioni inefficienti dal punto di vista energetico. Perché accade tutto ciò?
INEFFICIENZA E POVERTA’
La risposta è in un mix di fattori. Al netto della povertà, l’altro grande fattore alla base della fuel poverty è infatti l’inefficienza. Avere un reddito dignitoso, magari una piccola pensione, può infatti non bastare ad assicurarsi l’energia necessaria a vivere, e a fine mese la bolletta può diventare un problema (dal 1 gennaio 2017 il gas ha subito un rincaro del 4,7% tanto per fare un esempio). Basta avere un’abitazione poco efficiente, cioè dotata di sistemi in grado di limitare al massimo la dispersione energetica. Ma allora dove sta il problema? Semplice, il grosso del patrimonio immobiliare italiano manca di sistemi di efficienza aggiornati. Un dato su tutti che vale più di ogni parola. In Italia circa il 60% del patrimonio edilizio è stato realizzato anteriormente al 1976, data dell’entrata in vigore dalla prima normativa italiana sul risparmio energetico, è stato spiegato.
LE SOLUZIONI
Fin qui il problema. Ora bisogna trovare la soluzione. Nel corso dell’incontro ne sono state individuate essenzialmente tre. La prima riguarda i cosiddetti bonus energetici, concessi a tutti coloro che si trovano in stato di povertà assoluta (4,5 milioni sencondo l’Istat), che però sgravano solo il 20% del costo complessivo della bolletta. Un’idea potrebbe essere o l’allargamento della platea dei beneficiari oppure una maggiore incidenza del bonus sul costo dell’energia. Una seconda proposta è quella di redigere una strategia nazionale per l’efficienza energetica, per ridurre complessivamente il numero di abitazioni non a norma. Il che potrebbe avvenire tramite incentivi, innescando ovviamente dei costi. Problema che tira in ballo la necessità di creare un Fondo nazionale dedicato all’efficienza energetica, da cui attingere le risorse necessarie a finanziare gli incentivi.
STOP AI FURBETTI (DEL GAS)
La parola efficienza è risuonata anche quando ha preso la parola il viceministro Bellanova. “I cittadini e le imprese non possono pagare i costi dell’inefficienza. E quando parlo di inefficienza parlo anche di chi ruba l’energia. Parlo dei cosiddetti furbetti del gas. Perchè quando uno si approvvigiona di gas senza pagarlo, i costi di tale truffa si scaricano direttamente sulle bollette dei consumatori. E questo deve cessare”. Per Bellanova non c’è scampo: “L’unico tema che conta è quello del risparmio energetico, consumare meno energia. Su questo il governo vuole puntare con forza, come dimostra la manovra 2017, che interviene direttamente sull’efficientamento nell’edilizia popolare e negli uffici, con una stima di risparmi talvolta vicini al 50%”.