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Edmund Burke e noi

Edmund Burke Daniele Capezzone, mattarellum

Devo ad un acuto e accurato lavoro di Tancredi Gentili l’occasione di rileggere alcune pagine di Edmund Burke.

A maggior ragione in tempi come i nostri in cui un approccio “old whig” sembra così difficile da vedere realizzato, è invece più che mai necessario tenere presente questa bussola ideale e questa chiave di lettura della realtà.

E Burke resta una miniera. Cito in ordine sparso. Primo: la sua lettera agli elettori di Bristol, in cui chiarisce come il parlamentare debba seguire la propria coscienza e le proprie idee, anche pagandone il prezzo, anziché adattarsi a seguire le convenienze particolari (o magari l’ondata di opinione di un momento).

Secondo: la sua ricerca incessante di un empirismo liberale contro il dogmatismo rivoluzionario. E in questo senso emoziona la linea di continuità ideale tra le parole di Burke e quello che (160-170 anni dopo di lui), scriverà Hannah Arendt nel suo saggio sulla rivoluzione, spiegando l’immensa distanza tra le caratteristiche della rivoluzione americana e i tratti invece più autoritari di tante pagine della rivoluzione francese.

Terzo: per la sua concezione positiva del “pregiudizio”, e quindi il valore della tradizione, del passato, del “wisdom of the ancestors”, della saggezza di chi è vissuto prima di noi.

Anche chi, come me, è forse più sensibile alla linea liberal-libertaria di Locke, non può rimanere indifferente alla grandiosità di questa intuizione: a una sorta di “partnership” tra i viventi, i morti e i non ancora nati, a un legame che tiene unita una generazione all’altra, e costituisce il fondamento di una società capace di integrare tradizione e cambiamento.

Nella povera Italia di oggi, invece, accade il contrario. Quanto al passato, ad esempio, le idee fondative e le figure decisive dell’Unità d’Italia sono ormai sepolte vive, e le istituzioni sembrano farsi un punto d’onore nell’aiutare e alimentare l’oblio collettivo e la rimozione di stato. Quanto al presente e al futuro, le generazioni attuali letteralmente uccidono e svendono (tra spesa, debito e pensioni) il destino delle generazioni future…

Per questa via, non si va lontano. E ora torniamo pure a parlare della legge elettorale, delle scissioni del Pd e della data del voto…

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