Skip to main content

L’industria farmaceutica, l’Italia e l’export. Lo studio del Cerm

Nel 2015 il commercio di prodotti farmaceutici è aumentato in volume nove volte il valore che aveva nel 1995. Tra i Paesi dell’Unione, l’Italia si piazza al secondo posto dopo la Germania per fatturato, ed esporta circa il 73% dell’intera produzione. Nel mondo, più di 7.000 medicinali sono attualmente in fase di ricerca e sviluppo, anche grazie all’impegno dei ricercatori e delle istituzioni di ricerca localizzati nel nostro Paese. Nel solo 2015, sono stati spesi circa 1,5 miliardi di euro in farmaceutica e biotech, di cui circa il 90% provenienti dal comparto privato, occupando 6.100 addetti alla R&S.

IL SEMINARIO

Sono questi alcuni degli elementi emersi dalla ricerca del centro studi Cerm (Competitività, Regole, Mercati), dal titolo “Innovazione, reti internazionali e spillover di conoscenza – Industria farmaceutica, la prospettiva internazionale e il caso Gsk in Italia”. Il seminario, organizzato da Formiche, si svolgerà domani, martedì 21 febbraio, dalle ore 15 presso il Montecitorio Meeting Center (via della Colonna Antonina 52).

CHI CI SARÀ

Lo studio sarà presentato dal professor Fabio Pammolli (nella foto), presidente del Cerm. Seguirà un dibattito in cui interverrano Luc Debruyne, presidente Global Vaccines di GSK, ed i parlamentari Emilia De Biasi, presidente commissione Salute al Senato, Maria Rizzotti, vicepresidente commissione Salute al Senato, Luigi D’Ambrosio Lettieri, senatore commissione Salute, e Federico Gelli, deputato e responsabile Sanità del Pd. Concluderà i lavori Davide Faraone, sottosegretario al ministero della Salute.

IL CASO GSK

La ricerca del Cerm si è soffermata anche su GlaxoSmithKline (GSK), il gruppo multinazionale che con le sue consociate italiane fattura circa 1,8 miliardi di euro e genera poco meno di un miliardo di valore aggiunto. “Nel nostro Paese – si legge nella ricerca – Gsk ha costituito una vera e propria filiera del farmaco, in grado di servire circa 120 destinazioni estere. Le attività italiane del gruppo rappresentano poi un interessante caso di studio per la capacità di stabilire collaborazioni di ricerca in grado di valorizzare e sostenere centri di ricerca e nuclei di competenze eccellenti all’interno del sistema della ricerca non industriale. Basti pensare alle collaborazioni che, a partire dal 2010, sono state avviate con Telethon e Fondazione San Raffaele per lo sviluppo di terapie per sette diverse malattie genetiche”.



×

Iscriviti alla newsletter