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Il vero effetto della sentenza della Consulta sull’Italicum? Non si voterà presto. Ecco perché

Alfonso Celotto

Sono finalmente arrivate le motivazioni della Corte costituzionale sulla incostituzionalità dell’Italicum. Una sentenza di 100 pagine, dettagliata ma in fondo prevedibile. Perché usa gli stessi argomenti usati nel 2014 contro il c.d. Porcellum per dichiarare incostituzionale il premio di maggioranza. E soprattutto perché invita il Parlamento a scrivere una nuova legge elettorale che renda omogenei i sistemi elettorali di Camera e Senato. Procediamo con ordine.

Innanzitutto la Corte ritiene in via generale legittimo il premio di maggioranza, anche per come previsto al primo turno dell’Italicum. Infatti questo premio di maggioranza scatta al raggiungimento di una soglia elevata (40%), da ritenere ragionevole perché “volta a bilanciare i principi costituzionali della necessaria rappresentatività della Camera dei deputati e dell’eguaglianza del voto, da un lato, con gli obbiettivi, pure di rilievo costituzionale, della stabilità del governo del Paese e della rapidità del processo decisionale, dall’altro”.

In pratica la governabilità e la stabilità consentono di sacrificare la parità del voto se si attribuisce un premio di maggioranza non eccessivo (il premio è del 14%, nel caso dell’Italicum)

Per lo stesso motivo la Corte ritiene legittima anche la soglia di sbarramento del 3%, perché “non irragionevolmente elevata” e quindi utile a “evitare la frammentazione della rappresentanza politica, e contribuire alla governabilità”.

Questi principi che erano già stati affermati nella sent. n. 1 del 2014 rendono invece incostituzionale il premio nel ballottaggio, perché “foriero di un’eccessiva sovrarappresentazione della lista di maggioranza relativa”. Infatti, come molti avevano detto, una lista può accedere al turno di ballottaggio anche avendo conseguito, al primo turno, un consenso esiguo, e ciononostante ottenere il premio, vedendo più che raddoppiati i seggi che avrebbe conseguito sulla base dei voti ottenuti al primo turno. Un premio eccessivo e quindi incostituzionale.

La Corte salva invece i 100 capolista bloccati. Perché la Corte ritiene che siano indicati su collegi piccoli e comunque bilanciati dalla possibilità di esprimere anche due preferenze nominative. Quindi non è violata la libertà di voto dell’elettore.

Infine la Corte dichiara incostituzionale la possibilità rimessa al capolista eletto in più circoscrizioni (fino a dieci) di scegliere liberamente in quale ritenersi eletto. Ritiene costituzionalmente più plausibile il sorteggio, ma invita comunque il Parlamento a trovare un’altra soluzione più rispettosa della volontà degli elettori.

Ma a fini politici il passaggio più importante è quello delle ultime righe, dove la Corte invita caldamente il Parlamento a uniformare le leggi elettorali di Camera e Senato, sostenendo – a maggior ragione dopo la bocciatura della riforma costituzionale – che “la Costituzione, se non impone al legislatore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non devono ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”.

Dopo una sentenza del genere cosa accadrà? Le indicazioni sono chiare. Deve innanzitutto intervenire il Parlamento per cercare di rendere omogenee le due leggi. Soprattutto perché oggi alla Camera avremmo un premio di maggioranza per quanto eventuale e al Senato no. Quindi? Quindi il primo effetto sarà che non voteremo certo presto, visto che inizieranno valutazioni e procedure parlamentari. Per lavorare secondo le indicazioni della Consulta.


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