Beppe Sala e Roberto Maroni hanno molti aspetti (e interessi) in comune, anche se appartengono a differenti schieramenti. Non amano le sovraesposizioni, sono disponibili ad ascoltare, non disdegnano la ricerca di larghe convergenze, insomma sono “uomini del fare”. Pur essendo sottoposti ai rischi di una navigazione in mare aperto in un mondo politico che sembra una maionese impazzita, in cui centrodestra e centrosinistra cercano affannosamente di far convivere identità e alleanze, i due devono temere più gli “amici” che gli avversari.
Non sono tempi facili per gli amministratori locali. Nei giorni scorsi un sondaggio ha attribuito a Beppe Sala l’apprezzamento del suo operato da parte del 55% dei concittadini. Il risultato non è straordinario ma non va neppure sottovalutato. Nel momento in cui la ripresa non arriva, l’Europa ci chiede di rifare i conti, l’amico Matteo Renzi non siede più a Palazzo Chigi e le disponibilità del nuovo governo a finanziare il progetto Milano potrebbero essere “indebolite”, è grasso che cola . Del resto, anche se Milano ha forti capacità di autogoverno, le gatte da pelare per il sindaco non mancano.
Sul fronte delle entrate vi sono delle novità. Il Comune intende escludere sanatorie su tasse e multe, sanzionare le famiglie inadempienti per i servizi di mensa e trasporto e ridefinire le rette scolastiche in funzione del reddito familiare ( attenzione a non favorire gli evasori). La vera novità sta nell’annuncio che la tassa rifiuti diminuirà per ogni cittadino dello 0,5% e maggiore sarà lo “sconto” per le categorie più deboli. Ciò, grazie ai maggiori introiti della lotta all’evasione, conferma il principio di “pagare tutti per pagare meno”. Manca all’appello, e questo farebbe la differenza, la riduzione dell’addizionale introdotta dalla giunta Pisapia ma l’abbassamento delle tasse “tout court” non è oggi un’impresa facile per un’amministrazione comunale.
I grandi investimenti (scali ferroviari e Arexpo in primis) hanno tempi lunghi di realizzazione e sono fortemente condizionati dai finanziamenti statali. Gli amministratori vengono giudicati in maniera più diretta su progetti che hanno un percorso temporale medio nel quale si possa ragionevolmente seguire il lavoro dall’inizio alla fine, verificarne la congruità e il reale beneficio per la città. L’edilizia popolare è un esempio decisivo per dar corpo alla riqualificazione delle periferie. Questi progetti devono essere finanziati in buona misura dalle amministrazioni locali ma Palazzo Marino, non volendo aumentare il prelievo fiscale né essendo in condizione di tagliare in misura significativa le spese, ha preso la decisione di liquidare le quote di partecipazione del Comune in Serravalle SpA per pagare la ristrutturazione di alcune migliaia di alloggi pubblici comunali e renderli utilizzabili.
L’edilizia popolare a Milano è una realtà assai consistente, seppur in condizioni di degrado, amministrata separatamente da due soggetti, Aler ed MM che rispondono ad “azionisti” differenti ( Comune e Regione). Le pregresse enormi difficoltà finanziarie (in particolare di Aler), il livello spaventoso dei mancati pagamenti dei canoni e delle spese, l’aggravarsi del fenomeno delle occupazioni illegali non sono spiegabili solo con i limiti e gli errori del management ma con l’assenza di una politica che non è mai stata disponibile ad accettare l’impopolarità delle decisioni necessarie al risanamento degli enti e del patrimonio abitativo. L’invito a Sala e a Maroni è quello di unire le forze contro il degrado per una gestione comune dell’edilizia residenziale pubblica a Milano assumendone fino in fondo le responsabilità.
Un modello analogo di intesa Regione Comune potrebbe funzionare per affrontare in termini organici una strategia di razionalizzazione, integrazione e potenziamento di tutto il sistema di trasporto pubblico metropolitano e regionale (ATM, Ferrovie Nord e Trenitalia) e della lotta a tutte le fonti dell’inquinamento ambientale a partire dal riscaldamento degli edifici e dalle attività industriali. Sarebbe necessario ricuperare ingenti risorse per dar vita a un sistema di trasporto pubblico locale moderno ed efficiente, integrato nella rete nazionale e internazionale e in grado di costituire un’alternativa all’uso dei mezzi privati, con un piano di abbattimento dei livelli di inquinamento attraverso l’utilizzo incentivato di nuove tecnologie in tutti i settori interessati. Ciò potrebbe servire, oltre che ad allontanare le sanzioni della UE, ad aumentare fortemente l’attrattività del territorio. In questo caso avrebbe un senso la scelta politica di alienare il patrimonio pubblico non strategico (come la SeA, dove il Comune è ormai da tempo un socio di maggioranza” silente”, pur traendo cospicue cedole, ma oggettivamente non in grado di condizionare la politica del trasporto aereo ) per destinarlo ad altrettanti investimenti dove si ritiene più utile la presenza pubblica.
La questione immigrati è un altro terreno in cui Regione e Comune dovrebbero esplorare terreni di azione convergente. La nuova linea del Governo, sotto la spinta del neo ministro Minniti non solo ha cambiato rotta nella gestione dell’immigrazione sul territorio nazionale, con l’obiettivo di distinguere tra rifugiati e non, ma soprattutto ha scelto la linea più logica, anche se politicamente scomoda e di non semplice attuazione, di realizzare un’intesa col governo libico di Tripoli per impedire la partenza dei barconi. Tutto ciò avrebbe un senso se in futuro i migranti soccorsi in mare fuori dalle acque territoriali fossero condotti in centri di accoglienza, sotto il controllo internazionale, realizzati sulla costa africana. L’assessore di Milano alla sicurezza, Carmela Rozza, ha parlato di “nuovo equilibrio tra solidarietà e regole” che dovrà presiedere la rivisitazione delle forme di accoglienza. Al di là degli interessi elettorali un leghista “riformista” come Maroni dovrebbe anche badare al sodo.
Infine esiste anche la “variabile giudiziaria”. Sia Sala che Maroni sono toccati da vicende insidiose che potrebbero indebolirli. Senza entrare nel merito di indagini e sentenze che faranno il loro corso, l’antidoto più efficace è quello di riprendere l’iniziativa politica offrendo ai cittadini un progetto strategico capace di riqualificare il territorio, di renderlo migliore, più sicuro e più attrattivo. Il sindaco Sala ha di fronte a sé un periodo di governo sufficientemente ampio per farsi apprezzare mentre il presidente Maroni sta addirittura pensando di anticipare le elezioni in Lombardia avendo già deciso di ricandidarsi. Aggiungere al proprio programma elettorale scelte coraggiose non sarebbe dannoso.