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Vi racconto gli effetti controversi del Muslim Ban di Donald Trump

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L’Indipendent ha riportato qui la storia di uno scienziato Usa (con un nome esotico, indiano per la precisione) che è stato fermato all’aeroporto dagli ufficiali del CBP, Customs and Border Patrol, la polizia di frontiera del Paese, e detenuto insieme ad altri sospetti di aver violato il Muslim Ban. Per essere rilasciato è stato obbligato a fornire il PIN del suo telefono professionale.

Sidd Bikkannavar, che fa l’ingegnere e lavora per il Laboratorio di propulsione Jet della Nasa ha tentato di proteggere il contenuto riservato del suo telefono, ma non ha potuto farne a meno: eppure non era stato in nessuno dei Paesi coinvolti nel Muslim ban e stava tornando da un viaggio a Santiago del Cile. E’ stato il suo nome, secondo quello che ha riferito, a destare sospetto. La vicenda risale al 30 gennaio. Ed è probabile che ne sentiremo molte altre con il passare die giorni e delle settimane.

MUSLIM BAN SOSPESO, MA TRUMP CI RIPROVA

Attualmente il Muslim ban è stato sospeso dal tribunale di Washington e dalla Corte federale d’appello, ma Donald Trump sta tentando di ripristinare il bando all’ingresso negli Usa da parte di chi proviene da alcuni Paesi musulmani, sette in tutto, tra cui la Siria.
Eppure alla frontiera la Custom and Border Patrol pare essersi irrigidita sul serio. Tanto che l’11 febbraio la brutta esperienza di essere trattato come un abusivo è toccata a un cittadino italiano, Alfredo Bisogno, che lo racconta qui. Manager della Digicel, una società di telefonia mobile che lavora in 31 Paesi tra Caraibi, Usa e Asia Pacifica, Alfredo è uno dei tanti italiani in fuga, vive e lavora ad Antigua, viaggia verso gli Usa con una certa frequenza (5 volte nel 2015, l’ultima volta lo scorso agosto) e ha una figlia che è nata a Miami e che è, dunque, cittadina di quel Paese. Eppure l’11 febbraio, la CBP lo ha respinto al mittente.

BLOCCATO ALLA FRONTIERA

“Ho vissuto 7 anni in Irlanda, ci sono andato dopo la laurea – dice Alfredo a Formiche.net – Dopo varie esperienze lavorative mi è stato offerto un lavoro ad Antigua come commercial analyst alla Digicel per la regione Caraibi Est. Ho viaggiato in quasi tutte le isole caraibiche e sono stato anche in Suriname e Guyana in Sud America per lavoro, e in Florida, nel 2014, quando è nata mia figlia al Mount Sinai a Miami Beach, il momento più bello della mia vita, sia per la sua nascita che per l’esperienza nella magic city. Non c’è posto migliore al mondo, ci sono stato quasi 3 mesi e ripassato molte volte per lavoro, conosco tutte le strade a memoria oramai: è parte di me. Sabato 11 febbraio stavo andando proprio a Miami, per delle visite mediche e rinnovare il passaporto, avevo anche appuntamento al consolato. Antigua non ha il custom office, come Dublino o Aruba, dove gli Stati Uniti hanno il board control al punto di partenza. Tutti arrivano in America e poi passano il border control. Dopo aver fatto il check-in e il controllo sicurezza, quando mi sono recato al gate mi hanno negato l’imbarco, un impiegato della compagnia aerea mi ha notificato che il Custom and Border Control ha inviato istruzioni di non farmi salire a bordo. E’ stata una scena apocalittica, mi sono passati in mente tutti i momenti passati in America e i miei piani e sogni, un giorno mi sarebbe piaciuto andare a vivere lì. È stata una wake up call. Probabilmente non c’è niente di personale, il motivo è che non daranno l’Esta (un permesso per viaggi multipli che ha una validità di due anni, ndr) facilmente, ho sentito degli irlandesi avere lo stesso problema, e altri colleghi mi han detto di loro amici europei che hanno avuto l’Esta negata al momento della richiesta online, quando hanno tentato di fare il rinnovo. A casa sabato sera ho cercato di fare il rinnovo, mi è stato rifiutato. Nessuno mi dà informazioni, l’ambasciata americana mi ha detto di applicare per un visto B, il consolato italiano mi ha detto di chiedere ad un avvocato aiuto per ricevere info sul caso”.

Effetto Trump? Non è dato saperlo. Ma fa male la sola idea che le frontiere si possa chiudere progressivamente. Che un cittadino di un Paese storicamente amico degli Usa, una persona incensurata, con una figlia che degli Usa è cittadina, abbia dovuto attraversare quest’incubo.



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