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Ecco chi ostacola davvero i rimpatri

Franco Gabrielli

L’aumento degli sbarchi è evidente, ma il periodo è troppo breve per trarre conclusioni su tutto il 2017; il 100 per cento dei migranti che arrivano sono fotosegnalati, ma non si può calcolare con precisione quanti siano gli “irregolari” in Italia: certamente centinaia di migliaia; alcuni fondi previsti nei decreti legge appena varati dal governo serviranno anche per organizzare voli charter. Mentre in Parlamento è in corso la discussione per la conversione dei decreti legge sulla sicurezza e sull’immigrazione, l’audizione di Franco Gabrielli dinanzi alla commissione d’inchiesta della Camera sull’accoglienza dei migranti ha consentito al capo della Polizia di precisare alcuni passaggi sulla situazione attuale e anche di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Una novità è l’annuncio che entro il mese di marzo saranno operativi due nuovi hotspot, a Messina e a Mineo (Catania), in aggiunta a quelli di Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto già in funzione. Sappiamo bene che finché le altre nazioni europee non accetteranno i ricollocamenti previsti l’Italia continuerà a soffrire più del dovuto e Gabrielli lo sottolinea senza giri di parole: “Noi abbiamo onorato gli impegni con l’Europa sui migranti, dall’apertura degli hotspot alle identificazioni, ma non mi sembra che l’Europa abbia rispettato gli impegni sui ricollocamenti. Tutti vengono a farci le pulci, ma noi i compiti a casa li abbiamo fatti, mentre l’Europa per l’ennesima volta ci ha lasciati in braghe di tela”.

Le cifre sono da brividi: sono 15.844 le persone sbarcate al 7 marzo, il 70,2 per cento in più dello scorso anno. Il trend è evidente, anche se il capo della Polizia invita alla prudenza sulle previsioni perché “nello stesso periodo dello scorso anno gli arrivi erano diminuiti rispetto al 2015” e poi invece c’è stato il boom. Dal 2014 sono arrivate dalla rotta del Mediterraneo ben 505 mila persone e nell’ultimo periodo è cambiata la provenienza, con un calo dell’84 per cento di siriani, del 41 per cento di somali e del 48 per cento di eritrei. Sono invece aumentati gli arrivi dall’Africa Sub sahariana, in particolare da Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Senegal, oltre che dall’Egitto e dal Bangladesh. Nonostante gli incontri con i Comuni e le Regioni, la prevista istituzione di un Cpr (centro di permanenza per i rimpatri) in ogni regione per un totale di 1.600 posti fa venire il mal di pancia alle amministrazioni locali, anche perché è un tema squisitamente “politico” che certamente entrerà del dibattito delle prossime elezioni amministrative. Anche su questo Gabrielli è stato chiaro: “Da un lato si vuole che gli irregolari vengano espulsi, dall’altro non si vuole che i Centri per i rimpatri si facciano sui propri territori. Siamo il classico paese ‘Nimby’ (non nel mio giardino, ndr), ma tutti dobbiamo concorrere”.

Senza riferirsi a nessuno in particolare, Gabrielli ha anche respinto le critiche che arrivano da ambienti ipergarantisti che contestano il rilevamento delle impronte digitali ai migranti, che invece è obbligatorio per i maggiori di 14 anni. La normativa europea “concede 72 ore per il completamento delle operazioni” e l’obbligo è ribadito “dal decreto legge da poco approvato che considera il rifiuto come sintomatico del rischio della fuga, fatto che legittima il trattenimento di questi soggetti nei Centri di permanenza per il rimpatrio”. In sostanza bisogna “eliminare l’illusione che l’obbligo al fotosegnalamento possa essere eluso”. Mentre nel 2016 si era arrivati al 97 per cento dei fotosegnalamenti, i dati al 1° febbraio scorso indicano il 100 per cento. Allo stesso modo, non c’è niente di inquisitorio nel “foglio notizie” che ogni arrivato deve riempire per fornire le prime sintetiche notizie su di sé, uno “screening preliminare” dopo il quale c’è il fotosegnalamento che a sua volta non impedisce al migrante di chiedere asilo, se pensa di averne diritto. Nel complesso, il messaggio di Gabrielli è stato quello di eliminare ogni possibile dubbio o polemica.

Il tasto dolente resta quello dei rimpatri, anche perché la situazione creatasi in tanti anni porta a un numero di irregolari che il capo della Polizia, rispondendo a un parlamentare, non ha saputo quantificare: “Sono centinaia di migliaia”. Nell’ultimo anno, ha aggiunto, “sono stati rintracciati 41.473 irregolari e ne sono stati effettivamente espulsi 18.664”. Seguendo le richieste europee, il decreto legge in materia punta proprio ad aumentare il numero delle espulsioni, utilizzando anche voli charter. Dopo aver confermato che nei barconi di migranti non ci sono riscontri di infiltrazioni terroristiche, il rischio sul territorio nazionale è rappresentato da connessioni con la criminalità. “La radicalizzazione è una conseguenza” ha ripetuto Gabrielli perché spesso deriva dal sentirsi emarginati. E qui si arriva al tema politico-sociale di fondo: da un lato “bisogna accettare l’idea che non possiamo accogliere tutti”, dall’altro si deve arrivare a una vera integrazione.

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, nel frattempo ha firmato il decreto di approvazione del nuovo schema di capitolato per la fornitura di beni e servizi alle strutture che accolgono i migranti, dopo aver recepito le indicazioni dell’Autorità anticorruzione. Com’era stato anticipato in sede di presentazione delle nuove norme, non ci sarà più un gestore unico perché l’appalto sarà diviso in quattro lotti a seconda delle prestazioni; ci sarà la tracciabilità dei servizi per l’aggiudicazione dell’offerta più vantaggiosa economicamente, ma premiando la qualità e dunque scoraggiando i ribassi eccessivi; è prevista una clausola sociale finalizzata alla stabilizzazione del personale impiegato; il Viminale effettuerà un maggiore controllo con possibilità di ispezione e monitoraggio.

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