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Le sfide dell’Europa tra difesa e investimenti

difesa,

L’editoriale di “Fabbrica società” il giornale della Uilm on line da domani

Le immagini della capitale d’Italia hanno fatto da sfondo alle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. I leader della Ue riuniti in Campidoglio e i cortei dei cittadini europei in corteo per le strade capitoline. I capi di Stato e di governo di 27 nazioni hanno firmato una dichiarazione in cui riaffermano il processo di unificazione europea.

I VALORI DELLA SICUREZZA E DELLA DIFESA

In effetti, il testo in questione punta soprattutto a riaffermare le priorità dell’economia, della difesa e della sicurezza, dei diritti sociali. Si tratta di temi fondamentali per il nostro Paese che ha davvero bisogno di rafforzare la cooperazione industriale e sociale. In Italia, dall’inizio della crisi del 2008, un quinto dell’apparato industriale si è perso e si conta più di un milione di disoccupati.

IN MANIFATTURA COMANDANO I TEDESCHI

“Nella manifattura continentale –spiega Paolo Bricco, giornalista de “Il Sole 24 Ore”- a dettare le regole sono i tedeschi. Il gioco è duro. E comandano loro. I tedeschi, dalla caduta del Muro di Berlino, hanno compiuto una pianificata e sistematica politica di apertura di fabbriche dell’Est Europa. I risultati sono eloquenti. L’economia italiana si è integrata con quella tedesca. Ma quella tedesca ha scelto di ridurre gli ordini per le nostre filiere a favore di quelle dell’Est Europa”. Risultato? La Germania ha preso molta forza, in termini di domanda finale, dall’area dell’euro, ma non ne ha restituita altrettanta.

PINOTTI E I SISTEMI COMUNI PER LA DIFESA

Insomma occorre che la Germania non corra da sola, ma che lo faccia almeno insieme ad Italia e Francia. In questo senso si può iniziare proprio dal settore della difesa e della sicurezza. E’ importante ricordare che solo nel mese scorso a Bruxelles i ministri degli Esteri e della Difesa dei 28 Paesi Ue (c’era ancora la Gran Bretagna)  hanno approvato il comando unificato a Bruxelles per le missioni non esecutive. “Nel momento in cui – spiega Roberta Pinotti, ministro della Difesa- si sta pensando di aumentare la spesa per la difesa fino al 2%, come richiesto dalla Nato, si potrebbe pensare di scorporare dal Patto di stabilità parte delle spese per la difesa e, in modo particolare, quelle che riguardano progetti comuni. Questo incentiverebbe la creazione di progetti di interesse comune. L’industria italiana della difesa ha eccellenze di prodotto che possono interagire con un progetto di difesa europea Penso in particolare a processi di aggregazione che, salvaguardando gli interessi di ciascuno Stato, consentano anche a Paesi come il nostro di specializzarsi nelle eccellenze”.

SOSTENERE GLI INVESTIMENTI PUBBLICI

Inoltre, va tenuto presente, che nei prossimi cinque anni si prevedono in Europa investimenti per oltre cinquanta miliardi di euro a favore della digitalizzazione industriale. Capitali utili, ma non sufficienti a garantire la crescita, in particolar modo qui da noi. Servono ulteriori investimenti pubblici e privati. I primi potrebbero essere garantiti  dalla limitazione delle restrizioni previste dal “Fiscal Compact”, attraverso l’esclusione dai parametri di bilancio degli investimenti in conto capitale, come suggerito per il settore della difesa proprio dal ministro Pinotti.

 LIBERARE GLI INVESTIMENTI PRIVATI

Per sostenere, invece, gli investimenti privati ci vorrebbe un mercato unico Ue dei capitali ed una politica che si assuma la responsabilità di liberare risorse attraverso agevolazioni fiscali e normative.

Queste sono le nuove scelte costituenti che l’Europa deve fare.


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