Skip to main content

Perché non finirà a Mosul la guerra a Isis

A Mosul è in corso da ottobre una battaglia epocale. L’esercito iracheno e i suoi alleati vogliono riconquistare la roccaforte occidentale del Califfato. Caduta nel giugno 2014 sotto il controllo dei tagliagole, Mosul ha assunto subito un valore simbolico per la causa jihadista: è qui che, pochi giorni dopo la clamorosa vittoria, Abu Bakr al- Baghdadi si incoronò califfo di tutti i musulmani. Che ora venivano esortati a giurare fedeltà al comandante dei credenti e a fare l’egira, la migrazione nel territorio dove finalmente si stava instaurando un autentico ordine islamico. 
 
È proprio nella grande moschea di Mosul che il neo-califfo fece un gesto clamoroso: pronunciò un sermone ripreso e diffuso in tutto il mondo, su più piattaforme, tradotto simultaneamente in varie lingue. L’uomo di cui fino a quel momento si disponeva di un’unica fotografia risalente a molti anni prima si presentava ora a volto scoperto. 
 
L’Isis non c’era più: al suo posto era sorto uno Stato islamico che ambiva a restaurare la lontana gloria dell’islam imperiale. Fu una calamita: in decine di migliaia accorsero per diventare mujaheddin o, come li chiamiamo noi, foreign fighter. 
 
Al suo climax, l’Isis poteva contare su una forza di 45.000 uomini provenienti da più di 100 paesi. Europa inclusa (più di 5.000). Asset che torneranno utili quando lo Stato islamico cominciò a fomentare, e a organizzare in proprio, attentati in Occidente. Ecco, la minaccia per l’Europa e per il mondo intero è ora costituita dai foreign fighter sopravvissuti che, ove non decidano (come stanno facendo in molti) diventare “martiri” nello scontro finale con i nemici, faranno ritorno. Qui. 
 
Uno dei massimi esperti di terrorismo jihadista ha stimato che una piccola ma pur pericolosa percentuale di “returnees” entra in azione in patria. Si vendicheranno della nostra partecipazione alla coalizione anti-Isis, come hanno già fatto ripetutamente. 
 
Ricordiamo comunque che la minaccia jihadista per noi non è rappresentata dai soli foreign fighter. Ci sono anche i soggetti radicalizzati o auto-radicalizzati che nutrono simpatia verso il grande brand dello Stato islamico e,magari, sono in contatto via social network. I famosi lupi solitari, che poi tanto solitari non sono. L’annunciata sconfitta delle truppe del califfo Ibrahim avverrà forse davvero entro l’anno. 
 
Sarà una bella notizia, ma non la fine della guerra. Perché il virus jihadista è ormai in circolazione ovunque e ha infettato migliaia e migliaia di persone. Come affrontare questa sfida sarà uno dei temi centrali della difesa e della sicurezza dei prossimi decenni, purtroppo.


×

Iscriviti alla newsletter