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Orti, un tavolo per parlare di economia dei territori

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L’economia della Puglia sembra volere uscire dal lungo tunnel della crisi, anche se l’attuale tasso di crescita non è certo entusiasmante (1,2% su base annuale, comunque migliore della media nazionale). E anche nel quasi decennio di buio alle spalle, la performance della Puglia è stata migliore rispetto al resto del Mezzogiorno, che ha lasciato sul terreno il 12,7% del PIL pro-capite dal 2007 ad oggi (contro il 9,7% della Puglia). Un dato confermato dal minore ricordo da parte delle imprese pugliesi alla Cassa Integrazione Guadagni ed altri sussidi da politiche passive del lavoro rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno e alla media italiana.

Sono alcuni dei dati di apertura del Rapporto I-Com sull’economia pugliese, presentati nel #TavoloPuglia organizzato a Bari nell’ambito dell’Osservatorio ORTI (Osservatorio sulle relazioni tra territori e imprese).

Nel Rapporto emerge anche che sul sistema economico regionale continuano a pesare come macigni tre tradizionali limiti strutturali dell’economia italiana, che in Puglia si presentano in forma ancora più accentuata: il nanismo delle imprese, la scarsa produttività dei fattori produttivi e la bassa propensione alla ricerca, in particolare del settore privato.

Le imprese pugliesi, come quelle italiane, sono prevalentemente di piccole dimensioni ma il numero di addetti medi per impresa in Puglia è inferiore alla media italiana (2,8 addetti per impresa rispetto a 3,7).

In Puglia la produttività del lavoro è inferiore sia alla media italiana (62 mila euro) che alla (già bassa) media del Mezzogiorno (50 mila euro), e pari a circa 48 mila euro di valore aggiunto per unità di lavoro.

La spesa in Ricerca e Sviluppo, che vale in Italia l’1,4% del PIL (dati 2014), è pari in Puglia all’1,0% del PIL (ancora più basso, sia pure di poco, della media del Mezzogiorno, pari all’1,1%). Gli addetti alle attività di ricerca e sviluppo sono l’1,7% del totale, la quota percentuale più bassa tra le regioni del Mezzogiorno e inferiore alla media nazionale (2,3%).

Colpisce anche la composizione della spesa in R&S (molto simile peraltro a quella delle altre Regioni del Mezzogiorno). Nella Regione la maggior parte della spesa in Ricerca e Sviluppo è sostenuta dalle università (56%), il doppio rispetto alle imprese. Una situazione rovesciata rispetto alla (già tutt’altro che virtuosa) media italiana, dove la quota maggiore della spesa è sostenuta dalle imprese (il 55%), mentre circa il 28% dalle università pubbliche e private.

Sullo sfondo, come nota di speranza, la crescente attrattività della Regione.

Migliorano rispetto al passato la bilancia commerciale e l’export, la presenza di imprese a capitale estero e i flussi turistici in entrata.

Il saldo commerciale della Regione con i Paesi al di là dei confini nazionali continua a migliorare anche se resta di segno negativo. Nonostante il calo del 2016 dell’export distrettuale, che in Puglia pesa per il 39% dell’export complessivo (contro una media italiana del 23% e più di qualsiasi altra Regione del Mezzogiorno).

Sul risultato negativo conseguito complessivamente dai distretti pugliesi influiscono soprattutto le performance delle imprese distrettuali della meccatronica barese (-11,1% nei primi 9 mesi del 2016) e dell’olio e pasta del barese (-9,5%). Cali di export che non sono controbilanciati dai sorprendenti risultati conseguiti dal sistema moda e dal distretto del mobile imbottito della Murgia, che dopo anni di grande sofferenza hanno chiuso il 2016 in positivo. Da sottolineare anche la performance del Polo tecnologico dell’aeronautica (+3,6%).

Negli ultimi anni, la Puglia ha registrato una crescita importante delle imprese a partecipazione estera presenti nella Regione. Dal 2008 al 2014, il numero di multinazionali in Puglia è aumentato da 74 a 117, un aumento del 58%. Anche se l’apertura ai capitali esteri è ancora limitata se si considera che l’incidenza delle multinazionali in Regione, calcolata come il rapporto tra il numero di imprese a partecipazione estera e il numero di imprese attive in Regione, è pari a 0,5 multinazionali ogni 1000 imprese contro la media italiana di 2,9 multinazionali ogni 1000 imprese.

Passando al turismo e alla capacità della Regione di intercettare i flussi italiani ed esteri, a fronte del calo della domanda interna, la Puglia è riuscita a mantenere una dinamica dei flussi turistici in aumento, grazie al boom di presenze e arrivi dall’estero (rispettivamente +45% e +59% tra il 2010 e il 2015). Anche qui, però, il tasso di internazionalizzazione (il 20% del totale delle presenze e degli arrivi) deve aumentare ancora di molto, per avvicinarsi alla media italiana del 50%.

Sempre che i turisti riescano ad arrivare in Puglia. Il trasporto autostradale e ferroviario appare decisamente meno sviluppato che in altre regioni (in attesa dell’alta velocità), leggermente migliore la situazione del trasporto aereo e portuale.

Rimanendo sul tema infrastrutture, la Puglia fa registrare numeri da primato nell’energia elettrica. Tra le regioni del Sud, si conferma prima in quanto a produzione di energia elettrica sia termoelettrica che rinnovabile (15% e 9% del totale nazionale, rispettivamente), vantando anche il saldo positivo più elevato tra l’offerta e la domanda (17,8 TWh) e non paragonabile in alcun modo a nessuna delle altre regioni del Sud. Questa posizione di leadership, che perdura da alcuni anni, si sta trasferendo anche ad altri ambiti, come quello in forte ascesa della mobilità elettrica. Dove la Puglia si afferma come la Regione più all’avanguardia tra quelle del Mezzogiorno, con 37 colonnine di ricarica ogni 10.000 kmq contro una media di 13 (quella nazionale è però pari a 49).

Grossi investimenti sono previsti nei prossimi anni nelle reti di trasporto e distribuzione di energia elettrica e gas. Sempre che le opposizioni locali, spesso pretestuose, non intralcino investimenti di beneficio evidente per il sistema energetico nazionale e regionale.

Per quanto riguarda le reti TLC, molto elevata la copertura del 4G, che in Puglia è ancora superiore rispetto alla media nazionale. Passando alla rete fissa, se la Puglia appare in una situazione di vantaggio rispetto ad altre regioni sulle reti a 30 Mbps (79% di copertura contro il 40% nazionale), resta scarsa, in Puglia come nelle altre regioni del Mezzogiorno (ad eccezione della Campania), la copertura in fibra veloce a 100 Mbps e oltre (5% di copertura contro l’11% nazionale). La situazione è però destinata a cambiare in poco tempo perché Bari è tra le prime 5 città in Italia, insieme con Perugia, Catania, Venezia e Cagliari, in cui si sono avviati, ad opera di Enel Open Fiber, i lavori di cablaggio di una rete in fibra ottica in FTTH (Fiber to the Home), in grado di supportare velocità di trasmissione di 1 Gigabit al secondo sia in download che in upload. Il Rapporto segnale anche la copertura con fibra di 2 distretti industriali in Puglia (su 8 complessivi in Italia) lanciata da Vodafone lo scorso ottobre.

Su questo sfondo economico con qualche luce e ancora molte ombre, appare in miglioramento il barometro delle relazioni tra territori e imprese. Due sono i principali indizi presentati nel Rapporto I-Com.

Come evidenzia la parte del report curata da Gianluca Sgueo, la Puglia, quanto ad ascolto e ricezione delle istanze provenienti dal territorio, è tra le regioni più innovative d’Italia. È del 2005 la creazione del primo assessorato regionale alla Trasparenza e alla Cittadinanza Attiva del nostro Paese. A ciò si aggiungano, per un verso, l’attribuzione, dal 2016, di funzioni strategiche all’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione, e per altro verso il progressivo potenziamento dell’Assessorato allo Sviluppo Economico. Il risultato è quello di una macchina amministrativa dinamica, capace di assecondare le priorità dei vertici politici rimanendo funzionale alle esigenze espresse dal tessuto imprenditoriale.

Anche rispetto al sempre scivoloso fenomeno del ritardo dei pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche, i numeri indicano una situazione piuttosto virtuosa, se non a livello assoluto, quantomeno in termini relativi. L’analisi dell’indicatore di tempestività nei pagamenti delle amministrazioni pubbliche pugliesi mostra infatti che la Regione Puglia è la più virtuosa tra le Regioni del Mezzogiorno, lo stesso vale per il Comune di Bari rispetto al confronto con gli altri Comuni capoluogo di Regione del Sud Italia. Il dato, invece, sulle province pugliesi è meno positivo e mostra che tutte pagano in ritardo i propri fornitori, così come le ASL della Regione (anche se il miglioramento della performance media nell’ultimo anno di rilevazione è stato significativo).

Insomma, il lavoro da svolgere è ancora molto ma i segnali positivi che pure ci sono devono spingere tutti, istituzioni e imprese, a lavorare per risolvere i limiti presenti e rafforzare i trend positivi degli ultimi anni, a partire dalla crescente attrattività della Regione verso l’estero.


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