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Ecco come i media in Russia hanno celato le proteste pro Navalny e anti Medvedev-Putin

Domenica 26 marzo migliaia di persone sono state protagoniste di una manifestazione non autorizzata contro la corruzione del governo lungo le strade delle principali città russe, da Vladivostok a San Pietroburgo, fino alla capitale Mosca (dove circa in ottomila sono scesi in piazza).

LE RAGIONI DELLE PROTESTE

Le ragioni delle manifestazioni erano contenute in uno video diffuso dalla “Fondazione contro la corruzione in Russia”, che dimostrava come il primo ministro Dmitri Medvedev, fedele scudiero del presidente Vladimir Putin, ha accumulato una fortuna miliardaria tra possedimenti terrieri, ville, yacht. Simbolo della protesta, delle papere di gomma, rappresentazione ironica di un allevamento di anatre, uno di quei possedimenti discussi derivanti dal frutto di anni di corruzione.

L’ARRESTO DI NAVALNY

La Fondazione è stata creata da Alexei Navalny, il leader simbolico dell’opposizione a Putin.

Navalny è stato arrestato domenica appena sceso dalla metropolitana, mentre cercava di raggiungere a piedi piazza Pushkin, ritrovo della manifestazione di Mosca.

Il blogger attivista politico russo negli ultimi anni è stato incarcerato diverse volte. Sostanzialmente si è trattato di arresti per ragioni politiche. A febbraio è stato condannato per appropriazione indebita, nella ripetizione di un processo che la corte europea per i diritti aveva già valutato come illegittimo nel 2013. Quest’ultima condanna dovrebbe costare a Navalny la possibilità di candidarsi alle presidenziali del 2018, dove aveva annunciato di voler sfidare Putin (che molto probabilmente si ricandiderà).

LE MIGLIAIA DI ARRESTI

Domenica l’arresto del leader dell’opposizione per opera della polizia antisommossa russa è stato problematico, perché gli altri partecipanti alla manifestazione prima hanno cercato di impedire ai poliziotti di prendere Navalny, poi hanno bloccato il bus della polizia che lo stava portando in carcere.

Le persone incarcerate sono state centinaia (il numero, secondo i reporter dei media occidentali, oscilla tra i 500 e 700). Queste misure di sicurezza sono conseguenza dell’inasprimento delle leggi sull’ordine pubblico voluto da Putin dopo le proteste del 2011-2012. Stante alle norme, chiunque partecipi a manifestazioni non autorizzate, come quelle di domenica, può essere portato in galera dalla polizia. Navalny per esempio, pare sia stato accusato (e subito arrestato) di aver violato l’articolo 20.2 del codice amministrativo russo, che è quello che regola le procedure per organizzare manifestazioni e cortei. Nonostante questo, in migliaia hanno deciso di sfidare la legge e domenica sono scese in piazza per manifestare contro il sistema corrotto e antidemocratico che governa la Russia.

IL SILENZIO DEL GOVERNO

I media di Stato hanno deciso di ignorare quanto accaduto. Né Rossiya-24, né Sputnik o Russia Today (megafoni del Cremlino tradotti in altre lingue) hanno parlato domenica delle manifestazione (Russia Today è uscita poi, molto in ritardo, con un pezzo che riguardava le manifestazioni, spiegando sostanzialmente le ragioni, legali, degli arresti). Tanto meno degli arresti.

La linea dell’indifferenza è stata scelta anche dal governo, che finora non ha diffuso commenti ufficiali. Invece secondo le analisi di diversi media occidentali, per esempio il New York Times, o l’Associated Press, quelle di domenica sono state le più grosse e importanti proteste organizzate negli ultimi cinque anni. Lo sono state anche e soprattutto perché hanno dimostrato che le opposizioni riescono a muovere fette di popolazione (e di elettorato, quindi) nonostante il governo abbia intrapreso una linea molto severa e repressiva nei confronti delle manifestazioni pubbliche – ossia, quelle persone hanno sfidato “le armi” del Cremlino.

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