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Tutte le contraddizioni della Bolkestein denunciate da Federterme (Confindustria)

Prosegue il viaggio di Formiche.net tra i settori dell’industrie direttamente coinvolti dalle liberalizzazioni imposte dalla direttiva Bolkestein. Questa volta (in precedenza si è parlato di balneari e ambulanti) tocca alle terme (ma la questione ha finito per riguardare anche le aziende di imbottigliamento, ancorché si tratti di imprese industriali e non di servizi), un sistema da 378 stabilimenti, compresi i siti di imbottigliamento, distribuiti in 20 regioni e 170 comuni, in grado di generare fino a 1,5 miliardi di fatturato a fronte di una forza lavoro di 60.000 addetti. Anche qui il medesimo spauracchio. La messa a gara degli impianti, con conseguente, dicono gli imprenditori termali, snaturamento di un’industria basata sull’esperienza frutto di anni di lavoro. Stavolta però ci sono anche degli aspetti più tecnici che sembrano cozzare con la realtà delle terme.

LE TERME TRA SPERANZE DI RILANCIO E SPAURACCHI EUROPEI

Lo spettro della Bolkestein si è materializzato in Parlamento sull’industria termale (il 27 gennaio il governo ha approvato la delega con cui legiferare in materia di Bolkestein) proprio nel momento in cui lo stesso Parlamento tenta il rilancio termale, attraverso una proposta di legge presentata congiuntamente a Camera e Senato (qui l’articolo di Formiche.net relativo all’iniziativa). Con cui sbloccare, tra le altre cose, una sessantina di milioni in favore dell’industria termale. Ironia della sorte, nel testo, che a Montecitorio porta la firma del dem Edoardo Fanucci, si chiede l’esclusione delle imprese termali dalla Bolkestein.

IL RUOLO DI FEDERTERME

In attesa che le proposte di legge vengano incardinate nei due rami del Parlamento, le terme italiane provano a giocare la partita contro Bruxelles e le sue regole in materia di liberalizzazioni delle concessioni demaniali. Federterme, l’associazione confindustriale che raggruppa le imprese termali, da tempo denuncia la necessità di escludere le proprie industrie dalla Bolkestein. “Questo è un Paese strano, che si fa male da solo. La Bolkestein in molti Paesi è stata messa tranquillamente da parte, non si capisce perchè qui non lo facciamo”, ripete da tempo il presidente Costanzo Jannotti Pecci (nella foto).

LA BOLKESTEIN? UN EQUIVOCO

E’ lo stesso Jannotti Pecci a tornare sull’argomento, chiarendo a Formiche.net alcuni aspetti tecnici: “Noi non siamo solo imprese del benessere, facciamo attività sanitaria, terapeutica, svolta da personale qualificato e classificabile come sanitario. Queste ultime due sono espressamente escluse sia dall’applicazione della Bolkestein dalle materie oggetto dei trattati istitutivi dell’Ue. Dunque le nostre imprese non possono essere oggetto di tale normativa. C’è un equivoco di fondo che deve essere chiarito a tutti costi nella delega approvata. Si tenta di includere nella direttiva attività che la stessa esclude. E’ paradossale. Anche per questo pochi giorni fa il nostro dg ha incontrato il sottosegretario all’Economia, Paola De Micheli“, spiega il presidente di Federterme. Ma non è finita.

IL PARADOSSO DELLA CONCESSIONE

C’è poi la questione delle concessioni. “Io vorrei sapere come è possibile mettere a gare le concessioni, che sono sì pubbliche, ma gli impianti che vi sono sopra sono privati”, rimarca Jannotti. “E allora, se domani il Signor Rossi vince la gara e si aggiudica la concessione, che fa, si deve comprare anche gli impianti, che sono di un altro privato? E se non ha i soldi, o non vuole acquistarli? E’ pazzesco, anche questo. Non capisco come si possa snaturare un sistema come quello termale in questo modo, no davvero”.

CONTROSENSI EUROPEI?

Le parole di Jannotti trovano poi riscontro nelle carte: in una risposta ad un’interrogazione parlamentare del Ppe del 2011 sulla questione Bolkestein – inspiegabilmete inascoltata, nonostante, poco tempo dopo gli avesse fatto eco il nostro ministero della Salute – l’allora commissario alla concorrenza Michel Barnier, spiegò come “se le cure termali sono volte a ripristinare la salute di un paziente e sono svolte da personale sanitario, esse vanno escluse dal campo di applicazione della direttiva”.

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