Durante l’audizione all’House Intelligence Committee il direttore dell’Fbi James Comey ha detto che “con rispetto per i tweet del presidente” non ci sono informazioni a proposito delle dichiarazioni di Donald Trump su un presunto complotto ordito da Barack Obama per spiarlo, e sfavorirlo, nel corso della campagna elettorale (complotto di cui Trump aveva parlato su Twitter due settimane fa senza portare prove). Durante l’audizione pubblica che si è svolta in mattinata (ora di Washington) Comey ha anche ammesso per la prima volta pubblicamente che l’Fbi sta conducendo indagini a proposito di possibili collusioni tra uomini di Trump e la Russia. Ossia l’Fbi si sta chiedendo se la Russia ha agito per sfavorire la candidata democratica Hillary Clinton, oppure lo ha fatto in accordo con Trump. Per il momento non si è arrivato a questo genere di conclusioni. Ha parlato anche Mike Rogers dell’Nsa, che ha smentito il coinvolgimento nelle presunte attività di spionaggio dell’agenzia omologa inglese GCHQ nell’apparentemente inesistente affare intercettazioni sollevato da Trump.
(aggiornamento delle ore 17,30; di seguito l’articolo pubblicato prima dell’audizione di Comey)
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Oggi, lunedì 20 marzo, il capo dell’Fbi James Comey è chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Intelligence della Camera per parlare dell’inchiesta sui collegamenti tra il presidente Donald Trump e la Russia (che potrebbero aver facilitato la sua vittoria alle presidenziali) e dell’accusa sparata dallo stesso Trump a proposito di una campagna di intercettazioni lanciata ai suoi danni da Barack Obama quando ancora era in carica, con l’intento di farlo perdere.
“OBAMA MI INTERCETTAVA” FOREVER
Comey, secondo quanto riporta la ABC, dovrebbe confermare pubblicamente “nei primi minuti dell’audizione” quanto pare abbia detto in via riservata a diversi deputati: non ci sono prove a sostegno delle accuse di Trump, e il Bureau non ha eseguito intercettazioni su di lui. Il direttore ha già chiesto nei giorni scorsi al dipartimento di Giustizia (da cui dipende) di smentire le accuse alzate da Trump. Una circostanza che ha messo la Casa Bianca in rotta con l’agenzia che si occupa di controspionaggio, in una situazione che “non si è mai vista nella storia”, come aveva commentato il generale Carlo Jean. Comey dovrebbe anche chiarire il coinvolgimento da crisi diplomatica dell’agenzia di intelligence elettronica inglese, il GCHQ, accusata dal portavoce della Casa Bianca (dichiarazione poi difesa da Trump), dopo un’analisi speculativa di un commentatore di Fox News, di aver collaborato con l’amministrazione Obama nello spiare Trump – le smentite ufficiali, indignate, da Londra sono arrivate nei giorni scorsi. Trump, nonostante l’accusa del complotto si basi su dichiarazioni uscite da siti non irreprensibili e senza altro sostegno, non ha mollato la linea comunque. E anche il tentativo del Press Secretary Sean Spicer, che aveva detto che Trump parlava di intercettazioni “tra virgolette”, non ha normalizzato troppo la situazione. Venerdì, durante la conferenza stampa congiunta con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, una sua uscita a proposito ha generato tanto imbarazzo quanto la mancata stretta di mano durante le foto ufficiali nello Studio Ovale. Trump ha detto che lui e la leader tedesca avevano una cosa in comune, essere stati spiati entrambi da Obama; il riferimento è alle rivelazioni del Datagate sul programma di controllo americano dei politici alleati.
L’AUDIZIONE
In audizione saranno presenti oltre a Comey anche James Clapper, ex direttore della National Intelligence, John Brennan ex della Cia e Michael Rogers dell’Nsa. Clapper in settimana ha detto che per il momento non risultano esserci legami visibili tra gli uomini di Trump e la Russia, ma la sua agenzia ha supervisionato il dossier con cui le intelligence americane hanno accusato, a dicembre dello scorso anno, Mosca di ingerenze nelle elezioni americane tramite attacchi hacker e operazioni di active measures. Prima di arrivare a qualcosa di certo su cose così grosse, l’indagine andrà avanti per mesi, o forse per anni, scrive il Guardian. Insieme ai capi dello spionaggio americano, sarà ascoltata anche Sally Yates, che per un periodo ha ricoperto il ruolo vacante di segretario alla Giustizia. Yates avvertì la Casa Bianca che l’allora Consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn aveva avuto contatti sospetti con l’ambasciatore russo: la questione imbarazzante portò alle dimissioni forzate di Flynn, ma anche Yates, inascoltata dall’amministrazione, fu licenziata da Trump (ufficialmente perché non intendeva difendere il primo “travel ban”). La ex Segretaria sarà ascoltata dalla commissione della Camera proprio a proposito del suo avvertimento, per capire se Trump sapesse o meno il contenuto delle conversazioni tra Flynn e l’ambasciatore – Trump ha sempre dichiarato di essere all’oscuro dei contatti tra il suo consigliere e il russo, che avevano parlato anche del sollevamento delle sanzioni post-Crimea, ma Yates sostiene di aver avvertito il presidente perché quel genere di conversazioni erano usualmente controllate dal contro-spionaggio.
SCONTRO POLITICO
L’audizione sarà anche terreno di scontro tra il leader dell’opposizione dem Adam Schiff e il capo della maggioranza in Commissione Devin Nunes: Schiff vuole che l’attenzione sia tutta concentrata sui contatti russi-Trump, mentre Nunes vuole che ci si interessi di più su chi ha passato ai media le informazioni a proposito delle indagini che le intelligence stanno eseguendo. Stamattina il classico giro di tweet del presidente Trump è stato focalizzato proprio sui leaks, additati come l’unico vero reato in tutta questa vicenda.