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Perché ci sono nuove tensioni fra Turchia e Grecia

A prima vista sembrerebbe un battibecco come tutti quelli a cui ci hanno abituati in questi anni. Però stanno diventando un po’ troppo frequenti e soprattutto, adesso, la Turchia esagera.

La provocazione stavolta è tutta di Ankara. Il ministro per l’Europa, Omer Celik, parlando con il quotidiano Milliyet, ha detto che l’isola di Agathonisi non è greca, ma turca. Nota anche come Gairado, è l’ultima isola del Dodecaneso, per la precisione quella più a nord e posta praticamente di fronte alla costa turca. Il ministro della Difesa, Panos Kammenos, l’aveva visitata la scorsa settimana in occasione della Pasqua Ortodossa. Questo ha provocato la reazione di Celik, che ha detto: “Il ministro della Difesa greco, Panos Kammenos, non può essere considerato una persona seria. Non ha il peso che si richiede a un politico del suo rango, l’atto che ha compiuto non è quello di una persona seria”. E poi ha suscitato le ire di Atene, mettendo in discussione la sovranità greca sull’isola.

Non è la prima volta che il ministro Kammenos compie un gesto del genere, visitando isole vicine alla Turchia o passando in elicottero su isole ancora in disputa. E chiunque si occupi di politica greca, sa quanto sia nazionalista e profondamente anti turco. Però quanto detto da Celik è grevissimo e indica a quali problemi potrebbe andare a creare una Turchia sempre più fuori controllo. Se poi si pensa che queste frasi sono pronunciate da uno che detiene la carica di ministro per gli affari europei, si passa dalla provocazione a una sensazione di assurdo e preoccupazione.

Atene, particolarmente sensibile all’argomento, lo ha capito perfettamente e in un duro comunicato stampa ha sottolineato di “condannare categoricamente la politica costantemente revisionista della Turchia, che compie dichiarazioni provocatorie, mettendo in discussione confini riconosciuti internazionalmente e stabiliti da trattati internazionali nel secolo scorso”.

Celik in realtà si fa portavoce di ben altro interlocutore. Da mesi più di una volta il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che il Trattato di Losanna del 1923, che sancisce gli attuali confini della Turchia, andrebbe ridiscusso.

Un atteggiamento pericoloso, che la dice lunga sull’attitudine sempre più aggressiva tenuta da Ankara nei confronti della Ue, che porta in sé una conferma e una conseguenza. La conferma è che il Vecchio Continente è il bersaglio numero uno di Erdogan, un po’ per motivi ideologici e storici, un po’ perché considerato quello più abbordabile e debole. La conseguenza di questi atteggiamenti è lo sviluppo di una pericolosa nostalgia del passato, prima di Losanna, da parte delle popolazioni  turche che vivono in Europa, ma anche di tutti gli altri. Una rinnovata età dei nazionalismi che può portare solo a nuove tensioni.


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