La lotta all’evasione del governo consiste nel togliere ai professionisti un 40% delle fatture e quindi liquidità preziosissima, prendendo di mira rapporti dove è praticamente impossibile evadere.
Poi, nel rendere sempre più difficile per le piccole imprese compensare le tasse da pagare con i crediti che vantano verso il fisco. Che l’intenzione della manovra e del Def fosse quella di fare cassa ovunque possibile era noto. I contorni del come stanno emergendo di ora in ora.
I professionisti si sono ad esempio accorti di essere stati inclusi nel perimetro dei soggetti interessati allo Split payment, cioè del meccanismo che anticipa il pagamento dell’Iva per chi vende beni o servizi alla pubblica amministrazione (e da luglio anche alle società partecipate e a quelle quotate). Anche avvocati, commercialisti, geometri e ingegneri incasseranno solo il netto della fattura. L’Iva sarà trattenuta dal cliente e poi girata al fisco.
«In passato era stata ipotizzata l’inclusione dei professionisti in questo meccanismo che in parte è già in vigore, me eravamo stati esclusi perché soggetti a ritenuta all’atto dell’incasso delle fatture», spiega Pasquale Saggese della Fondazione nazionale commercialisti. Le imposte sui redditi sono già escluse dal pagamento e versate dal committente. Di solito il 20%. Con lo split payment esteso ai liberi professionisti, un altro 22%, questa volta di Iva, viene trattenuto dai clienti. In tutto un doppio prelievo che vale più del 40% del valore di ogni fattura.
Per altro, difficile fare passare lo split payment applicato ai professionisti come una misura anti evasione, visto che interviene su un pagamento che è già conosciuto al fisco proprio perché soggetto a ritenuta Irpef.
Comunque, liquidità preziosa sottratta. «Incassiamo un importo ridotto in un quadro che è già di grande difficoltà. Negli ultimi anni il fatturato dei professionisti – spiega Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni – è calato da categoria a categoria dal 20 al 40 per cento. Con lo split payment verranno colpite soprattutto le professioni tecniche, ma anche gli avvocati e i commercialisti».
L’anticipo del pagamento Iva sarebbe una partita di giro. Un gioco finanziario che sottrae per qualche mese (i pagamenti Iva sono trimestrali o semestrali) della liquidità, se non fosse che alcuni professionisti compensano i crediti Iva con i debiti. Adesso pagheranno subito, anche se indirettamente, l’Iva dovuta e rimarranno con dei crediti che incasseranno con i tempi dello Stato. Che non sono mai brevi.
Che il governo voglia depotenziare al massimo le compensazioni è dimostrato anche da un’altra misura. La riduzione del limite al di sopra del quale i crediti di imposta vengono riconosciuti quasi automaticamente dagli attuali 15.000 euro a 5.000 euro. Meccanismo denunciato dalla Cna, la Confederazione degli artigiani che considera lo split payment una «idrovora fiscale».
L’effetto di queste norme sarà quello di fare crescere il debito fiscale dello Stato. Difficile capire secondo quale logica la Commissione europea, che ha condannato l’Italia per un eccesso di debiti commerciali, possa fare passare l’estensione dello split payment e farla passare come una misura per combattere l’evasione.
Sono aumenti di tasse mascherati. Il Centro studi di Unimpresa ha quantificato quanto vale nel complesso la stangata del Def. Sono quasi 80 miliardi di euro tra il 2017 e il 2020.